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Gente di Roma


Regia:Scola Ettore

Cast e credits:
Sceneggiatura
: Ettore e Silvia Scola; fotografia: Franco Di Giacomo; scenografie :Ezio Di Monte; montaggio: Raimondo Crociani; costumi: Susanna Soro; musiche: Armando Trovaioli; interpreti:Valerio Mastandrea, Rolando Ravello, Fabio Ferrari, Antonello Fassari, Sabrina Impacciatore, Fiorenzo Fiorentini, Salvatore Marino, Arnoldo Foà, Stefania Sandrelli, Alessia Barela, Ivano De Matteo; produzione: Roma Cinematografica, Istituto Luce; distribuzione: Istituto Luce; origine: Italia, 2003; durata: 100'.

Trama:Una giornata qualunque nella città eterna. Tanti frammenti di vita si susseguono in una carrellata di personaggi attraverso le storie dei quali, dalla tragedia alla commedia, Scola ci racconta la sua amata Roma. Il filo conduttore dei tanti episodi slegati tra loro è un autobus che percorre le strade della città, dall'alba al tramonto.

Critica (1):Ettore Scola tra Zavattini e New York, tra le proprie esperienze "militanti" di ieri e quelle recenti. Scola che dedica un personale album di brevi e fulminanti annotazioni alla città che considera in tutto e per tutto sua anche se non gli ha dato i natali. Una Roma ritratta "pedinando" i suoi vecchi e nuovi abitanti: sotto l'occhio sornione del regista si mostra al contempo splendida e oscena, conservata e rinnovata, arricchita da nuovi flussi e imbastardita dalla diffidenza. Nel film convivono la Roma dei romani come Scola e Sordi (doveva esserci anche lui) e un'altra Roma che somiglia, appunto, a New York e alle capitali che prima di essa hanno conosciuto la mescolanza tra le genti, la convivenza spesso infelice ma non sempre. Esilarante l'incipit in autobus, un giornalista immigrato incalza registratore alla mano un passeggero - Valerio Mastandrea: romanista, coatto, menefreghista ma non cattivo - sulle grandi problematiche della tolleranza. Ritrattini, episodietti, un va e vieni di personaggini incalzano componendo un affresco affettuoso e umoristico, non senza essere venato d'amarezza. Quella dei rimpianti - forse dietro al graffiante personaggio di Arnoldo Foà si cela un pezzetto dell'animo di Scola - e quella di chi assiste impotente all'intrecciarsi d'indifferenze e difficoltà che sembrano insormontabili. Niente lagne, però, Scola è Scola e non rinuncia al suo tocco: come nel duello all'ultimo schizzo tra un solerte lavavetri e un automobilista che non ne vuole sapere.
Paolo D'agostini , la Repubblica, 1/11/2003

Critica (2):Roma romanizza. Romanizzò Fellini arrivato fresco da Rimini, romanizzò Ettore Scola che - trasferito a 4 anni dalla nativa Trevico - fece in tempo a vedere Hitler sul palco di via dei Trionfi. Oggi Roma romanizza gli extracomunitari, ai quali il bolognese romanizzato Fini propone ormai di dare il voto. E se in Roma Fellini eternò alcune fasi della sua metamorfosi quirite, in Gente di Roma Scola ci invita a un gran giro in autobus della Capitale infilando una collana di splendide vignette. Uso la parola ricordando gli esordi di Ettore come disegnatore, ma nel senso più alto. Senza mai perdere la vena, il cronista coglie un tale numero di attimi fuggenti da rendere impossibile enumerarli tutti. Non resta che scegliere fior da fiore. Il primo a prendere l'autobus è l'operaio che finge di andare al lavoro, ma invece indugia su una panchina perché non ha avuto il coraggio di dire a casa che è stato licenziato. Si fanno le pulizie nella sala della Protomoteca, Campidoglio, e un inserviente buffone va al microfono e declama l'orazione di Marc'Antonio. Valerio Mastandrea subisce rassegnato l'assalto di un intervistatore che parla solo lui fornendo dati impressionanti sull'esercito degli "extraromani" (mezzo milione?). Fiorenzo Fiorentini, qui nella sua ultima commovente apparizione, recita da par suo "Er padre de li santi" del Belli a un fessacchiotto che ha scritto col pennarello "C..." sull'autobus per spiegargli come ci vuole un po' di cultura anche per parolacciare. Una bimba cicciona che non gioca con le altre si confida con il suo pupazzo. Un marito abbandonato (licenziato anche lui) porta le paste alla moglie e all'amante. Stefania Sandrelli gioca con la nipotina al Pincio, poi deve correre a girare. Al Portico d'Ottavia un'anziana sviene nel rivedere i nazisti che razziano gli ebrei, ma stanno girando un film. Scene di ordinaria senilità in una casa di riposo; ed è invece alla vigilia di entrarci che il sublime 87enne Arnoldo Foà scherza e piange mettendo in imbarazzo un intero ristorante. Parla Nanni Moretti al comizio in piazza San Giovanni, ma è solo il pretesto per raccontare un bambino che si perde tra la folla. E via annotando. Fotografia bellissima di Franco Di Giacomo, montaggio rapido di Raimondo Cruciani e ispirate sottolineature musicali di Armando Trovajoli, che reagisce come se fosse il primo spettatore del film. Affascinante e schietto, Gente di Roma è destinato a romanizzare chiunque. Urge inviare cassetta al Senatùr, quello che sbraita su "Roma ladrona", chissà che non compia il miracolo di trasformarlo in "civis romanus".
Tullio Kezich, Corriere della Sera, 1/11/2003

Critica (3):

Critica (4):
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