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Glory - Non c'è tempo per gli onesti - Slava


Regia:Grozeva Kristina, Valchanov Petar

Cast e credits:
Sceneggiatura: Kristina Grozeva, Petar Valchanov, Decho Taralezhkov; fotografia: Krum Rodriguez;; scenografia: Vanina Geleva; costumi: Kristina Tomova; interpreti: Stefan Denolyubov (Tzanko Petrov), Margita Gosheva (Julia Staikova), Kitodar Todorov (Valeri), Milko Lazarov (Kiril Kolev), Ivan Savov (Ministro Kanchev), Mira Iskarova (Galya), Ana Bratoeva (Ani), Stanislav Ganchev (Misho), Tanya Shahova (Pepa), Deyan Statulov (Ivan), Decho Taralezhkov (Krasi); produzione: Kristina Grozeva, Petar Valchanov, Konstantina Stavrianou, Irini Vougioukalou Per Abraxas Film, in coproduzione con Graal Films, Screening Emotions, Aporia Filmworks; distribuzione: I Wonder Pictures; origine: Bulgaria-Grecia, 2016; durata: 101'.

Trama:A volte un oggetto ha un valore che va al di là della sua materialità. È il caso del vecchio orologio Glory che il protagonista ha ricevuto da suo padre e che usa per svolgere al meglio il suo lavoro di ferroviere. Finché un atto di estrema onestà – la restituzione di un'ingente somma di denaro trovata sui binari del treno – non lo obbligherà, per un'assurda combinazione di eventi, a separarsene. Per lui, divenuto riluttante simbolo di onestà nelle mani del Ministero dei Trasporti, recuperare il Glory diventerà anche un modo per recuperare la propria dignità di uomo. Sulla sua strada, troverà l'implacabile capo PR del Ministero dei Trasporti, l'unica persona che può aiutarlo. O, forse, l'unica che può davvero rovinargli la vita.

Critica (1):Tsanko Petrov lavora alla manutenzione dei binari ferriovari in uno stato di quasi indigenza. Un giorno trova sui binari del treno un'ingente somma di denaro. Anziché intascarselo, Tsanko chiama la polizia e le consegna il denaro, divenendo una sorte di eroe per la stampa nazionale. Come premio il Ministero dei Trasporti, nel frattempo al centro di un'indagine sulla corruzione, gli consegna un orologio. Solo che l'orologio nuovo non funziona e quello vecchio, regalato a Tsanko dal padre, viene smarrito dalla PR del ministro, Julia Staikova.
Molti hanno conosciuto il cinema bulgaro attraverso il talento di Kristina Grozeva e Petar Valchanov e al loro The Lesson - Scuola di vita, distribuito in sala anche in Italia e mietitore di consensi nei vari festival in cui è stato presentato. La mano dei due autori si riconosce anche in Glory, ma è come se il dosaggio degli ingredienti fosse state alterato da un sabotatore.
L'intento è ancora una volta quello di mettere in luce contraddizioni e storture di una società piagata dalla corruzione e dall'iniquità, una macchina che sembra avere come unico scopo quello di stritolare lo Tsanko Petrov di turno, vittima predestinata delle prevaricazioni altrui. E puntualmente Tsanko Petrov – goffo, ingenuo e ignorante – sbaglia tutti i passi possibili per affrancarsi dal proprio disagio, finendo solo per stringere sempre più il cappio attorno al proprio collo.
L'accento è posto sul lato più grottesco e umoristico delle vicende di Tsanko e in parallelo, e per contrasto, di Julia Staikova, donna in carriera che pone il lavoro sopra ogni cosa e non nasconde il proprio disprezzo nei confronti dei suoi sottoposti. L'incontro improbabile tra i due, determinato da un fato beffardo, mette a nudo la profonda ingiustizia insita nella società bulgara, in cui un atto altruista come quello di Tsanko rappresenta un'anomalia imprevista e ingestibile per un sistema corrotto fino al midollo.
Emanuele Sacchi, mymovies, 4/8/201623/9/2017

Critica (2):(…) Girato con mezzi e libertà da cinema indipendente (low budget, camera a mano e location rubate alla strada) "Slava" in realtà si distacca dalle derive di questo modello non solo perché riesce a scansarne i vezzi, e perciò a evitare la frenesia della macchina da presa e delle riprese volutamente approssimate così come del bisogno ossessivo di parlarsi addosso, ma soprattutto per le qualità di un testo che senza farsene accorgere riesce a passare dal tono grottesco e paradossale della prima parte – quella in cui la circonvenzione del povero Petrov da parte di Julia e dei suoi accoliti è descritta con accenti quasi kafkiani – a quello crudo e drammatico della seconda, in cui la resa dei conti tanto inaspettata quanto inevitabile dà vita a un finale senza vincitori né vinti. Consapevole dell'importanza della denuncia di cui si fa promotore (la corruzione del sistema e la mancanza di morale dei governanti) "Slava" non commette l'errore di sbandierare i suoi contenuti a mo' di feticcio, ma ne rafforza gli effetti sporcandoli con gli artifici di una drammaturgia che riesce a trasformare l'indignazione in un noir esistenziale serrato ed emozionante. La violenza che ne deriva pur mettendo a dura prova le psicologie dei protagonisti si mantiene lontana dal contesto visivo a cui siamo stati abituati dal cinema americano; dal quale i registi si distaccano con la decisione di riversare la brutalità dei comportamenti, non tanto nell'esibizione del sangue e dei suoi rituali, quanto piuttosto sulle conseguenze che tali azioni comportano sulla qualità delle relazione umane, intese in senso deteriore e come strumento di oppressione e di ricatto (sintetizzate dalle reazioni di Julia rispetto alla realtà che la circonda), e come semplice merce di scambio.
ondacinema.it

Critica (3):

Critica (4):
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