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Dust - Dust


Regia:Manchevski Milcho

Cast e credits:
Soggetto e sceneggiatura: Milcho Manchevski; fotografia: Barry Ackroyd; musiche: Kiril Dzajkovski, Alexander Balanescu; montaggio: Nicolas Gaster; scenografia: David Munns; costum: Ane Crabtree, Anne Jendritzko, Meta Sever; effetti: Clive R. Kay, Creationsfx, Marijan Karoglan; interpreti: Joseph Fiennes (Elijah), David Wenham (Luke), Adrian Lester (Edge), Anne Brochet (Lilith), Rosemary Murphy (Angela), Nikolina Kujaca (Neda), Vlado Jovanovski (Teacher), Salaetin Bilal (Il Maggiore), Matthew Ross (Stitch), Margaret Gibson (Bone), Tamer Ibrahim (Kemal), Vera Farmiga (Amy), Eric Colvin (Adolf ); produzione: History Dreams - Ena Film - Fandango - Shadow Films - Bskyb - British Screen - Film Consortium - Film Council - National Lottery - The Film Consortium - The Paranoid Celluloid Co. Ltd.; distribuzione: Medusa; origine: Gran Bretagna-Germania-Italia-Macedonia, 2001; durata: 127’.

Trama:Nel selvaggio west, i fratelli Luke e Elijah si innamorano entrambi della stessa ragazza, Lilith. Sconfitto nell'atipica gara, Luke lascia l'America per l'Europa mentre Elijah sposa Lilith. Nel vecchio Continente la rabbia a lungo covata esplode d'improvviso e Luke, in Macedonia, diventa un mercenario che uccide per denaro. La sua personale rivoluzione assume di colpo un volto umano quando incontra Neda, una giovane donna incinta, che lo salva da morte sicura. Un secolo dopo, a New York, un ladro disperato, Edge, tenta di portare via tutti gli averi ad una donna anziana, Angela. Questa gli permetterà di impossessarsi di tutto solo se Edge accetterà di ascoltare la storia di due fratelli che, tanto tempo prima, si separarono per amore di una donna...

Critica (1):I massacri balcanici, il sangue d'Europa, il conflitto atroce fra fratelli, la ferocia sempre simile nel primo Novecento come oggi, in Macedonia come a New York; l'analogia tra briganti macedoni e cowboys americani, la lacerazione di chi è nato in Macedonia e lavora negli Stati Uniti. A tutto questo allude 'Dust' del macedone trasferito a Hollywood, Milcho Manchevski (...) L'enfasi da melodramma o da epopea sanguinosa è corretta da tocchi ironici.
Lietta Tornabuoni, La Stampa, 5/4/2002

Critica (2):Ci sono due film in Dust di Milko Manchewski. Il primo parla di affetto, memoria, destini incrociati. Il destino che lega quella Sheherazade vecchia e malata al ladro che la sta a sentire anche perché mira al suo tesoro. Il secondo è un western efferatissimo e barocco dove due fratelli rivali in amore tentano di scannarsi prima negli Usa, poi nella Macedonia devastata dalle truppe ottomane, fra bande armate e sgozzamenti, decapitazioni, anacronismi, bizzarrie (appaiono Freud e Corto Maltese, uno spaesante 'rap' irrompe in Macedonia, la scena si popola o si svuota seguendo gli umori della narratrice...). Per qualcuno è un 'cult'.
Fabio Ferzetti, Il Messaggero, 5/4/2002

Critica (3):È un film “interattivo” quello di Manchevski, che presuppone lo spettatore smaliziato e ormai fin troppo colto” di immagini di oggi. Uno spettatore che, per essere catturato dalle storie, sembra aver bisogno – proprio come il ladruncolo di colore “rapito” dalla vecchia rapinata del film – di una pistola puntata in faccia. Ed ecco l’uomo (e noi spettatori…) costretto ad ascoltare una storia che forse proprio non vorrebbe sentire. E ritornare all’inizio del secolo scorso, poco prima che l’uomo imparasse a volare… È la storia di due fratelli innamorati della stessa donna, nella Macedonia di inizi ‘900, dove infuria la rivolta contro l’impero Ottomano. Ma attenzione qui la Storia non c’entra, oppure sì ma come un meccanismo che la trasforma in una centrifuga dell’immaginario del secolo, che per Manchevski si apre con le guerre nei Balcani e si chiude quasi nello stesso modo.Ma è il Cinema, più che la Storia, il riferimento di Dust. Il cinema e l’aeroplano, come seguendo le suggestioni del famoso saggio di Edgar Morin, che individuava nelle due scoperte di fine/inizio secolo, la rivoluzione dello sguardo, dei punti di vista, dell’immaginario collettivo. Vedi l’uomo volare e vedrai la tua morte, si sente dire uno dei protagonisti del film, ma in realtà questa morte è una “nascita”. Perché dalla fine del western vero (e dell’ “Eastern” vero…sembra dirci Manchevski cercando alla Sergio Leone di appropriarsi di un immaginario che non gli appartiene e che invece ormai è di tutti) nasce il western cinematografico, ovvero la rappresentazione del reale che sostituisce il reale stesso (ricordate L’uomo che uccise Liberty Valance di Ford?). Film di accumuli, di eccessi visivi e narrativi spinti fino all’irritazione, perché le storie possono essere cambiate, dipende da chi racconta ma anche – e questa è una straordinaria “rivelazione”, soprattutto se proviene dal cinema “d’autore” europeo – da chi ascolta. Già perché il consumo può trasformare le storie, e lo spettatore/ascoltatore può divenirne a sua volta “autore”.Non sappiamo quanto consapevole sia Manchevski della natura clamorosamente “teorica” del suo film, che straborda di una violenza esibita ed esacerbata, spesso volutamente inutile, quasi a voler racchiudere in un unico contenitore tutte le violenze folli del “secolo crudele”, quello che da poco ci siamo lasciati alle spalle. Non c’è amore in Dust, solo polvere, o polvere da sparo. Solo personaggi ri-costruiti, che non hanno più una vita autonoma, ma che sono legati al passato, al futuro, alla natura ormai illogica del racconto post-moderno. Dove tutto è possibile, dove tutto è stato già detto, mostrato, e dove l’unico punto di vista possibile sembra essere quella dall’interno dell’implosione (con il digitale pronto meravigliosamente a fagocitarsi gli ultimi residui del cinema d’autore…). Ma qui siamo già nel 2000, e Manchevski ha voluto dare il suo ultimo saluto al secolo che nasce (e muore?) insieme al cinema.
Federico Chiacchiari, sentieriselvaggi.it, 30/3/2002

Critica (4):
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