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Parole sante


Regia:Celestini Ascanio

Cast e credits:
Sceneggiatura: Ascanio Celestini; fotografia: Gherardo Gossi; montaggio: Alessandro Pantano; musica: Ascanio Celestini, Roberto Boarini, Matteo D'Agostino, Gianluca Casadei; produzione e distribuzione: Fandango; origine: Italia, 2007; durata: 72'.

Trama:Cinecittà è un quartiere romano a ridosso del Raccordo Anulare. Tra i tanti palazzoni anonimi che sorgono intorno a quello che è stato uno dei primi centri commerciali della Capitale, ve ne è uno molto particolare. A prima vista, sembra identico agli altri, ma in realtà ogni giorno circa quattromila lavoratori precari varcano quel portone. Si tratta di una moderna "fabbrica" per lavoratori precari. Tra i tanti, ci sono alcuni operatori telefonici che hanno provato a denunciare la loro condizione. Hanno scioperato, organizzato manifestazioni, scritto ai giornali perché si interessassero alle loro condizioni di lavoro, presentato esposti agli uffici del lavoro. Hanno tentato di sconfiggere il sistema ma sono stati schiacciati: li hanno licenziati. Per non perdere il loro impiego avrebbero dovuto accettare di lavorare a tempo pieno, senza un contratto regolare, per 550 Euro al mese. Troppo pochi per chinare ancora un'altra volta la testa...

Critica (1):La precarietà è una malattia sociale. La precarietà crea invalidità. La precarietà è letale. La precarietà è una bomba. Parole sante, verrebbe da dire. E forse deve essere questo il motivo per cui Ascanio Celestini il suo documentario, tratto dallo spettacolo teatrale 'Appunti per un film sulla lotta di classe', l'ha chiamato proprio Parole sante. (...) Il documentario è un viaggio raccontato dai nuovi naufraghi del mondo del lavoro, i precari. L'Atesia è il più grande call center italiano, l'ottavo in Europa. È diventato il simbolo della precarietà, soprattutto dopo che una visita dell'ispettorato del lavoro l'ha costretta a regolarizzare le posizioni dei "fittizi" contratti a progetto. Ascanio incontra le vittime di una guerra senza armi e senza soldati. Entra in questo collettivo autorganizzato. Un bell'esempio di vitalità politica, ma anche di assenza clamorosa di istituzioni e strutture. Il collettivo è l'unica arma di difesa di questi lavoratori perché i precari hanno solo doveri e nessuna rappresentanza sindacale. Sono fantasmi per i padroni ma anche per chi dovrebbe stare dalla loro parte.
Boris Sollazzo, Liberazione, 20/10/2007

Critica (2):Parole sante è il secondo documentario di Ascanio Celestini che torna a parlare di lavoro e sfruttamento dopo Senza paura che si occupava della vicenda di sei lavoratori notturni. Il noto drammaturgo ha incontrato un gruppo di precari che hanno lavorato in questi anni nel più grande call center italiano. Migliaia di persone sono passate per l'Atesia con sede a Cinecittà in un'anonima palazzina che solo all'apparenza sembra un condominio qualunque. Numeri da capogiro: trecentomila telefonate al giorno, quattromila impiegati.
La storia prende vita attraverso le loro interviste e le loro parole. Per quanto Celestini voglia trovare delle risposte, il filmato solleva domande scomode su questa realtà poco approfondita ma, più in generale, ricostruisce le forme di organizzazione e lotta passando dai sindacati per arrivare ai partiti e allo Stato. In modo chiaro e diretto, viene cancellata l'idea che la flessibilità possa essere uno strumento per calare la disoccupazione. Rimane, però, la confusione su cosa sia un lavoratore precario. Sono persone che scelgono la flessibilità per sentirsi più libere oppure sono subordinati a cui le aziende fanno un contratto a progetto per risparmiare? Difficile trovare una collocazione per loro visto che il mercato del lavoro cambia di giorno in giorno.
Il documentario si preoccupa non solo di fornire stime precise su un fenomeno sempre più preoccupante ma sottolinea anche il forte disagio emotivo vissuto da molti ragazzi che, spesso, accettano un lavoro pagato cinquecentocinquanta euro. Fugge l'inchiesta esattamente come si allontana dalla trappola di cadere nella distinzione tra politica e anti-politica. Il cinema e teatro sono politici nel loro stesso essere in quanto parlano di cose che accadono alle persone.
Matteo Signa, mymovies 2007

Critica (3):

Critica (4):
Ascanio Celestini
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