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Titane


Regia:Ducournau Julia

Cast e credits:
Sceneggiatura:Julia Ducournau, Jacques Akchoti; fotografia: Ruben Impens; montaggio: Jean-Christophe Bouzy, musica: Jim Williams; interpreti: Agathe Rousselle, Vincent Lindon, Agathe Rousselle, Garance Marillier, Laïs Salameh, Mara Cisse, Marin Judas, Diong-Kéba Tacu, Bertrand Bonello; produzione: Kazak Productions; distribuzione:I Wonder Pictures; origine: Francia, 2021; durata: 108'.

Trama:Alexia adora le automobili, sin da quando, bambina, un incidente le ha donato una placca di titanio nella testa. Facendola rinascere, gonfia di rabbia e amore represso che la trasformeranno in un essere ibrido e nuovo. Perché la metamorfosi si completi, dovrà scoprire la forza potente che muove le cose del mondo: l’essere umani. Titane è un vero manifesto della nostra contemporaneità fluida e del cinema del futuro, materia pulsante densa di risonanze. Un film unico, provocatorio, innovativo, che attraversa l’immaginario techno-rock-pop new pangender e ha stupito e trionfato al 74. Festival di Cannes vincendo la Palma d’oro.

Critica (1):Automobile, interno giorno. Un padre nervoso e una figlia irrequieta che mugugna e scalcia. L’autoradio a volume altissimo, per silenziare la ragazzina. Un improvviso incidente lascia l’uomo incolume, la piccola no: dovrà convivere con una placca di titanio nel cranio, cicatrice che si farà memoria. Anni dopo, Alexia si esibisce in una sorta di lap dance con lucenti automobili in una versione meccanica dei locali di spogliarello: orde di uomini infoiati, devoti, pericolosi. Ma alle eccessive avance di uno di loro, Alexia reagisce uccidendolo brutalmente con una bacchetta che usa per legarsi i capelli.
Capiremo presto che questo non è un crimine isolato e seguiremo la donna nella fuga - dalla legge, ma soprattutto da se stessa - che comporta una trasformazione, anche di genere, del suo aspetto. Alexia è misteriosamente incinta, si spaccia per un uomo, cerca rifugio tra le braccia di un pompiere che ha perso da anni un figlio scomparso e che è pronto a credere che quell’essere androgino e di poche parole possa essere davvero lui, che possa riempire il vuoto dell’esistenza. C’è molta carne al fuoco nell’opera seconda di Julia Ducournau che, dopo il successo di Grave - in cui due sorelle scoprivano l’ebbrezza del corpo attraverso un crescente fascino cannibale - si misura con una storia sovraccarica, derivativa, rumorosa e straniante. In Titane - Palma d'oro all'ultimo Festival di Cannes - ci sono pulsioni omicide, riflessioni di genere, affetti monchi, vendette trasversali, ambiguità organiche. (...)
Agathe Rousselle dona un vitalismo crudele alla sua protagonista, attraversando il film con la sua cicatrice in testa bene in vista, uccide senza rimorso, si fa sedurre - letteralmente - da macchine fiammanti. Quelle fiamme che ritorneranno, come una brace catartica, nel suo rapporto con il pompiere dolente (il solito, straordinario Vincent Lindon) che da anni piange la sparizione del figlio. (...)
Federico Pedroni, cineforum.it, 30/9/2021

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
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