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Così come sei


Regia:Lattuada Alberto

Cast e credits:
Soggetto: Paolo Cavara, Enrico Oldoini; sceneggiatura: Enrico Oldoini, Alberto Lattuada; fotografia (Technicolor): José Luis Alcaine; scenografia: Luigi Scaccianonce, Cruz Baleztena; costumi: Bona Nasalli Rocca; montaggio: Sergio Montanari; musica: Ennio Morricone; interpreti: Marcello Mastroianni (Giulio Marengo), Nastassja Kinski (Francesca), Francisco Rabal (Lorenzo), Monica Randal (Luisa Marengo), Giuliana Calandra (Teresa), Barbara De Rossi (Ilaria), Anja Pieroni (Cecilia), Alberto Lattuada (il barbone), Maria Pia Attanasio (la proprietaria del giardino), Mario Cecchi (il giardiniere), Raimondo Penne, Claudio Aliotti, José Maria Caffarel, Massimo Bonetti, Adriana Falco, Rodolfo Bigotti; produzione: Giovanni Bertolucci per San Francisco Film (Roma)/Producciónes Cinematograficas Ales (Madrid); distribuzione: Ceiad-Columbia; durata: 1091; anno: 1978.

Trama:Il maturo architetto Giulio Marengo (Marcello Mastroianni) conosce a Firenze la giovane studentessa Francesca (Nastassja
Kinski) e inizia con lei un rapporto sentimentale: Ben presto sorge il dubbio che Francesca, per una serie di coincidenze, potrebbe essere sua figlia naturale, ma le indagini non danno una risposta sicura e Giulio si dedica sempre più alla ragazza, giungendo quasi a dimenticare i sospetti. Al ritorno da una vacanza assieme, Francesca abbandona Giulio.

Critica (1):La singolarità di Così come sei deriva dall'immissione in una storia tradizionale - l'amore tra una minorenne e un uomo maturo - di un elemento perturbatore che dovrebbe in teoria frenarne lo sviluppo o modificarne la direzione. Invece di cambiare l'atteggiamento del protagonista in seguito al sospetto, Lattuada e gli sceneggiatori Oldoini e Cavara affiancano il nuovo corso narrativo a quello preesistente: la storia sentimentale di Francesca e Giulio procede così di pari passo con il tentativo di quest'ultimo di accertare la verità sul presunto legame di parentela. A mano a mano, però, la preoccupazione di compiere un atto incestuoso si affievolisce, cedendo il posto alla intensificazione del rapporto sentimentale e sessuale e alla liberazione da condizionamenti morali o censure collettive.
Da qui in poi il racconto di struttura non più vista di una clamorosa rivelazione o di una rassicurante smentita, ma si mantiene in equilibrio sul filo del sospetto, della notizia incerta, della sicurezza subito cancellata. E nel solco di questa ambiguità Lattuada fa percorrere all'attempato e perplesso protagonista le vie di una nuova morale, che coltiva liberamente il piacere di una realtà, forse proibita, nell'attesa di vederne confermata o meno la legittimità. Si sa che un giudizio è tanto più autorevole quanto più è pertinente il ruolo di chi lo formula: e il colpo di grazia all'ipotetica paura dell'incesto è assestato quasi subito, quando Giulio, dopo le prime supposizioni, sfoglia il dizionario e va a leggerla voce "incesto", commentando: "E poi non dice nemmeno che è peccato.
Questo superamento di un concetto - religioso e civile - di autorità e di controllo esercitato dalla morale borghese definisce l'atmosfera in cui si svolge la storia, che il protagonista vorrebbe "fissare" ricorrendo alla sua realtà grafico-terminologica trascritta nel dizionario. II massimo codice del linguaggio è consultato per stabilire una rettitudine almeno formale del comportamento: fornendo a Giulio la realtà del termine in quanto semplice nomenclatura, il dizionario lo spoglia di tutte le implicazioni che nascono se lo si inserisce in un giudizio morale, come avviene nella vita. Invece l'attrazione reciproca tra l'uomo e la ragazza - oltre quella immediata, fisica - ubbidisce a motivazioni dai contorni lievemente usurati nella loro stereotipia: una difficile situazione familiare per lui (una moglie indifferente, una figlia incinta), un non celato complesso paterno per lei, che la porta a prediligere gli uomini di una certa età e a tappezzare la sua stanza di manifesti con le foto di famosi "vecchi": Einstein, Marx, Freud, Pirandello, Hemingway, Gide, Lenin, Churchill.
Ma mentre il personaggio di Giulio non esce dai confini di un autobiografismo valido sia per il regista che per l'attore, quello di Francesca è in linea con quei ritratti femminili che Lattuada ha continuato a disegnare nel corso degli anni, come nuova condizione psicologica, come anticipazione storica e di costume. Il ritratto di Francesca è il più evanescente, il più "alla moda" tra quelli finora proposti, ma conserva un attributo tipico in comune con le protagoniste di Le farò da padre e Oh, Serafina!: la spontaneità del desiderio sessuale inscindibile dalla legittimità della sua soddisfazione, la forza dirompente dell'erotismo, la nondipendenza da regole
o misure. E le contraddizioni su quest'argomento si risolvono, come sempre per Lattuada, al momento della visione: il corpo nudo, magro e lungo di Nastassja Kinski che si muove nella stanza richiama le immagini di Teresa Ann Savoy e di Dalila Di Lazzaro, precisando il gusto di quell'erotismo totale, tangibile, mai compiaciuto che Lattuada raggiunge nella ricerca continua di una bellezza perfetta ma che carica anche e sempre di significati positivamente trasgressivi rispetto alla morale dell'uomo e della società.

Claudio Camerini, Alberto Lattuada il Castoro cinema 1980

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
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