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Bellas Mariposas


Regia:Mereu Salvatore

Cast e credits:
Soggetto: dal romanzo di Sergio Atzeni; sceneggiatura: Salvatore Mereu; musiche: Train to Roots, Balentes, Antonio Castrignanò, Rosalba Piras; montaggio: Paola Freddi; scenografia: Marianna Sciveres, Pietro Rais; costumi: Alessandro Lai; interpreti: Micaela Ramazzotti (Aleni), Sara Podda (Cate), Maya Mulas (Luna), Davide Todde (Gigi), Luciano Curreli (padre di Cate), Maria Loi (madre di Cate), Rosalba Piras (Sig.ra Sias), Simone Paris (Tonio), Anna Karina Dyatlyk (Samantha), Giulia Coni (Luisella), Silvia Coni (Mandarina), Carlo Molinari (Sig. Federico), Enrico Sanna (Fisino), Luca Sanna (Ricciotti), Gianluca Lai (Massimo), Roberto Voce (Alex), Lulli Lostia (Sig.ra Nioi); produzione: Viacolvento, in collaborazione con Rai Cinema; origine: Italia, 2012; durata: 100’.

Trama:Cate e Luna sono due 'farfalle', o meglio, due ragazze nel pieno di un'adolescenza rigogliosa, ricca di sogni e paure. Le due amiche, pur vivendo nella squallida periferia di Cagliari, stanno muovendo i loro primi passi verso la vita, fantasticando grandi progetti di riscossa. Soprattutto Cate, vorrebbe diventare una rockstar e scappare subito da quella casa in cui vive con i suoi numerosi, problematici fratelli e con un padre tiranno che le impedisce persino di cantare. E poi c'è Gigi, innamorato di Cate, ma troppo timido e innamorato per di rispetto. In un lungo giorno di agosto, le due ragazze si troveranno a dover proteggere Gigi da Tonio, il fratello di Cate, che lo vuole uccidere. Quando tutto sembra perduto, l'intervento di una bellissima donna - la coga Aleni, una strega che legge la sorte degli abitanti del quartiere – farà prendere alle cose una nuova piega...

Critica (1):Due farfalle spensierate tra casermoni in cemento armato e drammi quotidiani. Con famiglie disastrate, mamme coraggio, parenti che si trasformano in piccoli teppisti, sogni di amori che non si avverano, uomini arroganti e prepotenti. E non solo. Due adolescenti, Cate e Luna che crescono e vivono in una anonima periferia suburbana. È Cagliari, per chi la conosce, ma potrebbe essere la città di qualsiasi altra parte del mondo. Qui tra storie di ordinaria disperazione di famiglie che vivono in anonimi palazzi ed episodi di prepotenza giovanile, scorre il diario privato delle due adolescenti. Che si raccontano con le parole della protagonista in una giornata calda di agosto. Cate ha undici anni, tanti fratelli e un padre «pezzemmerda». Sogna di fare la cantante, non vuole finire come sua sorella Mandarina, rimasta incinta a tredici anni. E si racconta a Luna, che è come lei, il suo specchio.
Nel loro volare c'è un distacco dalla vita, a tratti violento e a tratti disperato che colpisce più di quella periferia dove vivono. Quotidianità brutale che però non travolge e non distrugge i loro sogni. Perché le ragazzine in questo loro volare e volare sono quasi impermeabili al mondo.
Da giovedì è in scena nelle sale della Sardegna Bellas Mariposas (che vuoi dire belle farfalle), il film del regista sardo Salvatore Mereu (autore di Sonetaula e Ballo a tre passi) ispirato al libro di Sergio Atzeni, uscito postumo nel 1996 per Sellerio. Atzeni infatti era scomparso prematuramente l'anno prima. Uno scrittore potente e immaginifico, e a lungo anche giornalista de l'Unità dall'isola.
Bellas Mariposas, le belle farfalle. Libro che racconta in un difficile e complesso monologo lo spaccato metropolitano fatto di adolescenza e sogni. Amori delusi e amicizia fraterna, violenza e speranza. Salvatore Mereu fa rivivere nella sua pellicola (sarà nelle sale della penisola probabilmente a partire da gennaio) la storia di Atzeni. Un film che riesce veramente a dare anima e corpo a quel racconto, crudo ma vero, che tra disperazione e vite bruciate riesce a strappare anche qualche sorriso. Un monologo difficile, raccontato dalla voce della protagonista principale, Cate (interpretata da Sara Podda) accompagnata in un giorno d'agosto dalla sua amica sorella Luna (Maya Mulas).
«È un progetto che ho accarezzato qualche anno fa – spiega Salvatore Mereu – e ho deciso di realizzare con molta calma e dedizione». E con parecchia partecipazione ma in piena libertà dato che Salvatore Mereu in questa esperienza è diventato produttore di se stesso. «Stavolta ho deciso fare da solo per non avere alcun tipo di ingerenza». Così il regista si è preso il tempo necessario: un anno di riprese tra i palazzi-casermoni della periferia di Cagliari. Qui, lontane dalla Sardegna cartolina, Cate e Luna hanno un viso. E corrono spensierate tra palazzi e asfalto, verso il mare. Fanno parte di quel mondo suburbano ma quando volano sono distanti. Parlano in cagliaritano, lingua larga e dilatata, usano gli slang tutti locali, fanno volare anche i personaggi del racconto di Atzeni. (...)
Davide Madeddu, l’Unità, 3/11/2012

Critica (2):

Critica (3):

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