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Settimo cielo - Wolke 9


Regia:Dresen Andreas

Cast e credits:
Sceneggiatura: Andreas Dresen, Jörg Hauschild, Laila Stieler e Conny Ziesche; fotografia: Michael Hammon; montaggio: Jörg Hauschild; scenografia: Susanne Hopf; interpreti: Ursula Werner (Inge), Horst Rehberg (Werner), Horst Westphal (Karl), Steffi Kühnert (Petra); origine: Germania 2008; durata: 98’.

Trama:Inge ha sessant’anni ed è sposata da oltre trenta con un uomo di cui si sente ancora innamorata. Una relazione extraconiugale non è mai stata contemplata nella sua vita, ma l’incontro con Karl mette sotto sopra il suo mondo e le sue convinzioni. Ben presto Inge si trova coinvolta in una rapporto che le fa riscoprire la gioia del batticuore.

Critica (1):Quello del sesso con le rughe era un tabù che aspettava soltanto di essere infranto. È successo in questi giorni in Germania: al cinema e – all’ improvviso – in tutto il Paese. Sesso nudo e crudo, in primo piano: un triangolo che si sarebbe potuto immaginare tra trentenni in carriera e che invece esplode tra due pensionati. In un’estetica esplicita, nuova. «L’ultima frontiera della rivoluzione sessuale», ha commentato il quotidiano “Die Tageszeitung” sotto il titolo obamiano «Yes, we can». «Incredibile, oltraggioso, frivolo, liberatorio e magnificamente triste», ha replicato il settimanale “Die Zeit”. Obiettivo naturalmente centrato: il film Wolke Neun (Nuvola nove), nei cinema tedeschi da una decina di giorni, non ha impressionato solo la critica ed esaltato gli intellettuali, è subito diventato un’onda destinata a scuotere una società che invecchia e cerca un linguaggio nuovo per raccontarlo. Nei primi tre giorni, il film è stato visto da più di 58 mila persone. Nonostante il tema difficile, ha già raggiunto il sesto posto al box office, superato solo da quattro produzioni americane e dalle fatine Winx. Un successo: spettatori in piedi ad applaudire alla fine delle “prime2 a Berlino e Dresda, proprio come era successo quando il film era stato presentato alla Berlinale all’inizio dell’ anno. E, riaccese le luci, la gente ne discute, soprattutto le donne. La storia messa in scena dal regista Andreas Dresen (Catastrofi d’amore, Un’ estate sul balcone) è semplice. Inge (Ursula Werner) – una nonna che ha superato i 65 anni, da 30 sposata con Werner – cuce e rammenda per integrare la pensione. Quando va a casa del settantaseienne Karl (Horst Westphal) per provargli i pantaloni appena sistemati, è il colpo di fulmine: in pochi minuti i due sono abbracciati sul tappeto, via i vestiti, una passione incontenibile. Inizia il triangolo, che però mette in crisi la donna: Inge pensava di essersi ormai lasciata alle spalle una vita sentimentale e sessuale. Il senso di colpa la porta, nonostante la figlia le consigli di non farlo, a raccontare tutto al marito Werner (Horst Rehberg). Il finale sarà drammatico. A essere scioccante non è tanto la trama quanto il ricorso a scene di sesso esplicite, realistiche, naturali tra corpi (tutti e tre, perché Inge continua ad amare anche Werner) che non sono belli, che hanno perso la lucidità e le proporzioni della giovinezza ma non il loro fascino. È una riscrittura estetica che va contro le regole solite del cinema. «Chi vuole vedere una coppia di anziani grassi e rugosi che fanno sesso? Semplice, chiunque finalmente voglia vedere una love story realistica, appassionata e commovente», ha scritto il quotidiano popolare “Bild”. A lasciare poi un segno forte nella coscienza degli spettatori è la ribellione di Inge nei confronti delle aspettative della società, che la accettava sartina grigia e curva sull’ago ma non riesce nemmeno a immaginare il suo diritto alla passione. Che lei, invece, grazie all’incontro con Karl, rivendica. È uno spostamento di convenzioni che – qui sta il fatto notevole – gli spettatori sposano come se lo aspettassero da tempo. Suscita nei settantenni e nelle settantenni riflessioni, e forse desideri, non diversi da quelli che sollevano Angelina Jolie o George Clooney nei quarantenni, con – in più – la rivendicazione di un diritto finora negato. La Germania, insomma, si accorge di essere pronta a mettere sul tappeto quel che fino a ieri vi ha nascosto sotto (ma è così ovunque, in Occidente). Il tasso di natalità tedesco è tra i più bassi al mondo, la vita si allunga, la società è diventa anziana: Wolke Neun raccoglie la pressione di questa realtà e apre una porta per dire che di essa non si può più non parlare, anche nei dettagli all’apparenza più scabrosi. O, meglio, che scabrosi possono sembrare ai figli delle molte Inge, dei molti Werner, dei molti Karl: finora avevano pensato alla badante polacca per i genitori, all’ eredità, alle noiose visite del fine settimana; ora devono rendersi conto – per quanto ciò possa turbare – che anche la Germania con i capelli grigi è alle prese con il sesso. Il settimanale “Stern” ha dedicato una copertina all’argomento e ha raccolto l’opinione di Ulrike Brandenburg, della Società per la ricerca sessuale. A suo parere «in Germania è in atto una seconda rivoluzione sessuale» – trascinata dagli anziani e, perché no, anche dal Viagra – che vuole affermare, per ogni età, il diritto al “settimo cielo” (o alla settima nuvola come si dice in tedesco: di qui il titolo). Anzi, alla “Nuvola Nove”, che per Dresen è una citazione da John Lennon ma significa anche fare due passi oltre la felicità di chi è ancora giovane.
Danilo Taino, Corriera della sera, 14/09/2008

Critica (2):Nonn si capisce ancora se e quando arriverà in Italia. Ma certo Wolke 9 - il film di Andreas Dresen che sta girando il mondo dei festival sotto il titolo Claude 9 ed è una delle opere selezionate dalla Germania per l'Oscar Europeo quando e se arriverà da noi farà discutere. Perché si tratta di una storia d'amore e di sesso tra settantenni. Per la verità lei, Ursula Werner, è un po' più giovane: nel film ha superato da qualche anno sessanta. Ma lui, l'uomo che fa scattare in lei la voglia di adulterio e la passione, dopo trent'anni di un affettuoso e tranquillo matrimonio, ne ha settantasei e, bisogna aggiungere, una gran bella faccia. Il marito di lei non è meno vecchiarello. Il film farà discutere perché per la prima volta, a quanto io sappia (non sono familiare con il cinema a luci rosse dove magari esiste una specializzaziöne «anziani»), si vede sullo schermo un appassionato rapporto erotico tra due persone avanti con gli anni.
Dimenticate Jack Nicholson e Diane Keaton nel fasullo romanticismo di Tutto può succedere. E l'attività di nonna Marianne Faithfull, pur realmente invecchiata, in Irina Palm. Qui si fa sul serio. E un conto è leggere sui giornali, come abbiamo fatto di recente, e come sapevamo benissimo, che gli ultrasessantenni hanno una vita erotica, un conto è vedere sullo schermo un appassionato incontro amoroso tra corpi imperfetti e volti segnati dall'età.
Il cinema ci ha abituato alla menzogna e alla, pare, necessaria illusione della bellezza. Ma, per la verità, anche se si vedessero sullo schermo due persone «normali», di non eccelso fisico, nella spesso goffa intimità della passione, l'effetto choc del confronto con la realtà non sarebbe minore. Qui si aggiunge il fattore età, per cui gli occhiuti trade papers, i giornali dell'industria cinematografica che spesso decretano il successo dei film, hanno deciso che il film attirerà solo i vecchietti. Forse sarebbe una visione utile anche ai più giovani, che si illudono nell'eternità della giovinezza e non sanno che i più fortunati invecchiano (ma i sentimenti, a quanto sembra anche vedendo questo film, no, fino alle estreme conseguenze).
Irene Aliso, Il Venerdì di Repubblica, 10/10/2008

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