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Vedovo (Il)


Regia:Risi Dino

Cast e credits:
Sceneggiatura: Rodolfo Sonego, Fabio Carpi, Dino Risi, Sandro Continenza, Dino Verde; fotografia: Luciano Transatti; musiche: Armando Trovatoli; montaggio: Alberto Galletti; scenografia: Piero Filippine; arredamento: Riccardo Domenica; costumi: Gaia Romanici; interpreti: Alberto Sordi (Commendator Alberto Nardi), Franca Valeri (Elvira Almiraghi), Livio Lorenzon (Ragionier Stucchi), Nando Bruno (Armando, zio di Alberto), Ruggero Marchi (Commendator Carlo Fenoglio), Eleonora Ruffo (Gioia, amante di Alberto), Mario Passante (Commendator Lambertoni), Nanda Primavera (Italia, madre di Gioia), Rosita Pisano (impiegata di Nardi), Alberto Rabagliati (se stesso), Angela Luce (Margherita); produzione: Edgardo Cortese e Elio Scardamaglia per Paneuropa Cinematografica; distribuzione: Medusa; origine: Italia, 1959; durata: 100’.

Trama:Il commendator Alberto Nardi è un uomo giovane, pieno d'iniziativa, che ha la passione dei grandi affari industriali, ma non ha la capacità necessaria a condurli con successo. Per effetto della sua pericolosa mania, Alberto si trova spesso in gravi difficoltà ed è costretto a ricorrere all'aiuto di sua moglie Elvira, donna ricchissima e saggia amministratrice della propria sostanza. Ma un brutto giorno Elvira, stanca di sborsare milioni per le follie del marito, gli nega ogni aiuto. Per Alberto, che oltre a quella degli affari, ha anche altre costose passioni e fa una vita poco morale, la situazione minaccia di divenire tragica. I creditori lo assillano, è sul punto di dover chiudere la propria fabbrica. Quando gli giunge la notizia che il treno nel quale viaggia sua moglie è precipitato in un lago, Alberto crede che il destino l'abbia favorito. Mentre ostenta un acerbo dolore, decide di vendere le proprietà della moglie. Ma Elvira non è morta, ha viaggiato in automobile e rientra in tempo per assistere alla messa in scena delle esequie a lei destinate e ora più che mai è decisa a respingere ogni richiesta del marito. Questi, sconvolto e perseguitato dai creditori, riprende dopo qualche tempo il dominio dei suoi nervi per dedicarsi alla preparazione di un delitto perfetto che deve liberarlo dalla moglie. Purtroppo però, a causa di una serie di imprevisti, rimane lui stesso vittima del macchinoso piano studiato in tutti i particolari, per ammazzare Elvira.

Critica (1):Il marito quasi povero d’una donna molto ricca scopre un giorno, in seguito a un equivoco, quanto gli sarebbe utile essere vedovo; così, organizza una specie di delitto perfetto che dovrebbe consentirgli senza sforzo di realizzare il suo desiderio. Ma le cose, naturalmente, vanno in tutt’altro triodo. Ha diretto Dino Risi, con evidenti intenzioni farsesche, cercando, però, di raggiungere in più punti gli effetti del “grottesco” anziché quelli della farsa vera e propria, ed abbondando, perciò, in situazioni metà umoristiche, metà sinistre, alla maniera di certo cinema britannico. Non sempre ha ottenuto quel che voleva, perché i personaggi, le battute, i colpi di scena stentano qua e là ad ottenere il riso a causa del clima livido e accigliato che li avvolge, ma le occasioni di divertimento non mancano e se non sottilizzerà troppo sul gusto di talune trovate di dubbia ispirazione, il pubblico avrà ampio modo di divertirsi; se farà attenzione, naturalmente, a prendere il tutto come uno “scherzo” e se, anche in quello che sembra a un certo momento un serratissimo dramma poliziesco, riuscirà ad intuire la beffa, l’ironia e, non di rado, la satira. Fra gli interpreti è da ricordare soprattutto Alberto Sordi che, nelle vesti del protagonista, ha voluto dimettere gli accenti solo comici cui spesso indulge per assumere, sotto la maschera dell’allegria, un tono abilmente sinistro, lucido e spietato, capace di destare il riso con una efficacia forse maggiore dei lazzi più decisamente farseschi. Al suo fianco, divertente come al solito, Franca Valeri nei panni della moglie invano candidata a morte violenta.
Gian Luigi Rondi, Il Tempo, 21/11/1959

Critica (2):Nel 1959 Dino Risi, uno dei massimi esponenti della grande commedia all’italiana, ha realizzato una delle sue pellicole più famose e di maggior successo, Il vedovo, terza collaborazione fra il regista di Poveri ma belli ed il mitico attore romano Alberto Sordi, che qui interpreta il ruolo di un industriale spiantato e non particolarmente capace, incessantemente deriso dalla propria “dolce metà”. Al fianco di Alberto Sordi, che come al solito veste i panni del tipico italiano medio un po’ sfortunato, contraddistinto da una buona dose di cinismo e di subdola cattiveria, troviamo una strepitosa Franca Valeri (all’anagrafe Franca Maria Norsa), perfetta nella parte della moglie ricca e dispotica verso la quale il protagonista proietta i propri sogni di “vedovanza”.
Sordi e la Valeri, entrambi già diretti da Risi nel film Il segno di Venere (1955), prestano il volto a due coniugi che vanno tutt’altro che d’amore e d’accordo, e fra i quali si è instaurato un rapporto di subordinazione in cui a tenere il coltello dalla parte del manico è la signora Elvira, in virtù delle sue cospicue finanze. Le frequenti schermaglie fra Alberto ed Elvira (che gli si rivolge sempre con la frase “Cos’hai, cretinetti?”) sono a dir poco gustose, e le ventiquattr’ore trascorse dal presunto “vedovo” convinto della tragica dipartita della moglie, con tanto di esequie interrotte sul più bello, suscitano risate a volontà. Esilarante anche la parte finale del film, in cui Alberto, deciso a sbarazzarsi dell’odiata consorte, organizza un omicidio studiato nei minimi dettagli, servendosi di un ascensore malfunzionante come “arma del delitto”.
In conclusione, Dino Risi ci regala una formidabile commedia nera, decisamente divertente, che non esita a calcare il pedale sui toni del grottesco dando vita a situazioni irresistibili e ad una serie di gag spassosissime. Una lode di merito ai due attori protagonisti, Sordi e la Valeri, che grazie ad un’efficace caratterizzazione dei rispettivi personaggi riescono a rendere questo film un vero e proprio gioiello di comicità, da riguardare ancora oggi con grande piacere.
Stefano Lo Verme, mymovies

Critica (3):

Critica (4):
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