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Miss Violence


Regia:Avranas Alexandros

Cast e credits:
Sceneggiatura: Alexandros Avranas, Kostas Peroulis; fotografia: Olympia Mytilinaiou; musiche: Ennio Morricone; montaggio: Nikos Helidonides; scenografia: Eva Manidaki, Thanassis Demiris; costumi: Despina Chimona; effetti: Nikos Moutselos, George Marmoutas; interpreti: Themis Panou (padre), Reni Pittaki (madre) Eleni Roussinou (Eleni), Sissy Toumasi (Myrto), Kalliopi Zontanou (Alkmini), Konstantinos Athanasiades (Filippos), Chloe Bolota (Angeliki), Maria Skoula (signora dei Servizi sociali), Giorgos Gerontidakis (poliziotto), Maria Kallimani (insegnante), Martha Bouziouri (ginecologa), Vaso Iatropoulou (preside); produzione: Vasilis Chrysanthopoulos, Alexandros Avranas per Faliro House Productions-Plays2place Productions; distribuzione: Eyemoon Pictures; origine: Grecia , 2013; durata: 99’. Vietato 14

Trama:Nel giorno del suo undicesimo compleanno, Angeliki si getta dal balcone e muore con un sorriso sul volto. Mentre la Polizia e i servizi sociali cercano di scoprire il motivo di questo apparente suicidio, i genitori della ragazzina affermano con insistenza che si è trattato di un incidente. Nulla sembra tradire l'apparentemente tranquilla facciata della famiglia. Tuttavia, alcune involontarie rivelazioni del fratellino di Angeliki faranno emergere indizi nascosti o volontariamente ignorati dalla famiglia per troppi anni, rompendone l'equilibrio. Fino a quando, ancora una volta, troveranno un modo violento di restare uniti e mantenere il segreto...

Critica (1):Quante volte (...) abbiamo letto di un film che era 'inquietante', 'scioccante', destinato a 'suscitare polemiche'? Ebbene, Miss Violence (a differenza di tanti altri come tali) è un film inquietante per davvero. Lo è fin dalla prima scena: in cui l'undicenne Angeliki, mentre festeggia il compleanno assieme alla famiglia, si lancia dal balcone. Lo diventa ancor più dopo, quando si avverte la calma, ai limiti dell'indifferenza, con cui i parenti ne accolgono la morte. (...) Se lo spettatore si fa domande sui reali rapporti di parentela tra i membri del clan, non è perché soffra di problemi di comprensione. Nell'unico uomo della famiglia, ragioniere disoccupato, i ruoli (biologici) di nonno e padre coincidono; quello in cui vive la sventurata famiglia è un piccolo universo a parte, a chiusura ermetica, che lascia il mondo esterno fuori dalla porta reggendosi su regole proprie: incluse la prostituzione infantile alla pedofilia con uomini in età, amici del nonno-padre e orchi quanto lui. Tutti succubi, nessuno accenna la minima ribellione all'ignobile patriarca. Emblematica la scena in cui la piccola di famiglia, Alkmini, obbedisce a un suo ordine schiaffeggiando senza fine il fratello Philippos, mentre un movimento di macchina circolare li avvolge nel comune destino. Per un film 'scioccante' e destinato a 'suscitare polemiche', tuttavia, quello di Avranas ha uno stile di messa in scena tutt'altro che enfatico o declamatorio: al contrario, usa un tono di narrazione 'apatico', fatto di lunghe inquadrature fisse e di silenzi, come se la famiglia – a dir poco – disfunzionale fosse osservata attraverso il vetro di un acquario. Un po' come in un film di Michael Haneke, ma senza lo humour (nero) del regista austriaco. Così, la tragedia greca si consuma in modo ancor più inquietante; perché tutto (incesto, violenze, delitto...) vi è come naturalizzato, diventa una serie di fatti privati da vivere dietro le mura domestiche e da cui tutti gli altri sono esclusi. E il modo in cui il regista rappresenta le situazioni lascia pochi dubbi: la sua non è la storia di una famiglia-mostro, ma una rappresentazione estrema della famiglia come istituzione, centro di potere arbitrario e di isolamento dal resto del mondo. Oltre che ad Haneke per la regia, viene da pensare che uno degli ispiratori di Avranas sia Luigi Pirandello, con quel Padre e quella Madre innominati e con la tela di relazioni familiari che porta i minori – gli elementi più deboli – alla rovina. Ci riferiamo ai Sei personaggi in cerca d'autore, naturalmente, che all'epoca del debutto sulle scene (il 1921) fu a sua volta in odore di opera inquietante e scandalosa. (...) Miss Violence è un film che poco si presta alle letture sociologiche (la crisi economica in Grecia) o ai facili psicologismi; ma con cui, il giorno dopo averlo visto, ti trovi a rifare i conti nella memoria quasi tuo malgrado. E non è proprio questo, in fondo, l'effetto di un film 'inquietante'?
Roberto Nepoti, la Repubblica, 31/10/2013

Critica (2):Non tiriamo in ballo M: Fritz Lang era un tale genio che riusciva a far intuire la sorte di una bambina uccisa dal serial-killer solo mostrando un palloncino impigliato tra i fili dell'alta tensione. Alexandros Avranos, il regista di Miss Violence, è invece un cineasta di oggi (purtroppo per lui): non sa cosa siano l'ellissi e l'allusione, e se ci deve far capire che una minorenne viene stuprata ce la mostra, in tempo reale e senza alcuna pietà. Però, fatti salvi i forti dubbi morali (almeno da parte nostra, abbiate pazienza) su alcune scene, bisogna ammettere che Avranos sa quello che vuole ed è un regista molto abile, che tra l'altro ha assimilato la lezione di un altro grande tedesco del cinema che fu, Ernst Lubitsch. Osservate con quale sapienza le scene girate nell'appartamento della famiglia protagonista sono risolte aprendo e chiudendo, a seconda della bisogna, le porte. Perché è dietro quelle porte che si svolgono gli orrori e si obnubilano le coscienze. Il film inizia con il suicidio di una bambina il giorno del suo undicesimo compleanno. Verso metà film capiremo che la piccola si è uccisa perché il nonno la violentava, come per altro faceva regolarmente – e continua a fare – con le due figlie, una adulta e una adolescente. La cosa impressionante e volutamente disturbante di Miss Violence è che, fino a quel punto, P«orco» è stato descritto come un capofamiglia tenero e amorevole. Non solo: visto che siamo in Grecia, Avranos ci mette anche gli effetti della crisi, e ci mostra l'uomo lottare per il suo posto di lavoro e per assicurare una vita dignitosa alla famiglia. L'irruzione della violenza è sconvolgente, il suo crescendo è atroce e il finale, per quanto liberatorio, non va raccontato: ma fate caso a come Avranos, piazzando la macchina da presa ad altezza tavolo di cucina, riesce a rendere inquietante un set di posate... Film premiato a Venezia, la Coppa Volpi all'attore Themis Panou è meritatissima.
Alberto Crespi, L'Unità, 31/10/2013

Critica (3):

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