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Qui finisce l’Italia


Regia:Coton Gilles

Cast e credits:
Montaggio: Christopher Yates; montaggio del suono: Leny Andrieux; produzione: Julien Bechara, Matthieu Frances, Gilles Ivan; distribuzione: CineAgenzia; origine: Belgio, 2010; durata: 85’.

Trama:Il regista belga Gilles Coton, armato di cinepresa, ha attraversato il confine a Ventimiglia e ha percorso l’Italia da Nord a Sud, incontrando i suoi protagonisti: si vedono l’ex sindaco di Venezia, il filosogo Massimo Cacciari, i genitori di Carlo Giuliani, il ragazzo ucciso da un carabiniere durante gli scontri del G8 di Genova nel 2001, lo scrittore Carlo Magris che ricorda Pasolini, villaggi scontrosi e quartieri poco raccomandabili incastonati tra le province italiane...

Critica (1):Estate 1959: su invito della rivista Successo Pier Paolo Pasolini percorre con la sua Fiat 1100 l’intera costa della penisola, da Ventimiglia a Trieste, tra le ultime tracce del dopoguerra e una delle prime stagioni vacanziere borghesi. Nasce così La lunga strada di sabbia, diario di viaggio nell’Italia sospesa tra il boom economico e un passato recente, ma sempre più distante. Pasolini descrive i ragazzi e le ragazze, i volti che incontra, le città e località in cui fa tappa: Genova, Livorno, Roma, Napoli, Ischia, la Calabria e la Sicilia, Taranto, la riviera adriatica, Venezia, Caorle, fino all’arrivo nel suo Friuli.
Estate 2009: un regista belga ripercorre quel viaggio, accompagnato dalla lettura del testo originale. Il risultato non è un documentario su Pasolini, ma un road movie che unisce le impressioni pasoliniane di 5 decenni prima e le contraddizioni dell’Italia contemporanea: qualcosa pare immutabile, altro è fin troppo rapidamente cambiato. Tra frammenti sonori di trasmissioni televisive e radiofoniche, all’evocazione della voce di Pasolini si aggiungono quelle di altri intellettuali (Claudio Magris, Massimo Cacciari e Mario Monicelli), e di persone qualsiasi, tra cui tanti immigrati alle prese con una nuova vita nell’Italia odierna, forse i testimoni più veri dell’attualità delle riflessioni pasoliniane.
In alcuni momenti il film sembra ritrovare volti e paesaggi citati nel testo, 50 anni di distanza svaniscono, dalle immagini a colori traspare un’anima in bianco e nero, mentre le parole di Pasolini tornano a parlare del nostro paese al tempo presente. Qui finisce l’Italia non offre accomodanti diagnosi morali o facili ricette politiche. Piuttosto traccia geograficamente e metaforicamente i confini di un paese confuso, in cui sta a noi trovare sensi e percorsi coerenti con la sua Storia recente.

“È il fiume variopinto della vita congestionata dalla voglia di essere, nel senso più immediato: non importa come, ma essere qui, in queste splendide spiagge, ognuno al massimo delle sue possibilità, a godersi l’ideale dell’estate, a impegnarsi con tutte le forze per essere felici, e quindi esserlo realmente, a guardare, a mostrarsi, in una sagra d’amore.”
(Pier Paolo Pasolini, da La lunga strada di sabbia)
(dal sito del distributore CineAgenzia.it)

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
(Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di) Redazione Internet; Redazione Internet; Redazione Internet; Redazione Internet (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di) Ufficio Cinema; Ufficio Cinema; Ufficio Cinema; Ufficio Cinema
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