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Réponses de femmes


Regia:Varda Agnès

Cast e credits:
Regia e testo: Agnès Varda; fotografia : Jacques Reiss, Michel Thiriet; montaggio: Andrée Choty, Marie Castro; suono: Bernard Bleicher; interpreti: alcune donne; produzione: Ciné-Tamaris, Antenne 2; distribuzione: Cineteca di Bologna; origine: Francia, 1975; durata: 8'.

Trama:La domanda «Cosa vuol dire essere donna?» è stata posta dal secondo canale della TV francese a diverse donne registe.
Questo "film-volantino " è una tra le risposte possibili, per ciò che concerne il corpo delle donne — il nostro corpo — di cui si parla così poco, anche ora che si parla così tanto della condizione femminile. Il nostro corpo-oggetto, corpo-tabù, con o senza bambini, il nostro sesso... Come vivere il nostro corpo?
Il nostro sesso, come viverlo?
Agnès Varda

Critica (1):Non credo che la fede femminista appartenga a qualche gruppuscolo, o a qualche clan più o meno ortodosso. Non so se sono un'autentica femminista, se sono guardata di buon occhio, ma mi sento femminista nell'intimo e per così dire dalla nascita; tuttavia ne ho preso coscienza progressivamente, man mano che il discorso si è amplificato e precisato a partire dai movimenti femminili negli Stati Uniti, che ho conosciuto direttamente nel 1967, e poi in Francia.
Non ho assunto una precisa posizione su questo argomento, che mi fa venire in mente il film di Carné Les enfants du paradis (Amanti perduti), dove Arletty risponde a chi le ha chiesto: «Come si chiama?» – «Io non mi chiamo mai, ma gli altri mi chiamano Garance, il mio vero nome è Chiara, chiara come l'acqua di sorgente».
Non so davvero che cosa significhi essere una donna libera o una donna liberata, del resto non so neppure che differenza ci sia tra un uomo libero e un uomo liberato. So invece per certo che faccio parte di quelle donne che hanno avuto la possibilità, il privilegio o l'intuizione di capire l'evidente assurdità del sessismo maschilista. Tutte abbiamo sentito che quella delle donne era una famiglia raccomandabile, su cui si poteva fare affidamento. Come è capitato a tante altre, mi sono imbattuta qualche volta nelle meschinità e nelle gelosie femminili, ma per lo più ho incontrato tanto buon umore, intelligenza, disponibilità.
Mi sento davvero di far parte del paese delle donne: in questo paese capita che ci siano, come del resto dappertutto, anche degli uomini, amicizie, lavoro, bambini, imprevisti...
Una coscienza strutturata sul femminismo mi è nata, come esigenza, relativamente tardi, negli anni '60. Ma sono stata da sempre una femminista. Nel senso che le mie scelte sono sempre state scelte femministe, nei confronti della famiglia, della patria potestà, del lavoro femminile, nei confronti dei miei fratelli e delle altre donne, considerate un po' amiche e un po' complici, con le quali mi sono divertita e ho anche lavorato. Inoltre non ho mai perso occasione per valorizzare le donne. Ho sempre fatto affidamento su di loro, come medici, ginecologi, dentisti. Faccio questo esempio perché in giro c'è ancora un mucchio di gente che a parole apprezza le donne, ma poi tra un medico donna e un medico uomo scelgono l'uomo.
Ritengo di esser stata femminista di base, ma non ho mai avuto un supporto teorico per le mie idee, non ho mai fatto discussioni, dibattiti. Anche le donne che ho avuto intorno spesso erano come me. Quando è nata mia figlia non ero sposata, ma ciò non mi ha creato alcun problema.
Agnès Varda, in Agnès Varda, a cura di Sara Cortellazzo e Michele Marangi, Aiace-Torino-E.D.T., 1990.

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Critica (3):

Critica (4):
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