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Once we were strangers - Once we were strangers


Regia:Crialese Emanuele

Cast e credits:
Soggetto e sceneggiatura
: Emanuele Crialese, John P. Scholz (pseudonimo di John P. Adams), Ray Zorhed; fotografia: Sam Selva; montaggio: Simona Paggi; scenografia: Diego Modino; costumi: Daniel Glicker; suono: Theresa Radka; interpreti: Vincenzo Amato (Antonio), Jessica Whitney Gould (EIlen), Ajay Naidu (Apu), Anjalee Deshpande (Devi), Lynn Cohen (Natasha), Lou George (guardia), Alisha McKinney (Jen Cooper), Seamus McNally (fotografo), Stephen Michaels (dottore), Susan Mitchell (poliziotta), Làzaro Pérez (uomo senza casa), Adriàn Witzke (Tod), Ray Zorhed (cyberpunk); produzione: Emanuele Crialese, John P. Adams, Domenico Albonetti, Carlo Corazza, Stefano Celesti, Angelo Loy per Acquario Films / Backpain Productions / Videa; distribuzione : Rete4 (Tv); origine: Stati Uniti-Italia, 1997; durata: 96'.

Trama:New York, East Village. Antonio, immigrato siciliano privo di permesso di soggiorno, lavora come cuoco e cameriere in un ristorante e ha una relazione con una gallerista newyorchese che ha qualche anno più di lui. Un giorno, non esita a contestare l'ordinazione di un cliente arrogante e, così facendo, suscita l'immediata simpatia della fidanzata di quest'ultimo, Ellen. Antonio s'invaghisce della ragazza, una conduttrice radiofonica, e così, quando riesce a ritrovarla, le chiede di uscire insieme. Intanto, un suo amico indiano, Apu, residente a New York da quando era bambino, viene finalmente raggiunto negli States da Devi, la giovane che la famiglia rimasta in India, gli aveva destinato in sposa fin dall'infanzia.
Le storie delle due coppie procedono parallelamente: Antonio, ormai innamorato di Ellen, la conduce con sé al mare e in un albergo di lusso, ma la ragazza gli rivela di essere in procinto di partire per Parigi, dove le hanno offerto un lavoro interessante. Intanto, Devi scopre la misera abitazione di Apu (una sorta di scantinato) e l'uomo le prospetta alcuni anni di sacrifici per riunire la somma necessaria ad aprire un ristorante italiano. Apu ha ormai rinunciato alle sue origini e questa scelta disorienta Devi, che non riesce ad adattarsi alle condizioni di vita a New York. Pur di guadagnare qualche denaro in più, il giovane indiano si è prestato anche a fare da cavia per esperimenti che compromettono temporaneamente la sua vitalità sessuale. Non solo, ma si lascia coinvolgere da Antonio perfino nel doppiaggio di film a luci rosse. Ellen e Antonio si separano quando la ragazza gli conferma di essere decisa a partire per la Francia. Poco dopo, il giovane riceve una visita inattesa della polizia che gli contesta di essere sprovvisto del permesso di soggiorno e lo costringe a lasciare gli States. A quel punto, Antonio decide di raggiungere la ragazza a Parigi e prende l'aereo proprio quando lei, invece, sceglie di rinunciare al viaggio per rimanere con lui. Nel frattempo, Apu, turbato dalla vista di Devi che ha assunto un aspetto "newyorchese", si riconverte alla propria cultura e identità originarie, indossando anch'egli abiti tradizionali.

Critica (1):Autofinanziato grazie ad un'eredità, il primo lungometraggio di Emanuele Crialese alterna i binari di due storie sentimentali parallele di stranieri a New York: un italiano abusivo, refrattario a lasciarsi assimilare dal conformismo a stelle e strisce, ma che s'innamora di una ragazza newyorchese; un indiano che aspira ad integrarsi, ma che finirà per cambiare attitudine. Antonio rimane indifferente alla religione dell'American Way of Life che invece Apu (un nome che cita, un po' goffamente, il grande personaggio della trilogia di Satyajit Ray) tenta di emulare, moltiplicando i lavori e le occupazioni, fino al poco convincente e repentino ravvedimento finale. Le sequenze più riuscite del film mostrano, senza voler impartire lezioni, le condizioni di disagio e precarietà sofferte da
gli emigranti di oggi negli States, che si riassumono nell'immagine della disagevole abitazione di Apu, esposta a tutta una serie di inconvenienti. Se la difficile relazione fra i due indiani sposati per procura, offre l'occasione per descrivere con sincerità lo sconcerto di chi precipita in una cultura estranea, più convenzionale è la storiella d'amore fra Antonio e Ellen, particolarmente il gioco rovesciato del finale. Un po' facile e manichea, è anche la contrapposizione fra l'indole mediterranea, svagata e priva di ambizioni di Antonio, e la meschinità conformista dello yuppie ex fidanzato di Ellen.
Anche se la narrazione rimane sempre in superficie, traspare già l'adesione dell'autore a personaggi che rifiutano di lasciarsi integrare negli schemi e nelle gabbie delle convenzioni sociali e preferiscono seguire le correnti degli impulsi e delle passioni, come sarà (ma con ben altra energia "selvaggia") il personaggio di Grazia in Respiro.
Roberto Chiesi, in Una distanza estranea - il cinema di Emanuele Crialese, Matteo Garrone e Paolo Sorrentino, Ed. di Cineforum

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
Emanuele Crialese
(Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di) Redazione Internet; Redazione Internet; Redazione Internet; Redazione Internet (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di) Ufficio Cinema; Ufficio Cinema; Ufficio Cinema; Ufficio Cinema
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