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Angel - La vita, il romanzo - Real Life of Angel Deverell (The)


Regia:Ozon François

Cast e credits:
Soggetto: dal romanzo omonimo di Elizabeth Taylor; sceneggiatura: François Ozon, Martin Crimp; fotografia: Denis Lenoir; musiche: Philippe Rombi; montaggio: Muriel Breton; scenografia: Katia Wyszkop; costumi: Pascaline Chavanne; effetti: Daniel Trujillo; interpreti: Romola Garai (Angel), Lucy Russell (Nora Howe-Nevinson), Michael Fassbender (Esmé), Sam Neill (Théo), Charlotte Rampling (Hermione), Jacqueline Tong (madre di Angel), Janine Duvitski (Zia Lottie), Norley Christopher (Lord Benjamin), Jemma Powell (Angelica), Alison Pargeter (Edwina), Tom Georgeson (Marvell), Geoffrey Streatfield (Sebastian), Rosanna Lavelle (Lady Irania), Roger Morlidge (giornalista), Seymour Matthews (medico), Teresa Churcher (cameriera), Una Stubbs (insegnante); produzione: Fidélité Productions-Poisson Rouge Pictures-Scope Pictures-Foz/Virtual Film-Wild Bunch-France 2 Cinéma-Celluloid Dreams-Canal + - Tps Star-Sofica Soficinema 2 -Sofica Soficinema 3; distribuzione: Teodora Film; origine: Belgio-Francia-Gran Bretagna, 2006; durata: 118'.

Trama:In una tranquilla cittadina inglese dei primi del novecento, la giovane Angel Deverell sogna una vita diversa. Suo padre è venuto a mancare quando era ancora piccola, la madre gestisce una piccola drogheria e la scuola è solo una noiosa costrizione: oltre che spiare dal cancello di Paradise House, la villa sfarzosa dove vive la famiglia più ricca della città, l'unico passatempo di Angel è la scrittura, in cui riversa la sua fervida immaginazione e quell'aspirazione al successo e all'amore che non sembra darle tregua.
Quando l'editore londinese Théo Gilbright decide di pubblicarle un romanzo, la ragazza vede spalancarsi davanti a sé la vita che ha sempre desiderato: il pubblico le tributa da subito un grande successo e, malgrado il suo carattere testardo e capriccioso, anche l'alta società inglese decide di accoglierla a braccia aperte, folgorata dal fascino di una scrittrice tanto giovane e avvenente.

Critica (1):"Mi sono innamorato del personaggio di Angel perché mi divertiva, mi affascinava e alla fine mi toccava profondamente". Angel Deverell è una giovane scrittrice prodigio che conosce, nel 1905, un successo folgorante riuscendo, così, a realizzare i suoi sogni da bambina. Ma la sua fonte di arricchimento, di ascesa sociale e della scoperta di un uomo da amare, sono romanzetti rosa estremamente popolari che la rendono una diva agli occhi dei più, ma immeritevole di stima da parte della cerchia alla quale vorrebbe appartenere.
La sfida di Ozon è, quindi, quella di rendere amabile un personaggio sgradevole, materialista e senza scrupoli, rendendo possibile una seppur minima forma di identificazione da parte dello spettatore. A questo proposito l'esempio della Rossella O'Hara di Via col vento non può che farsi palese, così come quel commento che tutti facevano di lei: "la ami e la odi allo stesso tempo".
Il suo trattamento del personaggio è, per questo, smussato e addolcito rispetto al ritratto che ne veniva fatto da Elisabeth Taylor, l'autrice del romanzo a cui Ozon si è ispirato. La Taylor riusciva a mantenere una distanza ironica dal suo personaggio attraverso una tecnica di straniamento che Ozon ha voluto evitare. È vero, Angel è criticabile sotto molto punti di vista: è una manipolatrice che ricerca senza scendere a compromessi la via del successo, sebbene questo rimanga superficiale. È lodevole, però, la sua forza di volontà e una passione che ne fanno uno dei personaggi più romantici visti sullo schermo negli ultimi anni. "Quello che mi interessava era mostrare la forza creatrice di qualcuno capace di inventare un mondo immaginario e di provare un vero piacere nel farlo". (...)
La chiave è, probabilmente, nel tema dell'arte. Tra i romanzi rosa di Angel e le scure pitture del suo amato Esmé sembra esserci una differenza abissale. La prima è un'arte che vive il successo "nel momento" e che fa di Angel un eroina ancora in vita; quello di Esmé sarebbe stata, forse, un'arte dal successo riconosciuto a posteriori, come quello di quei tanti artisti glorificati dopo una fine tragica. Entrambi vivono, però, una sincera passione per l'espressione di se stessi, sebbene questa sia vissuta in forme differenti. Sotto questa chiave di lettura il film recupera, quindi, parte dell'interesse che il tuffo nel passato stilistico sembra voler far perdere. Nel confondersi tra la vita vissuta e la vita sognata, piuttosto che nel voler assolutamente rispettare i codici di un genere, Angel mostra le sue vere potenzialità.
nonsolocinema.com

Critica (2):Quando alla Berlinale 2007, con Vieri Razzini, abbiamo visto Angel di François Ozon siamo rimasti colpiti fin dalle prime immagini. Per due ore ci siamo spogliati dei panni di distributori e abbiamo ritrovato l'emozione dello spettatore-bambino di fronte a un grande film. È stato il produttore con cui ci complimentavamo a riportarci alla realtà: "Sono felice che il film vi sia piaciuto, perché non lo comprate per 1' Italia? È in vendita". Comprare per l'Italia è stato facile, ma ora che Angel sta per uscire sui nostri schermi, ci rendiamo conto che il vero problema in questo paese è vendere. O meglio, sopravvivere. Le società di distribuzione specializzate in cinema extraitaliano o extramericano si ritrovano oggi a cambiare rotta, forzate dallo stato delle cose, per cui a ottobre l'unico film di altro paese a uscire è Angel, a novembre solo Ai confini del paradiso (turco/tedesco), a dicembre L'età dell'ignoranza (Canada) e Irina Palm (anglobelga).
La mancanza di una nuova legge cinema, il maledetto monopolio Sky, la scarsa attenzione degli organi di stampa, il moltiplicarsi selvaggio di schermi che vogliono solo programmare Simpson, Ratatouille e Shrek, saranno tra le cause scatenanti della sparizione del cinema indipendente. Mentre Veltroni pensa alla Festa del Cinema... Con tutto il rispetto che abbiamo per i suddetti cartoon, ì programmatori di multiplex in Italia non chiedono altro: "Angel è un film sofisticato, andrebbe male al Pathé o all'Uci o al Wamer Village - sai, il nostro è un pubblico semplice...". Ecco la risposta che ci arriva, quando ci arriva, se offriamo un film non Usa né italiano (e quando dico italiano, va precisato che deve essere targato Rai o Medusa, dunque di matrice televisiva). E la benedetta legge che hanno i francesi per cui i multiplex sono costretti a diversificare il prodotto e a non programmare lo stesso film in 4 o 5 sale da noi è inesistente.
Come manca una legge aggiornata sul cinema al cinema, il cinema in tv si è accontentato di un accordino tra l'Anca e Sky, che vede "costretto", ma non obbligato, il gigante di Murdoch a comprare i film di nazionalità italiana che abbiano superato i 25.000 spettatori al cinema. Risultato? Gli indipendenti che non hanno titoli come Simpson e Shrek non vendono. Anzi nemmeno si sentono rispondere al telefono. Film come Dopo il matrimonio o XXY(il primo candidato all'Oscar, il secondo vincitore a Cannes della Settimana della critica) non passeranno mai su Sky, e non per demeriti artistici, ma in quanto offerti da società indipendenti. Mentre le compagnie Usa (Wamer, Buena Vista, Paramount, Universal e Columbia) e un'unica società italiana, la Medusa di Berlusconi, sono riusciti a firmare un accordo secondo il quale Sky compra tutti i film del loro listino.
Quanto poi agli organi di stampa, alle grandi testate che stanno sul piedistallo e dicono quanto fa schifo L'isola dei famosi, che Mike e Loretta non si rivolgono la parola, che Il grande fratello ha perso per fortuna qualche punto di share, tengono alcune delle loro firme di maggior prestigio a mollo. Un'illustre giornalista ha intervistato in questi giorni sia Ozon che le attrici del film, Romola Garai e Charlotte Rampling. La testata ieri parlava come sempre di tv e l'articolo resta a bagnomaria. Domanda: che ne sarà in Italia dei Dardenne, Rohmer, Chabrol, Rivette, Resnais, De Oliveira, Tsai Ming Liang, Wang Xiaoushuai, Per Fly, Susanne Bier, Kaurismaki, Lucia Puenzo, Kiarostami?
Cesare Petrillo (distributore della Teodora Film), Il sistema italiano si abbatte non si cambia, Il Manifesto, 30/9/2007

Critica (3):

Critica (4):
François Ozon
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