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Viaggio (Il)


Regia:De Sica Vittorio

Cast e credits:
Soggetto: dall'omonima novella di Luigi Pirandello; sceneggiatura: Diego Fabbri, Massimo Franciosa, Luisa Montagnana; fotografia: (estmancolor) Ennio Guamieri; scenografia: Luigi Scaccianoce; arredamento: Bruno Cesari; costumi: Marcel Escoffier, Bruno Rafaelli; musica: Manuel De Sica; montaggio: Franco Arcalli; aiuto regia: Franco Cirino, Luisa Alessandri; interpreti: Sophia Loren (Adriana De Mauro), Richard Burton (Cesare Braggi), Ian Bannen (Antonio Braggi), Barbara Pilavin (la madre di Adriana), Annabella Incontrera (Simona), Paolo Lena (il piccolo Nandino), Daniele Vergas (il notaio Salierno), Renato Pinciroli (il dottor Maccione), Ettore Geri (Rinaldo),Olga Romanelli (Clementina), Sergio Bruni (Annando Gill), Riccardo Mangano (il radiologo dottor Carlini), Antonio Anelli (Puccini), Isabelle Marchal (la fioraia), Barrie Simmons (il dottor De Paolo), Franco Lauriano(l'impiegato notarile), Luca Bonincalzi, Francesco Leone, Bernardo Lo Cascio; direttore di produzione: Michele Marsala; produzione: Carlo Ponti per Compagnia Cinematografica Champion, Roma Capac, Paris; distribuzione: Interfilm; origine: Italia-Francia, 1974; durata: 105'.

Trama:Adriana, figlia unica di una borghese siciliana, ha sposato il conte Antonio Braggi, ma in cuor suo ha sempre amato il cognato Cesare. Alla morte del marito si chiude in un lutto strettissimo dal quale esce soltanto per andare a Palermo a consultare un cardiologo.

Critica (1):Il viaggio era una splendida e riarsa novella di Luigi Pirandello in cui gli usi siciliani principio di secolo e, in primo luogo, la terribile soggezione della donna all'uomo erano descritti con una asprezza cruda che anticipava quasi il cinema neoralista e con una polemica implicita che anticipava il femminismo. [...] Uno stile così moderno che una tematica tanto attuale avrebbero trovato fatica nel cinema di oggi una loro meditata e polemica collocazione. Vittorio De Sica, invece e Diego Fabbri, Massimo Franciosa, Luisa Montagnana - autori con lui della sceneggiatura - hanno preferito una formula diversa. Meno rigorosa, se vogliamo, ma probabilmente di "maggiore ascolto", (per dirla con linguaggio televisivo). Sul modello di Love Story, cioè, hanno dato soprattutto rilievo alla cifra sentimentale del dramma, disegnando con un lungo antefatto l'evolversi dell'amore di Adriana per il cognato, sempre segretamente ricambiato, mettendo poi l'accento sulla sua esplosione, descritta di pari passo (ed in scoperto contrasto) nel clima della morte che avanza. Dilatando fatti e personaggi, accennando, di sfondo, ad avvenimenti pubblici e storici per indicare epoche, date (una "prima" di Puccini alla Scala, il terremoto di Messina, l'attentato di Sarajevo), sostituendo alla "casa antica", ma modesta, alle "famiglie signorili" ma borghesi, palazzi e dinastie da Gattopardi, in atmosfere da fasto tradizionale. Rinunziando, certo, al tema dolente delle donne troppo "sottomesse e obbedienti" e degli uomini troppo "quieti e paghi di quella supina fedeltà senza amore" e attenuando anche il tema poetico della scoperta di un mondo nuovo un viaggio e la morte propongono a una donna condannata per anni ad una vita solo "lento e greve squallore", ma ottenendo egualmente in taluni momenti risultati plausibili d'emozione. Per merito, soprattutto, del calore umano con cui De Sica regista ha retto le fila di quello scontro di passioni, dando spazio motivato ai caratteri, sottolineando con cura le evoluzioni psicologiche e dosando con tale sensibilità le lacerazioni e i furori dei protagonisti da vincere spesso anche certe sovrabbondanze di romanticismo trepido e. di esteriore patetismo presenti sia in certi dialoghi, sia in tutti i risvolti narrativi non pirandelliani.
Sorretto nella impresa, dalla studiata fotografia di Ennio Guarnieri, che, con preziosa intuizione, raggiunge il sapore d'epoca puntando quasi sul "non calore" della dagherrotipia: con neri densi, profondi e, di converso, variazione cromatiche tenuissime, sfumate. Da lodare anche le musiche di Manuel De Sica, guidate, nella loro ispirazione romantica, da temi popolari siciliani particolarmente teneri ed effusi, le scenografie di Luigi Scaccianoce e i costumi di Marcell Escoffier. Al centro del film, Sophia Loren. Una figura dilaniata, dolorosa, in taluni momenti anche oppressa e frustata come la vera Adriana Braggi di Pirandello; intenta a ricostruire con verosimili accenti quella infuocata ribellione che il viaggio e l'amore suscitano in lei; concludendola alla fine con colorito verismo. Le dà la replica con dignità Richard Burton; riflessivo, misurato. Fra gli altri lan Bannen, Annabella lncontrera e Renato Pinciroli.
Gian Luigi Rondi, Il Tempo, Roma, 16/3/1974

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
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