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Voglia matta (La)


Regia:Salce Luciano

Cast e credits:
Soggetto: da una novella di Enrico La Stella; sceneggiatura: Castellano e Pipolo, Luciano Salce; fotografia: Erico Menczer; musiche: Ennio Morricone – canzoni: "Un filo", composta e cantata da Armando Romeo - "Due note" (Amurri-Faele-Canfora) cantata da Mina - "Viva il jump up" (Pilantra-Danzavio [Morricone]) eseguita dai Flippers - "La tua stagione" (Morricone-Salce) cantata da Tony Del Monaco - "Cha cha cha dell'impiccato" cantata nel disco da Jimmy Fontana con i Flippers - "Sassi" composta e cantata da Gino Paoli; montaggio: Gisa Radicchi Levi, Roberto Cinquini; scenografia e arredamento: Nedo Azzimi; costumi: Giuliano Papi; interpreti: Ugo Tognazzi (Antonio Berlinghieri), Catherine Spaak (Francesca), Gianni Garko (Piero), Franco Giacobini (Carlo Alberghetti), Fabrizio Capucci (Enrico), Diletta D'Andrea (Maria Grazia), Jimmy Fontana (Jimmy), Béatrice Altariba (Silvana), Oliviero Prunas (Veniero), Margherita Girelli (Marina), Lilia Neyung (La "cinese"), Luciano Salce (Bisigato), Corrado Pantanella (Flavio), Jimmy il Fenomeno, Orfeo Bregilozzi, Salvo Libassi, Margherita Patti, Dory Hessan, Elisabetta Marlo Rota, Edy Biagetti, Maria Marchi, Donatella Ferrara, Carlo Pes, Stelvio Rosi, Carla Mancini, Nino Fustagni; produzione: Isidoro Broggi e Renato Libassi per D.D.L., Lux Film, Umbria Film; distribuzione: Cineteca Griffith; origine: Italia, 1962; durata: 110’. Vietato 16

Trama:L'ingegner Antonio Berlingheri, un industriale milanese, si reca a visitare il figliolo in un collegio. Lungo la strada, si imbatte in un gruppo di ragazzi diretti ad un pic-nic al mare, che lo sottopongono ad una serie di scherzi ed infine lo invitano a trascorrere con loro il giorno festivo. Berlingheri comincia a corteggiare una ragazza di sedici anni, Francesca, e se ne invaghisce. Ad un certo punto crede di essere tornato ad avere venti anni. Ma quando ha quasi dimenticato i suoi doveri, la giornata festiva termina. I ragazzi riprendono la strada di casa ed egli si reca dal figlio. Solo allora si accorge che è stata una breve animata parentesi nella sua vita.

Critica (1):La voglia matta continua e approfondsce il tentativo di Tognazzi, iniziato con Il federale, di sottrarsi ai cliché più facili per trovare una più qualificante e complessa msura interpretativa. Ancora una volta sono Salce e gli sceneggiatori Castellano e Pipolo a sovraintendere a quest'opera, che la critica considera in effetti più riuscita della precedente. Per trovare un'altra occasione altrettanto importante per la propria carriera, l'attore dovrà poi attendere un altro film di Salce, Le ore dell'amore. La voglia matta, che esce anche in Francia, in Inghilterra e negli Stati Uniti (non senza qualche incomprensione), è anche il primo film (se si eccettua Il mantenuto) che l'attore regge pressoché interamente sulle proprie spalle, da protagonista assoluto, senza coprotagonisti o antagonisti maschili. In un primo tempo bocciato dalla censura, il film è stato poi fatto uscire con pochi tagli e alcune modifiche ai dialoghi.
Aldo Bernardini e Claudio G. Fava, Ugo Tognazzi, Gremese Editore, 1978

Critica (2):Un film divertente, scintillante, che sprizza giovinezza; piacerà a più di una generazione. (...) Salce dimostra di aver studiato con molta sensibilità un certo ambiente: il dialogo è vero. Alcune situazioni sfiorano gracili, se non proprio facili, stati di poesia. Tognazzi è qui alla sua prova più matura: equilibrato, umano, perfeziona l'attore che era emerso ne Il federale. (…).
Alberico Sala, Corriere d'Informazione, Milano, 15/16 marzo 1962.

Critica (3):(…) Impostato come una comica di costumi, [il film] diventa nei momenti migliori vera commedia, e in qualche punto di tremore, autentico racconto. Ecco la sua trovata: che cosa sente, come si regola un quarantenne che abbia a capitare in uno di quei covi di adolescenti? Così la "gioventù bruciata" va nel fondo, e in primo piano balza Tognazzi, il malcapitato, l'estraneo. Un Tognazzi anche migliore di quello che ci aveva dato Il federale diretto dallo stesso Salce, più rigorosamente chiuso nel disegno del suo personaggio, senza la minima sbavatura. (...)
Leo Pestelli, La Stampa, Torino, 25 marzo 1962.

Critica (4):Una novella di quasi perfetto equilibrio narrativo: un amalgama di ironia e di amarezza, tutt'altro che cinema comico. Ma, direte, non c'è Tognazzi? Sì, e nel film ci sono molte scenette umoristiche (...); ma il suo personaggio è stato pensato da Enrico La Stella (...) con una certa affettuosa complicità di quarantenne, che di fronte a una gioventù così libera e sfrenata (...) sente anticipare le soglie della vecchiaia. (...) Tognazzi ha interpretato la parte rendendosi conto con molta intelligenza di quelle che sono le reazioni del pubblico al suo apparire sullo schermo: non ha mai fatto smorfie, e ha aiutato gli spettatori a cogliere gli aspetti drammatici di una vicenda che ha i suoi lati parodistici. Se c'è riuscito è perchè le sue qualità di attore sono di molto cresciute e il ruolo gli era assolutamente congeniale. In Tognazzi comico di rivista c'è sempre stata una piega amara, da viveur stanco ma non rassegnato. Luciano Salce, regista già tanto maturo, l'ha colta felicemente. (…)
Giovanni Grazzini, Corriere della Sera, Milano, 15 marzo 1962
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