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Cosa giusta (La)


Regia:Campogiani Marco

Cast e credits:
Soggetto: Marco Campogiani; sceneggiatura: Marco Campogiani, Giovanni De Feo; fotografia: Maurizio Calvesi; musiche: Teho Teardo; montaggio: Mauro Menicocci; scenografia: Marta Maffucci; costumi: Stefania Svizzeretto; interpreti: Ennio Fantastichini (Duccio Monti), Paolo Briguglia (Eugenio Fusco), Ahmed Hafiene (Khalid), Camilla Filippi (Serena), Samya Abbary (Sofia); produzione: Tommaso Calevi per Rai Cinema-Toma Cinematografica-Planet Image; distribuzione: Cinecittà Luce; origine: Italia, 2009; durata: 90’.

Trama:Eugenio Fusco e Duccio Monti sono due poliziotti diversissimi, per carattere, metodi, linguaggio, storie personali. Estranei. Incompatibili. Eugenio è un agente giovane, preparato, curioso, con delle ambizioni personali e ancora idealista. Duccio è invece un uomo pratico, d’esperienza, che il tempo e il mestiere hanno reso realista e forse cinico. I due si conoscono e subito si detestano, ma dovranno passare molti giorni insieme. Sono infatti incaricati di pedinare uno straniero, Khalid Amrazel, liberato dopo mesi di detenzione in carcere per il sospetto di appoggiare una cellula di terroristi. Scarcerato per decisione di un GUP, ma in attesa di una sentenza definitiva, di una verità chiara sul suo caso.È un pericolo reale? O si tratta di un altro grave errore giudiziario - come teme Eugenio - nel clima di paure e sospetti post 11 settembre? O forse, come ritiene Duccio, l’errore è stato proprio quello di liberarlo?
Con queste domande ha inizio l’inseguimento dei poliziotti, ognuno con le sue risposte e i propri segreti dubbi. Nelle ore passate in macchina, nella ressa di un mercato, al tavolo di un caffè, e senza mai perdere di vista il loro obiettivo, i due si scambiano ipotesi, punti di vista, non senza qualche confidenza e molto sarcasmo. Ma proprio mentre il loro incontro forzato scatena l’ennesima discussione, Khalid – lo straniero, l’oggetto silenzioso delle indagini – prende la parola, riserva loro una sorpresa. Costringendoli a conoscersi meglio, e a conoscere meglio lui, quell’uomo difficilmente decifrabile, ambiguo, dal sorriso apparentemente buono, ma forse solo ironico e beffardo. Eugenio e Duccio si ritrovano a porsi di nuovo – ma da una prospettiva inaspettatamente rovesciata – le domande dell’inizio: se Khalid sia il nemico, o possa essere un amico. Se vada seguito, o protetto. Se debba essere aiutato, o fermato. E un sospetto in più li coglie: che tra uomini diversi e distanti possa nascondersi l’ombra temibile della complicità, il reato di un’amicizia.

Critica (1):Il film dell' esordiente Campogiani cerca il punto di equilibrio che consenta di trattare secondo modalità semplici e comunicative la tematica calda dell' immigrazione, dell' incontro con le culture di radice musulmana, dell' ossessione che le identifica con i pericoli terroristici. Semplifica molto, ma con un esito rispettabile. Un tunisino già integrato a Torino e ingiustamente coinvolto in sospetti di collateralità stringe un intenso legame con due poliziotti italiani (Fantastichini più navigato e anche più diffidente, Briguglia più giovane e più aperto) incaricati prima di pedinarlo e poi di proteggerlo. Ma ci sono ragioni purtroppo al di sopra delle loro buone volontà: l' integrazione dovrà ancora attendere e molto.
Paolo D’Agostini, La Repubblica, 28/11/2009

Critica (2):Che faccia ha un terrorista? Avrà una moglie? Magari gentile e innamorata? Sarà un rude e violento musulmano o un uomo colto e sensibile? Avrà amici? E sarà leale con loro? Sono domande che attraversano il bel film di Marco Campogiani La cosa giusta, con Ennio Fantastichiní, Paolo Briguglia e Ahmed Hafiene, che verrà presentato oggi al Torino Film festival, in concorso.
Coprodotto da Rai Cinema e Torna Cinematografica, sarà poi nelle sale italiane, distribuito da Cinecittà Luce dal 23 novembre quando a Torino, città nella quale è stato girato, insieme a Tunisi, ci sarà l'anteprima. Dal 27 sarà distribuito in tutta Italia.
È una storia di poliziotti, come tanto piace oggi, ma non solo, vi si racconta, con garbo, la storia di due agenti, il vecchio e scafato Duccio Monti (Ennio Fantastichini) e Eugenio Fusco (Paolo Briguglía), laureando, studente di arabo, neosposo, delicato nei modi e nei pensieri. I due vengono impegnati in un delicato servizio di pedinamento di un presunto terrorista tunisino appena uscito dal carcere. Ne diventano amici, non senza travaglio. Comunque al di là di ogni pregiudizio. Il loro è un incontro tra maschi che si guardano negli occhi, che giocano a calcetto, sullo sfondo di una Torino multietnica e ricca di spunti. Khalid è davvero un terrorrista? Ma com'è possibile? si chiede Fusco, forse ancora troppo giovane per vedere ìn un altro essere umano un nemico per forza, per assunto politico, religioso e sociale.
Finale a sorpresa, per un film destinato a piacere e a finire in televisione dove ci starà bene, in un momento in cui i palinsesti sono pieni di lavori su questi temi. Un film girato bene e che lascia trapelare, proprio come ha detto di volere il regista, la voglia di tutti quelli che vi hanno preso parte di partecipare ad un progetto «politicamente corretto».
«È una storia che mi stava dentro», ha detto il regista qui al suo primo lungometraggio dopo la felice esperienza di Liscio, film con Laura Morante e Antonio Catania nato da una sua sceneggiatura preparata per il Corso di sceneggiatura televisiva organizzato dalla Rai. «Volevo raccontare il "rischio" dell'amicizia tra uomini diversi e molto lontani come cultura e radici - ha aggiunto.
Gazzetta del Sud, 17/11/2009

Critica (3):Ennio Fantastichini è un centro di gravità permanente. Tutti guardano a lui: il regista Marco Campogiani scruta che questa forza della natura non strabordi, lo definisce un «abitante del bosco», che tutto vede e tutto sa. Paolo Briguglia, che di anni ne ha 34, osserva, impara, si arricchisce. Ahmed Hafiene, tunisino, lo avvicina e ricorda che uno come lui ha recitato con Gian Maria Volontè in Porte aperte di Gianni Amelio e Una storia semplice di Emidio Greco.Un mito, insomma.
Terzetto d'attori a prima vista sta ben assortito per un'opera dal titolo provvisorio, Il nostro uomo, (poi La cosa giusta n.d.r.) che l'esordiente Marco Campogiani ambienta in era post 11 settembre, la nostra, in piena diffidenza verso l'arabo. In estrema sintesi: due uomini -un ispettore di polizia e un giovane agente - alle prese con un marocchino appena scarcerato da San Vittore con l'accusa di terrorismo internazionale. Ma è un vero terrorista? È vittima tima di un errore giudiziario? O fa parte di una «cellula» dormiente di Al-Qaeda? Ai due il compito di pedinarlo e scoprire chi è veramente.
«Raro leggere copioni interessanti, e questo lo è - racconta Fantastichini -. Il tema dominante della nostra società è la paura verso l'Altro. Il timore che possa rubarci la cultura, il lavaro, l'affettività. Tutto ciò che lavora contro il razzismo, mi trova favorevole. Non dimentichiamo che noi siamo un popolo di emigranti, abbiamo "infestato" il mondo. È spaventoso da parte nostra non accettare l'Altro. Tanto io sono per l’accettazione e la conoscenza, tanto il mio personaggio è chiuso, cinico, pieno di amarezze». Gli fa da contraltare un giovane collega, l'esatto opposto: ingenuo, aperto agli altri, un curioso che studia l'arabo e che finirà per diventare a sua volta un sospettato. Lo interpreta Briguglia, già in Buongiorno, notte di Bellocchio: «Quello della diffidenza è un tema contemporaneo, la svolta è separare i pregiudizi dai fatti. Vengo da Palermo, la civiltà siciliana è abituata da secoli all'integrazione».
Cinema civile, cinema come sguardo contemporaneo: «Sono entusiasta dei recenti slanci creativi e, pensando a Gomorra, sono convinto che i panni sporchi si debbano lavare in piazza, è giusto fare ammenda dei nostri errori - continua Fantastichini -. Condivido lo spirito di Rossellini quando diceva che cinema e tv devono educare il mondo, non rincoglionirlo. Me lo lasci dire, quella italiana è "tv garbage", spazzatura, la peggiore d'Europa».
Il nostro uomo non è un poliziesco. Né un film a tesi, un racconto dove vincono i buoni, un pistolotto morale. Allora che cos'è? «Voglio raccontare di una possibile amicizia tra guardie e ladri, tra sorvegliati e sorveglianti - spiega il regista, Marco Campogiani -. È una commedia amara, una storia di sentimenti agrodolci, cerco la risata strozzata. Certo, ho preso spunto da alcuni fatti di cronaca. Ma punto ad altro. Penso a un genere di film
come Il federale di Luciano Salce. Ma anche a Il sorpasso e Una vita difficile di Dino Risi. Non ho manie di grandezza, però pensare a quei lavori mi indica la strada da seguire».
Cinque settimane di riprese a Torino con la collaborazione di Film Commission Piemonte, e una in Tunisia, il film è prodotto da Rai Cinema e Toma Cinematografica. Il ruolo più «scomodo» è quello del tunisino Hafiene, emerso due anni fa con La giusta distanza di Mazzacurati, e qui presunto terrorista: «Sono diventato un figlio adottivo del cinema italiano. Il nostro uomo non dà soluzioni alla paura, ma stimola a farsi le domande giuste. Sogno che la mia presenza aiuti a distribuire i film italiani nel lato sud del Mediterraneo. Negli Anni Ottanta era tutto diverso: sono cresciuto a Tunisi guardando le pellicole del neorealismo con Tognazzi, Gassman, Mastroianni. Poi il buio. Peccato, perché i film italiani non hanno pregiudizi verso le altre culture e possono soddisfare le aspettative del mondo arabo».
Claudia Ferrero, La Stampa, 2/1/2009

Critica (4):
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