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Attesa (L')


Regia:Messina Piero

Cast e credits:
Soggetto: liberamente ispirato al dramma "La vita che ti diedi" di Luigi Pirandello; sceneggiatura: Giacomo Bendotti, Ilaria Macchia, Andrea Paolo Massara, Piero Messina; fotografia: Francesco Di Giacomo; montaggio: Paola Freddi; scenografia: Marco Dentici; costumi: Maurizio Millenotti; suono: Alessandro Rolla - (presa diretta); interpreti: Juliette Binoche (Anna), Lou de Laâge (Jeanne), Giorgio Colangeli (Pietro), Domenico Diele (Giorgio), Antonio Folletto (Paolo), Corinna Lo Castro (Rosa), Giovanni Anzaldo (Giuseppe); produzione: Nicola Giuliano, Francesca Cima, Carlotta Calori per Indigo Film, in collaborazione con Medusa Film, in coproduzione con Fabio Conversi, Jérôme Seydoux, Vivien Aslanian, Romain Le Grand, Muriel Sauzay per Barbary Films-Pathé; distribuzione: Medusa; origine: Italia-Francia, 2015; durata: 100'.

Trama:In un'antica villa nelle campagne siciliane, due donne - Anna, una madre, e Jeanne, la fidanzata del figlio di Anna, Giuseppe - si incontrano e si scontrano. Jeanne, dalla Francia, arriva nella casa estiva di lui per trascorrere le vacanze con il proprio fidanzato, ma Anna non ha il coraggio di dare la notizia del decesso del figlio. Jeanne passerà così diversi giorni ad attendere l’arrivo di Giuseppe, che ovviamente non arriverà mai; li passerà tra discussioni, bagni al lago, incontri e una strana forma di avvicinamento alla madre del suo, ormai ex, ragazzo. Al centro di tutto c'è il dolore della madre, elaborato in questa maniera strana ed egoista, la quale decide di trascorrere comunque la Pasqua con Jeanne in attesa che il figlio faccia ritorno e della grande processione che si terrà in paese…

Critica (1):Piero Messina mette il talento davanti al film. Da questo punto di vista il regista calatino, classe ’81, è degno allievo di Paolo Sorrentino, un altro che ha più fan tra gli spettatori che critici a favore. (...)
Di Sorrentino è stato assistente in una manciata di film (This Must be The Place e La grande bellezza), con lui sembra condividere l’idea di fondo che il cinema sia soprattutto una questione di stile (ma Messina è meno affabulatore e più cartesiano dell’altro).
In effetti L’attesa vive di stratificazioni continue, di immagini il cui contenuto non è mai custodito in un nocciolo interno ma si trova sempre fuori, come un effetto di regia, sul dorso di sovrapposizioni successive (stilizzazione della messa in scena, angoli di ripresa insoliti, maniacale attenzione al dècor, al sound, alle luci, ecc…) che lavorano di continuo la materia ottica grezza, facendo del mostrare – sempre – un evidenziare.
Però che gusto. E poi questo principio di superfetazione, questa grossa ciambella col buco che è il film, ha anche una scusante nella storia che racconta e che si regge su un Assente. Un vuoto in mezzo. Il figlio morto della matrona fatto diventare il fidanzato “lontano” della ragazza straniera, da rimpianto a desiderio. Film di donne e di fantasmi, di crepe e vertigini di cuore, e di manipolazioni, per schermare il dolore, truccare la vita. Ispirato a una novella pirandelliana e ambientato in una villa decadente nell’aspra campagna siciliana (Chiaramonte Gulfi), L’attesa ricorda un po’ il Godot di Beckett e molto L’avventura antononiana, dove la sparizione di Lea Massari era il motore del racconto e la stessa ingegneria poetica del film.
Il cinema di Messina, ancora così acerbo eppure così vivo e insolente e orgogliosamente borghese, sembra strutturarsi attorno a questo Vuoto, lo guarda e ne ha paura, lo costeggia e lo nasconde, ne sta alla larga. E mette continuamente in scena questa dinamica, i drappi di velluto sugli specchi, le finestre chiuse, la processione mascherata e ovviamente le bugie della protagonista. Brava la Binoche, ma che sorpresa Lou de Laâge!
Accattivante la colonna sonora (pezzi originali del regista e pezzi celebri, come Missing di XX e Waiting for the Miracle di Leonard Cohen) .
Gli uomini sono sempre muti o di passaggio. Il mondo è delle Madonne e per il loro patire. Così oscenamente bello.
Gianluca Arnone, cinematografo.it, 16/9/2015

Critica (2):Ignorare la realtà, provando a immaginarne un'altra, mettendo tra parentesi un dolore troppo grande per essere affrontato. L'ispirazione dell'Attesa, primo film italiano ieri in gara alla Mostra, accolto con 7 minuti di applausi alla proiezione di gala, deriva, spiega il regista Piero Messina, da un'ipotesi: «La profonda condivisione di un'esperienza potrebbe avere il potere di generare una diversa e apparentemente impossibile verità». Così le due donne protagoniste, la madre Juliette Binoche (Anna) e la fidanzata Lou de Laâge (Jeanne), lasciate sole a fare i conti con l'assenza di Giuseppe finiscono per stabilire, ora dopo ora, un patto tacito che le unisce e le protegge: «Quasi inconsapevolmente si stringono e si avvicinano nel tentativo di preservare e nel contempo rendere più forte la loro fragilissima verità». L'incantesimo è destinato a spezzarsi, ma il tempo passato insieme dentro una realtà illusoria servirà a tutte e due. Alla madre per avviare il lungo cammino del lutto, alla ragazza per diventare adulta e per capire, come osserva de Laâge, «che deve piangere da sola la morte del fidanzato». (...)
Fulvia Caprara, la Stampa, 6/9/2015

Critica (3):(…) il film L'attesa, il primo dei quattro film italiani presentati in concorso a Venezia e (…) primo lungometraggio di Piero Messina, già autore di corti, di videoclip e di pubblicità, nonché assistente di Paolo Sorrentino, per quanto accolto tiepidamente dalla platea dei giornalisti al Lido, ci è sembrato tutt'altro che disprezzabile. A patto - scrivevamo da Venezia - di entrarci in sintonia facendo la tara ad alcune preziosità d'autore, al ritmo interno piuttosto lento, soprattutto nella prima parte (ma per ragioni contingenti al racconto), alla scarna ed essenziale drammaturgia che vede in scena pochissimi protagonisti che agiscono in una sorta di unità spazio-temporale da cui però origina, in modo centrifugo, la narrazione.
Al centro della vicenda c'è una donna, Anna (l'attrice francese Juliette Binoche), sconvolta da un lutto che non solo non riesce ad elaborare, ma che non riesce ad ammettere. Anna riceve, nella grande villa di famiglia in Sicilia, la visita di Jeanne, giovane francese, fidanzata di suo figlio Giuseppe, invitata (da Giuseppe?) per le festività pasquali. Ma Giuseppe non c'è: arriverà, dice Anna a Jeanne. La sua assenza diventa via via sempre più fantasmatica e misteriosa e il comportamento di Anna, agli occhi di Jeanne, sempre più strano.
Sono da segnalare il rapporto generazionale che spazia tra l'amore-odio e la curiosità tra la veterana Juliette Binoche e la giovanissima e sorprendente Lou de Laâge, scelta – parola del regista – dopo un difficilissimo lavoro di casting, un'ambientazione strana e straniante non dimentica dei temi pirandelliani da cui la storia origina (legati anche a ricordi personali dell'autore) e, soprattutto, come dice bene il titolo, il tema dell'attesa, inteso come scardinamento delle certezze, ricerca di una verità che non può essere detta, ma che, necessariamente, andrà vissuta.
Complice un paesaggio lontano dal cliché della Sicilia di Montalbano, il film ha il merito, tra gli altri, di aver avuto il coraggio di affrontare un tema non certo facile, soprattutto per un esordiente: il rapporto tra dicibile e indicibile, tra verità e menzogna, tra realtà e immaginazione, in una storia dove l'attesa del titolo diviene fondamentalmente un atto d'amore.Andrea Frambrosi, L'eco di Bergamo, 17/9/2015

Critica (4):Una villa decadente, isolata nella campagna di Chiaramonte Gulfi, nei paesaggio selvaggio alle falde dell'Etna. All'interno gli specchi sono oscurati, le persiane chiuse e net silenzio Anna sembra vivere un tempo sospeso, si aggira nelle grandi stanze, chiusa in se stessa. L'unico interlocutore è Piero, più che un cameriere, un tuttofare discreto e devoto, che invano sollecita la padrona ad uscire, a distrarsi dallo stato di profondo dolore. Anna è la protagonista di L'attesa, l'opera prima di Piero Messina passato in concorso aia Mostra di Venezia. La interpreta Juliette Binoche, magnifica, capace di annullarsi in un ruolo di madre distrutta, vestita di nero, più siciliana che francese, Pietro è Giorgio Colangeli. A rompere il silenzio è l'arrivo di Jeanne – l'attrice è la giovanissima Lou de Laâge – invitata da Giuseppe, il figlio di Anna, si sono conosciuti a Parigi, è nata una storia d'amo-re. Anna l'accoglie con piacere, la invita a restare, ad aspettare Giuseppe, che è fuori ma sta per tomare. L'attesa dura giorni, durante i quali Jeanne continua a lasciare messaggi nella segreteria di Giuseppe, senza mai ricevere risposta, mentre il suo rapporto con Anna diventa sempre più affettuoso, parlano di tutto, si scambiano confidenze, Anna a tratti riesce a ritrovare il sorriso. Più volte Piero la invita a dire la verità a Jeanne, a non lasciarla nell' illusione, Giuseppe non tornerà più, tanto che davanti ai continui rifiuti decide di andarsene, non sopporta di assistere alla tragica farsa. Anna continua ostinatamente a rassicurare la ragazza, che si sente sempre più a suo agio, nelle sue passeggiate scopre la bellezza di una terra invasa dal nero della lava. In realtà l'illusione serve ad Anna, è il modo per nascondere a se stessa l'insopportabile verità. L'attesa è la storia di una elaborazione del lutto che passa attraverso la sua negazione, ambientata in una Sicilia profonda, in cui convivono riti magici, credenze pagane e le grandiose processioni religiose. Ed è proprio durante una processione di Pasqua che, finalmente, Anna comincerà ad affrontare il dolore.
Maria Pia Fusco, Repubblica-Trova Roma, 17/9/2015
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