RETE CIVICA DEL COMUNE DI REGGIO EMILIA
; Archivio film Rosebud; ; Archivio film Rosebud
Torna alla Home
Mappa del sito Cerca in Navig@RE 

 > Aree tematiche > Cultura e spettacolo > Archivio film Rosebud > Elenco per titolo > 

Perfect Day - Perfect Day (A)


Regia:de Aranoa Fernando León

Cast e credits:
Soggetto: dal romanzo Dejarse Llover di Paula Farias; sceneggiatura: Fernando León de Aranoa, Diego Farias; fotografia: Alex Catalán; musiche: Arnau Bataller; montaggio: Nacho Ruíz Capillas; scenografia: César Macarrón; costumi: Fernando García; effetti: Ferrán Piquer; interpreti: Benicio Del Toro (Mambrú), Tim Robbins (B), Olga Kurylenko (Katya), Mélanie Thierry (Sophie), Fedja Stukan (Damir), Sergi López (Goyo); produzione: Fernando León De Aranoa, Jaume Roures Per Mediapro, Reposado Producciones; distribuzione: Teodora Film; origine: Spagna, 2015; durata: 105’.

Trama:Un eterogeneo gruppo di operatori umanitari che si trova in missione in una zona di guerra. Ognuno di loro ha opinioni diverse sul luogo in cui si trovano e sul lavoro che stanno svolgendo: Sophie è ancora determinata a dare il suo contributo, Mambru vuole solo tornare a casa, Katya era interessata a Mambru, Damir vorrebbe veder finire la guerra, B, invece, non sa ciò che vuole.

Critica (1):In un festival non si incontrano facilmente film come questo che non ha le caratteristiche di un film da festival. Non è un film d’autore. Non lo vuole neanche essere. Il regista madrileno ha vinto premi solo in casa, in Spagna. Non è conosciuto fuori dal suo paese. Il film va controsenso e controcorrente. Rispetto al senso unico e obbligato dei film di guerra, questo film prende un’altra direzione. Nel film c’è il dolore insanabile per gli orrori della guerra: ma c’è anche una sfrenata, sì sfrenata, volontà di ridere della stupidità umana che, anche in guerra, soprattutto in guerra, si dispiega con tutta la sua incredibile, invincibile e mortifera potenza.
Guerra di Bosnia, ormai quasi alla fine, c’è una tregua vicina. Due jeep di una organizzazione non governativa, “Aid across Borders”, procedono insieme in un territorio montagnoso, quasi desertico. Una è guidata da Mambrù, Benicio Del Toro, l’altra da B, solo una B per nome (Tim Robbins). Tutti e due corpulenti e sfacciati, il primo donnaiolo portoricano, il secondo americano battutista professionista, tutti e due che di guerre devono averne viste troppe, tutti e due che conoscono benissimo la stupidità di chi le guerre le fa per ammazzare, tutti e due che sanno bene quanto sia complicato e spesso vano l’intervento di chi in guerra cerca di limitare i disastri di chi le guerre le fa per ammazzare. Tutti e due che, per resistere dentro le guerre e per cercare di aiutare almeno in qualcosa – fosse solo trovare un pallone – chi vive in mezzo alla guerra e ne subisce le conseguenze, hanno sviluppato un carapace robustissimo fatto di battutacce, risate, dialoghi sfrontati, sfacciati, sguaiati. Ultima risorsa, la risata, di chi vede morire la gente come mosche. Con i coprotagonisti ci sono due donne e un interprete. Una delle donne è francese (Mélanie Thierry), alle prime esperienze sul campo: vedrà il suo cadavere n. 1. L’altra, tutta formale, russa (Olga Kurylenko), è appena uscita da un qualche ufficio, è stata spedita lì per fare un rapporto sulle attività dell’organizzazione non governativa e ha già avuto un affaire con Mambrù. L’interprete, Damir, traduce e ogni tanto non traduce perché non ce la fa per il dolore e l’emozione.
Lo humour diventa, in mezzo al sangue e alla morte, l’unico antidoto utilizzabile. Una via d’uscita catartica. È umoristica la storia della corda da trovare per tirar fuori il corpulento cadavere di un uomo buttato in pozzo per impestarlo. È ironico il titolo, perché la giornata non sarà per niente perfetta: la guerra non prevede giornate perfette. È sconcertante ma preciso il ribaltamento che Mambrù fa delle due lettere, NU, scritte a caratteri cubitali sui veicoli e i blindati. UN: United Nothing.
Bruno Fornara

Critica (2):C'è ancora il tempo dell'attesa nel cinema dello spagnolo di Fernando León de Aranoa: da quello degli operai del cantiere navale rimasti disoccupati e che vivono tutte le giornate uguali in I lunedì al sole a quello in cui s'instaura la complicità tra due prostitute in Princesas e tra una giovane donna e l'uomo anziano a cui deve badare in Amador. A Perfect Day procede su due binari paralleli, quello oggettivo e quello percepito dai protagonisti: ambientato negli anni Novanta, durante gli ultimi giorni della guerra dei Balcani, il film vede protagonisti un gruppo di operatori umanitari che vengono chiamati in un villaggio per estrarre un cadavere da un pozzo, un lavoro che dovrà essere fatto in ventiquattr'ore; in caso contrario, l'acqua non sarà più utilizzabile. Il tempo è scansito attraverso gli occhi dei quattro protagonisti: il mercenario portoricano Mambrú, che vuole tornare a casa; la sua ex Katya,che è in attesa che il conflitto finisca; Sophie, che cerca invece di dare il suo contributo alla causa. Ognuno di loro con frammenti della loro storia personale che emergono ma che non alterano la struttura di un film sempre sospeso tra cinema civile e commedia bellica.
Tratto dal romanzo Dejarse llover di Paula Farias, ipoteticamente dà l'illusione del remake europeo di un film statunitense. Al cineasta interessano soprattutto i rapporti e i conflitti che emergono progressivamente tra i personaggi. E, in questo senso, Benicio Del Toro soprattutto, ma anche Tim Robbins si integrano nel suo cinema. Resta più estraneo invece lo sguardo sui luoghi, nel quale gli echi del conflitti appaiono più lontani, quasi evanescenti. In ogni caso, de Aranoa si conferma un buonissimo sceneggiatore anche se, forse, il suo film non riesce del tutto a stare dietro a una storia che sulla carta era quasi perfetta. Ma coglie alcuni momenti significativi, dal bambino col pallone alla discussione tra Mambrú e Katya, fino ai posti di blocco. Tutte scene autonomamente potenti in un film studiato e slegato. Ma da lì de Aranoa riesce forse a filmare il vuoto, dilatando il ritmo delle ventiquattr'ore in un'opera dove il tempo sembra aver improvvisamente smarrito le proprie coordinate.
Simone Emiliani, Cineforum n. 546, 7/2015

Critica (3):

Critica (4):
(Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di) Redazione Internet; Redazione Internet; Redazione Internet; Redazione Internet (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di) Ufficio Cinema; Ufficio Cinema; Ufficio Cinema; Ufficio Cinema
Valid HTML 4.01! Valid CSS! Level A conformance icon, W3C-WAI Web Content Accessibility Guidelines 1.0 data ultima modifica: 01/04/2016
Il simbolo Sito esterno al web comunale indica che il link è esterno al web comunale