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Antropocene - L'epoca umana


Regia:Baichwal Jennifer, de Pencier Nicolas, Burtynsky Edward

Cast e credits:
Fotografia: Edward Burtynsky; musiche: Rose Bolton, Norah Lorway; montaggio: Roland Schlimme; interpreti: Alicia Vikander (voce narrante); produzione: Edward Burtynsky, Nicholas De Pencier, Daniel Iron, Nicholas Metivier, Nadia Tavazzani; musiche: Rose Bolton, Norah Lorway; distribuzione: Fondazione Stensen e Valmyn; origine: Canada, 2018; durata: 87’.

Trama:Un gruppo internazionale di scienziati, dopo quasi dieci anni di ricerca, sostiene che l'epoca olocenica sulla Terra ha lasciato spazio all'epoca antropocenica a metà del XX secolo, come dimostrano i cambiamenti profondi e duraturi operati dall'uomo sul pianeta. Dalle pareti di cemento in Cina fino alle devastazioni della grande barriera corallina in Australia, passando per i surreali stagni di evaporazione del litio in Atacama, si viaggia in tutto il mondo per evidenziare (anche in maniera critica e provocatoria) la teoria degli studiosi.

Critica (1):Più volte la Settima Arte ha mostrato le violenze perpetrate dall’uomo ai danni della Terra. In poche di esse, però, è riuscita a raccogliere in un compendio dettagliato e privo di didascalismi le catene di cause ed effetti che hanno inflitto fendenti letali al pianeta.
Il docu-film Antropocene – L’epoca umana, terzo atto di una trilogia che include Manufactured Landscapes e Watermark, testimonia, attraverso l’esperienza e non la didattica, un momento critico nella storia geologica, offrendo al pubblico un’esperienza provocatoria dell’ampiezza e dell’impatto della nostra specie.
Il trio Baichwal, de Pencier e Burtynsky firma un viaggio a tappe alle diverse latitudini indimenticabile e al contempo scioccante, che scaraventa il fruitore in un incubo ad occhi aperti che riflette e fa riflettere sul nostro operato.
Il risultato è un racconto fatto di immagini dal forte impatto visivo e di testimonianze difficili da digerire, accompagnato dalla voce narrante di Alicia Vikander, che nell’approccio alla materia e nella confezione mescola senza soluzione di continuità l’essenza dell’Herzog documentarista, lo spietato realismo del compianto Glawogger (vedi Workingman's Death) e i lirismi di Malick.
Francesco Del Grosso, cinematografo.it

Critica (2):Alla terza collaborazione dopo Manufactured Landscapes (2006, sulla rivoluzione industriale in Cina) e Watermark (2013, sull’utilizzo dell’acqua nei diversi continenti), il fotografo Edwards Burtynsky e i registi Jennifer Baichwal e Nicholas de Pencier propongono un collage di diverse situazioni di sfruttamento intensivo della superficie terrestre non legate dallo scheletro di una sceneggiatura ma caratterizzate dal grande impatto visivo.
Saltando da un continente all’altro il massimo comune denominatore è uno scarso rispetto delle risorse naturali, l’impiego di macchinari sempre più sofisticati per scavare nel terreno e l’alterazione permanente di fauna e flora dei luoghi. Si arriva al paradosso che la città siberiana di Norilsk, dove sono presenti industrie metallurgiche per l’estrazione e lavorazione del nichel, risulta tra le zone più inquinate del mondo. Il problema dello sfruttamento intensivo delle risorse terrestri si ripresenta a Massa Carrara, nelle cave per la estrazione del famoso marmo (sulle note del Don Giovanni di Mozart), nel deserto di Atacama (Cile) per i giacimenti di litio indispensabile per le batterie di computer e cellulari, nelle variopinte e spiraliformi miniere di potassio nei Monti Urali, nel territorio tedesco di Immerath dove le scavatrici più grandi del mondo creano laghi artificiali dopo aver raso al suolo abitazioni e chiese. Altro gravoso problema sono i tecno-fossili ossia i rifiuti creati dall’uomo difficilmente smaltibili in tempi brevi: plastica, cemento, alluminio. Impressionanti le immagini della grande discarica a cielo aperto a Dandora vicino Nairobi in Kenya: uomini e uccelli rovistano tra montagne di rifiuti mentre un giovane intona il suo rap malinconico.
Trafori, trivellazioni, escavazioni, deforestazioni: se si pensa che le foreste della terra ospitano l’80 per cento della biodiversità del pianeta e assorbono il 30% dell’emissioni di carbonio risulta evidente la gravità del danno indotto (per esempio sull’isola di Vancouver è rimasto solo il 10% della forestazione). Meno ossigeno, più anidride carbonica; innalzamento delle temperatura, del livello del mare (le immagini dell’acqua alta a Venezia sono suggestive) e conseguente acidificazione delle acque. Una reazione a catena che ha l’effetto più eclatante nello sbiancamento della barriera corallina in Indonesia e in Australia. Cosa possiamo fare per il nostro pianeta malato?
Il documentario non basa la sua forza solo nella presentazione dei dati scientifici ma punta su immagini potenti (sia con spettacolari riprese aeree che sottomarine) accompagnate da musiche eterogenee (si va dalla lirica alla musica ambient): senza proclami politici o pistolotti retorici i tre registi accompagnano lo spettatore in un viaggio al centro dei misteri della terra scoprendo segni e sintomi di un lento avvelenamento. Quale potrebbe essere la soluzione? Mandare un segnale forte come quello del presidente del Kenya che ha fatto bruciare tonnellate d’avorio per ribadire la propria posizione contro l’uccisione degli elefanti e i traffici del prezioso materiale; anche perché nel frattempo si è allungata la lista degli animali estinti o in via d’estinzione.
Accompagnato dalla voce narrante di Alicia Vikander (Alba Rohrwacher nella versione italiana), distribuito dalla Fondazione Niels Stensen e da Valmyn, Antropocene è un documentario antiretorico che attraverso la bellezza delle immagini conduce lo spettatore ad una presa di posizione morale: non c’è bisogno di troppe parole o di messaggi ricattatori. Il corpo dell’evidenza produce un inoppugnabile dato di fatto: stiamo assassinando la terra e modificando la flora e la fauna in maniera esiziale. Forse siamo ancora in tempo per poterci fermare.
sentieriselvaggi.it

Critica (3):

Critica (4):
(Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di) Redazione Internet; Redazione Internet; Redazione Internet; Redazione Internet (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di) Ufficio Cinema; Ufficio Cinema; Ufficio Cinema; Ufficio Cinema
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