RETE CIVICA DEL COMUNE DI REGGIO EMILIA
; Archivio film Rosebud; ; Archivio film Rosebud
Torna alla Home
Mappa del sito Cerca in Navig@RE 

 > Aree tematiche > Cultura e spettacolo > Archivio film Rosebud > Elenco per titolo > 

God Save the Green


Regia:Mellara Michele, Rossi Alessandro

Cast e credits:
Soggetto e sceneggiatura: Michele Mellara, Alessandro Rossi; fotografia: Michele Mellara, Marco Mensa; montaggio: Marco Duretti; musiche originali: Massimo Zamboni; voce narrante: Angela Baraldi; produttore: Ilaria Malagutti-Mammut Film; origine: Italia, 2012; durata: 90’.

Trama:Negli ultimi anni, dovunque nel mondo, individui e piccoli gruppi di persone hanno cominciato a coltivare ortaggi nei loro fazzoletti di terra (giardini, orti, balconi, terrazze, spazi abbandonati delle città). Lo fanno perché esigono cibo fresco e salutare, perché vogliono cambiare in meglio il posto in cui vivono ed aumentare la qualità della loro vita.
"God Save the Green" racconta storie di gruppi persone che, attraverso il verde urbano, hanno dato un nuovo senso alla parola comunità ed allo stesso tempo hanno cambiato in meglio il tessuto sociale e urbano in cui vivono.

Critica (1):“Il progetto è nato nel nel 2009, e da subito si è presentato come ambizioso, sia dal punto di vista produttivo che dal punto di vista della ricerca che ci sta dietro. Ci siamo documentati sull’argomento ma soprattutto abbiamo scelto di confrontarci con soggetti competenti in materia, a partire dalla bolognese Cefa, una Ong che dal 1972 si occupa di progetti di sviluppo agricolo nel mondo, e da Giorgio Gianquinto e Francesco Orsini, docenti della Facoltà di Agraria, esperti di orticultura urbana. Di queste preziose consulenze ci siamo avvalsi per costruire un grande affresco che raccontasse storie di persone in varie città del mondo, Italia, Germania, Kenia, Marocco e Brasile, luoghi in cui andare a ritrovare le esperienze più interessanti ed originali di orticultura urbana. Abbiamo attraversato due mondi: da un lato luoghi come Teresina in Brasile e le bidonvilles di Nairobi, luoghi nei quali tali forme di coltivazione rappresentano l’unico modo per accedere ad un cibo sano, dall’altro le esperienze di guerrilla gardening berlinese, che è operazione etica ed estetica, omaggio alla bellezza della natura, azione politica e culturale con un portato concreto sulle relazioni tra le persone in un contesto urbano, interventi che ravvivano lo sguardo sul paesaggio”. (...)“A Bologna abbiamo seguito le tracce di due esperienze nate all’interno della Facoltà di Agraria. Da un lato Eugea, società nata come spin-off aziendale e gestita da un docente di agraria, che produce e commercializza in tutta europa kit di semi per coltivazione di piante e fiori su balconi e terrazze. Dall’altro l’esperienza di Horticity, che si occupa di produzione di orti trasportabili da balcone utilizzando materiali di recupero: nel documentario raccontiamo la realizzazione di un orto idroponico (fuori suolo) sul tetto di un condominio popolare nella prima periferia di Bologna, una creazione davvero molto particolare. Anche se l’l'impatto più forte sia dal punto di vista visivo che umano è stato quello con la la bidonville di Nairobi, una delle tante che abbiamo percorso, all’interno della quale gli abitanti si sono inventati queste coltivazioni di verdure usando della terra non contaminata da liquami racchiusa dentro sacchi di juta. Fa un effetto impressionante vedere questa sorta di prato sospeso fatto di sacchi verdi in mezzo alle distese di lamiere arrugginite e fango”.
Luciano Apicella, ilfattoquotidiano.it, 11/5/2012

Critica (2): “The world, by now, is nothing but a desert; what is not world has to be a garden.”
R.Borchardt

Il tema del film è di stringente attualità e di grande portata politica, sociale, culturale. Moltissime sono le esperienze che ci fanno dire che un film che abbia come punto di partenza gli orti urbani e la sicurezza alimentare é urgente e necessario.
Esistono orti sui tetti di grattacieli e palazzi, orti nelle scuole, esistono giardini nelle crepe urbane, negli slum, campi coltivati ai margini delle periferie disagiate e impoverite, poderi sottratti alla malavita o al latifondo, orti comunitari nelle periferie di città grandi e piccole, orti nei sacchi di juta, nelle bottiglie di plastica riciclate, nei sotterranei dei grattacieli.
Non si tratta di un ritorno a un’utopia agreste o bucolica, all’arcadia dell’agricoltore, ma di una travolgente e globale risposta politica e culturale al declino e alle storture del modello consumistico. La tecnologia, le reti di comunicazione globale, gli studi scientifici, l’accademia e le scienze applicate sono attori significativi di questa nuova onda verde.
Un’ affascinante e variegata pluralità di forme che ci ha spinto ad orientare la costruzione del nostro film partendo dalle singole storie, dalle piccole e grandi esperienze umane e sociali, dagli episodi, dai tasselli che compongono il puzzle. Brevi, potenti e toccanti storie composte in una struttura a capitoli collegati fra loro dal tema, dalla forma visiva, dallo sguardo degli autori.
Ogni capitolo è una storia di persone singole e comunità e della loro ricerca e conquista di spazi e tempi da dedicare all’agricoltura urbana, alla lotta per la sicurezza alimentare e per il diritto al cibo.
Il film tratta così il problema globale della distribuzione del cibo e del diritto ad avere cibo fresco e di qualità in modo originale: raccontiamo storie di piccole comunità di persone che vivono nelle periferie delle città e inventano un nuovo modo di ottenere il cibo che desiderano e al quale hanno diritto.
Ogni storia, sia del Nord che del Sud del Mondo, aggiunge un pezzo al complesso mosaico del diritto al cibo e dell’agricoltura suburbana.
Il film è un viaggio con uniche tappe di scoperta, di incontro, in varie parti del mondo.
Il tema del documentario attraversa ogni singola storia facendo entrare il pubblico all’interno del racconto in un modo profondo e articolato.
Le storie si svolgono nelle periferie di grandi e medie città del Nord e del Sud Globali: Torino, Bologna, Nairobi, Berlino, Teresina, Casablanca. Orti idroponici nelle periferie delle metropoli brasiliane, vigne sui tetti dei palazzi popolari del Nord del mondo, campi coltivati ai margini degli slum, innovative tecniche di coltivazione in Africa e Sud America, edifici coperti di prati e giardini pensili.
(Dal pressbook del film, Note di regia)

Critica (3):

Critica (4):
(Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di) Redazione Internet; Redazione Internet; Redazione Internet; Redazione Internet (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di) Ufficio Cinema; Ufficio Cinema; Ufficio Cinema; Ufficio Cinema
Valid HTML 4.01! Valid CSS! Level A conformance icon, W3C-WAI Web Content Accessibility Guidelines 1.0 data ultima modifica: 02/14/2013
Il simbolo Sito esterno al web comunale indica che il link è esterno al web comunale