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Partita (La) - Luzhin Defence (The)


Regia:Gorris Marleen

Cast e credits:
Sceneggiatura
: Peter Berry, dal romanzo di Vladimir Nabokov La difesa di Luzin; fotografia: Bernard Lutic; montaggio: Micheal Reichwein; scenografia: Tony Burrough; costumi: Jane Temime; musica: Alexandre Desplat; Caroline Wood, Leo Pescarolo, Eric Produttore Robison; interpreti: John Turturro (Alexander), Emily Watson (Natalia), Geraldine James (Vera), Stuart Wilson (valentinov), Christopher Thompson (Jean De Stasard), Fabio Sartor (Turati), Peter Blythe (Ilya); produzione: Renaissance/Ice 3, Lantia Cinema & Audiovisivi, Magic Media, France 2 Cinema; distribuzione: Istituto Luce; origine: Italia/UK/Ungheria, 2000; durata: 108'

Trama:Cernobbio, fine anni Venti. In uno splendido albergo sul lago di Como si tengono gli annuali campionati mondiali di scacchi. Due i concorrenti da tenere d’occhio, l’italiano Turati (Sartor) e il russo Alexander Luzhin (Turturro). Luzhin è tornato a giocare dopo un lungo esaurimento nervoso. Stropicciato, distratto, infantile e genialmente ossessivo, passeggia nel parco pensando alle mosse delle future partite e cercando di tenere a bada i fantasmi di una infanzia dolorosa. I ricordi di San Pietroburgo lo riportano alle liti dei suoi genitori, al tradimento di suo padre, alle sue fughe dal collegio sino alla morte della madre e alla consegna di lui, adolescente già enormemente dotato per la scacchiera, al tutore-sfruttatore-malfattore Valentinov. Ma sul lago Luzhin incontra l’interesse e l’amore di Natalia, figlia “ribelle” di esuli russi. Materna e sensata, attratta dalla fascinosa fragilità di Luzhin, è pronta a disobbedire alle mire della madre, apertamente in cerca di un buon partito, e a sposare quel ragazzo stravagante e imprevedibile. Ma il torneo è funestato dall’arrivo di Valentinov, disposto a tutto pur di minare la vittoria del suo ex pupillo.

Critica (1):Alla vigilia della partita decisiva e delle nozze, le sue trame riportano a galla memorie spaventose. La felicità di Natalia e Alexander è appesa a un filo. La partita è innanzi tutto un romanzo, uno dei romanzi russi di Vladimir Nabokov (leggete la biografia in inglese e un ritratto dello scrittore), in Italia pubblicato da Adelphi col titolo di La difesa di Luzhin. Scritto nel 1929, dunque coevo ai fatti che narra, e tradotto in inglese soltanto nel ’64. Un libro profondamente segnato nella forma dal suo contenuto, come se Nabokov si fosse divertito a trasferire le regole algide e intellettuali degli scacchi all’andamento del racconto, con passaggi obliqui, salti di prospettive, cambi di tensione e di potere (consultate la rete per sapere tutto su libri & scacchi). Già il nome del protagonista, ci avverte, suona molto affine alla parola inglese illusion. Il film di Marleen Gorris (premio Oscar per L’albero di Antonia) raccoglie come può la struttura del libro. Ne esce un racconto piano ritmato dai flashback del protagonista, immersioni in un mondo già allora - negli anni Venti - scomparso, ricche dimore pietroburghesi soffocate di arredi e ipocrisia, squarci di paesaggi cittadini congelati dalla neve e dalla rigidità degli affetti. Da qui arriva il Luzhin che sbarca a Cernobbio, abito sgualcito, eterna sigaretta tra le dita, lo sguardo perso e assente di chi nella vita non ha potuto scegliere. John Turturro (guardate un fan site) ne fa uno dei suoi personaggi da collezione, perfetto nella svagatezza segnatamente geniale e folle. Un invasato, un ex bambino che solo negli scacchi ha trovato il modo di uscire vivo (ma non abbastanza forte) dai traumi del suo passato e del suo talento. Un idiot che può permettersi di amare senza barriere, senza calcoli. Come i bambini, appunto. E un giocatore afflitto, roso, dalla necessità della vittoria. Di trovare la giusta difesa, la mossa che possa spiazzare una volta per tutte l’avversario Turati. A ballare il valzer di una seduzione fuori dalle regole ecco la Natalia di Emily Watson (tutto su di lei in rete), perfetta nei sinuosi vestiti del periodo, volitiva e crocerossina quanto basta per accollarsi una relazione indubbiamente esente dalla monotonia. I due passeggiano, danzano e si amano sullo sfondo di paesaggi impeccabili, neri disegni del destino e le astratte regole di un gioco invincibile. Sono loro, Watson e Turturro, già insieme in Cradle will rock, la vera forza di un film letterario e un po’ scontato, un film quasi d’altri tempi. Gorris lo sa e non li perde di vista un attimo, li circonda, li scruta, li studia, in primissimi piani e bei ritratti fine secolo. Ancora una volta dimostra di girare per un pubblico quasi esclusivamente femminile: dalle giovinette più o meno romantiche alle signore con cappello, tutte apprezzeranno la finezza psicologica, la bellezza dei dettagli e persino il doloroso riscatto finale della coraggiosa Natalia.
Stefania Chinzari, Cinema zip, 29/3/2001

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
Marleen Gorris
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