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Brigante di Tacca del Lupo (Il)


Regia:Germi Pietro

Cast e credits:
Soggetto: tratto dall'omonimo racconto di Riccardo Bacchelli, ridotto per lo schermo da Federico Fellini, Tullio Pinelli, Pietro Germi; sceneggiatura: Tullio Pinelli, Fausto Tozzi, Pietro Germi; scenografia: Cado Egidi; fotografia: Leonida Barboni; musica: Carlo Rustichelli; interpreti: Amedeo Nazzari, Cosetta Greco, Saro Urzì, Fausto Tozzi, Aldo Bufi Landi, Vincenzo Musolino, Amedeo Trilli, Natale Corino, Oscar Andriani, Piero Baldi, Alfredo Bini, Piero Fumelli, Aldo Lorenzon, Vittorio Scarabello, Sergio Bergonzelli; produzione: Cines-Lux Film Rovere; origine: Italia, 1952; durata: 98'.

Trama:
1863: i bersaglieri del capitano Giordani devono liberare una zona della Lucania dai briganti di Raffa Raffa, fedeli ai Borboni. Il capitano è per i metodi spicci, il commissario Siceli predilige l'astuzia.

Critica (1):(...) Con Il brigante di Tacca del Lupo egli realizza il suo film più "americano" e sferra il suo attacco più insidioso ai contrafforti del neorealismo. A parte le riserve che sempre ha suscitato nella critica italiana la filmografia "militare" di Ford, l'assunzione della cosiddetta sua trilogia della cavalleria a punto di riferimento del proprio lavoro era una palese deviazione di Germi dai principi ispiratori del nostro cinema. A nulla giovava il fatto che, accostandosi ad un tema storico di respiro così vasto, egli avrebbe potuto con una certa legittimità indicare il suo esperimento come esempio di quell'ideale passaggio al realismo che la critica coeva suggeriva come necessario esito di un'esperienza che denunciava segni di consumazione (e che un film parimenti "risorgimentale" come Senso (1953) parve realizzare compiutamente). A proposito del western era stato bensì avvertito che "in sé, l'adozione di una particolare forma... non può essere ancora considerata un fatto negativo. Dove invece l'errore diviene evidente è nel punto in cui questo rifarsi ad un modello western americano supera di molto la semplice questione formale... L'astrattezza tematica si combina così con una forma troppo legata ad un particolare e diverso contenuto: questi soldati e quei briganti sono troppo "nordisti" e "sudisti" per essere veri nella realtà in cui si muovono e dalla quale Germi non può prescindere". L'obiettivo dell'autore, come al solito, era quello di una sorta di neorealismo spettacolare, alla cui realizzazione si rilevava estremamente producente l'apporto di elementi filmici dal collaudato, largo favore del pubblico. Tuttavia, sotto questo aspetto, i risultati al botteghino non confortarono le attese: Il brigante di Tacca del Lupo occupa il ventunesimo posto nella graduatoria degli incassi della stagione 1952-53. Il ricorso a moduli espressivi estranei alla tradizione cinematografica nazionale - e neorealista in particolare - rende esplicita ancor prima che l'indicazione di un gusto e di una preferenza individuale dell'autore, una strada consapevolmente intrapresa in vista di una ridefinizione o riproposta artistica di un modo di far cinema in via di esaurimento: ben più avanzato, è il caso di aggiungere, di quello che si affermerà poco più di un decennio dopo col cosiddetto western all'italiana, il quale, anche nelle cose più riuscite, è irrimediabilmente segnato da un evidente gusto cinéfilo. Del western in realtà Germi accoglie qui una struttura narrativa singolarmente idonea a dare spessore al conflitto centrale del film. Le sequenze più evidentemente tributarie verso il "genere" possono essere considerate vere e proprie citazioni e, in quanto tali, denunciate come esempi di scrittura "à la manière de": si pensi alla sequenza iniziale che inquadra l'azione fra rupi e sentieri che richiamano immediatamente analoghi luoghi fordiani. L'analogia è ulteriormente ribadita dall'intelligente colonna sonora di Rustichellí che mescola ai ritmi e alle cadenze della musica westem una linea melodica di marca tipicamente italiana. La più frequente citazione ricorre soprattutto in una situazione spesso ripetuta: la partenza del gruppo dei bersaglieri, che la macchina riprende in campo lungo accompagnandone la marcia con lo stesso motivo musicale. Sul piano strettamente narrativo le somiglianze si fanno più nette e riguardano questa volta la prospettiva storica in cui Germi spiega il fenomeno del brigantaggio: l'equiparazione fra nordisti e forze governative da un canto e sudisti e brigantaggio dall'altro, pur col carattere di genericità inevitabile in siffatte analogie, contiene quella piccola parte di verità che giustifica la scelta formale del regìsta. Tuttavia è chiaro che è riconoscibilissimo lo scenario tipico del Meridione, familiare ad un regista che l'aveva eletto a luogo privilegiato del suo cinema. La contaminazione stilistica si realizza qui ad un livello dì elaborazione formale più complesso di quello attuato nel Cammino della speranza, fondato sullo schema pure fordiano dei "viaggio" verso una meta incerta. Precorrendo un po' i tempi, Germi si trovò perciò sfasato rispetto ad un clima culturale che, all'inizio degli anni Cinquanta, era ancora incline a privilegiare il rapporto con il presente. E tuttavia anche Il brigante di Tacca del Lupo intendeva verificare nel passato la sostanza degli stessi conflitti drammatici sottesi a In nome della legge o al Cammino della speranza: che erano quelli della legalità e del suo contrario. Se tale contrasto si era prima risolto in una prospettiva decisamente ottimistica, sancita nel primo dei film citati dal trionfo della legge, il mutare della temperie storica, qualche anno dopo, non è senza conseguenze sul Brigante di Tacca del Lupo, dove il lieto fine non deve trarre in inganno. Il percorso della nostra società dall'immediato dopoguerra, dominato da forti tensioni civili, agli anni dell'assestamento e della restaurazione ha notevolmente corretto I'ingenuo" ottimismo del regista.
Vito Attolini, Il Cinema di Pietro Germi, Elle Edizioni, 1986

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
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