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Esorcista (L') - Exorcist (The)


Regia:Friedkin William

Cast e credits:
Soggetto e sceneggiatura
: William Peter Blatty; fotografia: Owen Roizman; musiche: Jack Nitzsche; montaggio: Evan A. Lottman, Norman Gay; scenografia: Bill Malley; effetti: Marcel Vercoutere; interpreti: Ellen Burstyn (Chris MacNeil), Max von Sydow (Padre Merrin), Jason Miller (Padre Karras), Linda Blair (Regan), Lee J. Cobb (Ten. Kinderman); distribuzione: Warner bros.; origine: Usa, 1973; durata: 132'. Vietato ai minori di 14 anni

Trama:La dodicenne Regan MacNeil, figlia della nota attrice Chris, comincia a dare insoliti segni di squilibrio: dalla sua camera provengono violenti rumori, diventa isterica ed è assillata da sogni terrificanti. Oltre a ciò, un regista amico di famiglia viene trovato morto dopo essere stato da solo con lei. I medici che l'hanno in cura si dichiarano impotenti di fronte alle stranissime manifestazioni di Regan, arrivando a ipotizzare che la ragazza sia "posseduta" da forze esterne. Di ciò si convince anche la madre, che chiama un sacerdote a visitarla: ma quando il religioso rimane vittima del Maligno che alberga nel corpo di Regan, si deve far ricorso a un vero esorcista, che ingaggia un'epica notte di battaglia col demonio.

Critica (1):Sono passati ventisette anni da quando L'esorcista aggredì con le sue immagini shock gli spettatori di tutto il mondo: raccontano le cronache che il pubblico urlava e fuggiva dalle sale, che un pastore evangelico accusò il film di essersi alleato col Maligno; Entertainment Weekly e altre riviste lo misero in cima ai titoli più spaventosi di tutti i tempi. Ventisette anni sono tanti, ma per un film dell'orrore sono ancora di più. Dal 1973 a oggi, data di uscita dell'Esorcista-Versione integrale (è il "director's cut", il montaggio voluto da Friedkin e dall'autore del romanzo Blatty, con l'aggiunta di undici minuti di immagini tagliate all'epoca e con un nuovo sonoro digitale), i nostri occhi hanno sopportato di tutto. Difficile spaventarsi quanto allora, anche vedendo la posseduta Regan camminare come un ragno a testa in giù (una scena che prima non c'era), ruotare il capo sul collo, o vomitare addosso agli esorcisti una melmosa crema verde. Però quello di Friedkin resta un film inquietante; spaventoso anche, ma per altri versi. La storia di Regan, la brava ragazzina di famiglia di Washington D.C. che, invasa da un demone, diventa violenta e scurrile, è immersa in un contesto quotidiano, tanto più spaventoso proprio a causa del suo aspetto famigliare. Le scene lunghe, molto parlate, mettono a confronto Chris MacNeil (Ellen Burstyn), la disperata madre dell'assatanata, prima con i medici che non riescono a spiegarsi il caso, poi con un ufficiale di polizia (Lee J.Cobb) e con i due esorcisti padre Karras (Jason Miller) e padre Merrin (Max von Sydow). Le scene di possessione esplodono come meteore nell'apparente normalità dei luoghi e dei personaggi; intense e brevi (salvo quella dell'esorcismo finale), non lasciano allo spettatore il tempo di abituarsi all'orrore, permettendo così di rilanciarlo nell'episodio successivo. I trucchi sono imparagonabili agli strepitosi effetti digitali con cui il cinema ci ha viziati in seguito: il letto che vibra o Regan che fluttua nella stanza, ad esempio, furono realizzati con cinture, bardature e carrucole; eppure, fanno ugualmente paura. Ma la vera forza dell'Esorcista, ancora intatta nella "versione integrale", è di avere anticipato le tendenze mistiche, demoniache o spiritualistiche che si stavano affacciando allora; e che oggi si sono consolidate, garantendo al film un'aura di attualità.
Roberto Nepoti, La Repubblica, 3/12/2000

Critica (2):Il settimanale Panorama del 3 ottobre 1974 uscì con una delle copertine più inquietanti della sua storia: la faccia e gli occhi (soprattutto gli occhi) di Linda Blair in primissimo piano che sovrastavano la scritta in rosso inferno "Inchiesta: l'esorcismo". Mentre il film di Friedkin stava proprio uscendo in quei giorni con risultati al botteghino mai visti in Italia, la battente campagna di stampa che da mesi e mesi ne aveva accompagnato l'incredibile stagione americana iniziava a dilagare pure da noi, inciampando spesso negli antichi e irrisolti quesiti "Esiste il Diavolo?" e "Forse il Diavolo siamo noi stessi?". Il giornale mondadoriano, proprio in quel numero, conteneva la recensione di Tullio Kezich al film. Assai ingenerosamente, vi si leggeva che "qualche promettente risata nel buio della sala fa sperare che da noi tanta protervia oscurantista troverà un terreno meno fertile che in America, dove la frenesia dell'esorcismo ha fatto storia del costume". Parecchie pagine più in là, uno storico dell'Inquisizione, Ermis Segatti, bollava il film come reazionario, perché mistificava il problema del Diavolo concentrando, per così dire, tutto il male nel caso limite di una ragazza ossessa. Sul Corriere della sera qualcuno aveva scritto, pochi giorni prima, che non era il caso di agitarsi tanto, dato che L'esorcista null'altro era che un normalissimo film dell'orrore. Andò male anche sulle riviste iperspecializzate, come Il falcone maltese, allora capitanato dall'icona fuori sincrono Enrico Ghezzi, in cui si scriveva da parte di Carlo Bocci della "fisicità quasi becera di un diavolo da baraccone" e di una "spiacevole e inattesa notte di Valpurga di elementi basso-emozionali, accettabili solo nel delirio totale di qualche pessimo horror iberico". A onor del vero, neppure il sottoscritto fu tenero quattro anni dopo: in Guida al fantacinema scrissi, scimmiottando un critico del tipo "ala dura del movimento", che L'esorcista era "film adatto a suscitare facili brividi in borghesi con il santino in tasca" (...).
Daniela Catelli, L'esorcista - 25 anni dopo, Editore PuntoZero

Critica (3):

Critica (4):
William Friedkin
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