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Moglie del poliziotto (La) - Frau des Polizisten (Die)


Regia:Gröning Philip

Cast e credits:
Soggetto: Philip Gröning; sceneggiatura: Philip Gröning, Carola Diekmann; fotografia: Philip Gröning; montaggio: Hannes Bruun, Philip Gröning; scenografia: Petra Barchi, Petra Klimek, Adán Hernández S.; costumi: Ute Paffendorf; interpreti: Alexandra Finder (Christine), David Zimmerschied (Uwe), Pia Kleemann (Clara), Chiara Kleemann (Clara), Horst Rehberg (uomo), Katharina Susewind (collega), Lars Rudolph (Kalle); produzione: Philip Gröning, Dr. Matthias Esche, Philipp Kreuzer, Werner Wirsing per Philip-Gröning-Filmproduktion, Bavaria Film, 3l Filmproduktion, Bayerischer Rundfunk (Br), Zdf/Arte; distribuzione: Satine Film; origine: Germania, 2013; durata: 172’.

Trama:Storia di una giovane coppia che si trasferisce in una piccola città con la figlioletta di 4 anni. Completamente assorbito dal proprio lavoro di poliziotto, il marito pian piano si allontana da moglie e figlia che invece, nel frattempo, stabiliscono un legame sempre più stretto. Ben presto, la nuova condizione scatenerà una serie di conflitti all'interno della famiglia...

Critica (1):Un appartamento grazioso, un paese civettuolo, una campagna bellissima. E poi la famigliola giovane e felice: lui poliziotto, lei casalinga, più una deliziosa figliolina bionda. In quasi tre ore, divise in una sessantina di brevi scene numerate, il regista tedesco Philip Gröning in La moglie del poliziotto, racconta il lato nero e segreto di una qualunque famiglia apparentemente perfetta. E lo fa con un alternarsi di immagini ferme e idilliche degli oggetti, della natura, con altre animate della vita quotidiana, in cui il sesso tra coniugi si alterna all'assenza di parole, l'amore per far crescere felice quella stupenda piccina si spezza negli improvvisi scoppi di violenza del marito e nella sottomissione sempre più rassegnata della moglie.
In questa lenta discesa verso una probabile tragedia, nello splendore delle immagini troppo
immobili per comunicare serenità, a poco a poco si viene presi da un'inquietudine inspiegabile. Basta a comunicarla uno scoiattolo che saltella nel bel bosco, basta una volpe che di notte attraversa le strade: bastano queste strade completamente mute e vuote, basta un mercatino visto dalla finestra come un miraggio perché proibito. Il biondo poliziotto fa il suo lavoro, fotografa i morti degli incidenti stradali, spara al cervo ferito: torna a casa con la spesa e i fiori per la moglie. Ma perché lei sta sempre in casa dedicandosi solo alla bambina, se non la domenica quando la famigliola esce unita, perché non parlano con nessuno, non vedono nessuno, perché alla fine il solo dialogo tra loro è quello di farsi giochi stupidi, spruzzarsi l'acqua, fare il braccio di ferro, o, per deliziare l'amatissima bambina cantare insieme le filastrocche infantili? Cosa rende questa perfezione angosciosa e allucinante? E chi è quel vecchio solitario, dal volto devastato dalla disperazione, che ogni tanto compare solitario in una delle scene rigorosamente numerate, nella neve o allo stesso tavolo dove in altri momenti cena la famigliola? Tutto l'amore della mamma, dal bel
corpo sempre più straziato dalle ecchimosi, vigila dolce su quella piccina curiosa cui sta insegnando a percepire il mondo, la natura, i piccoli saperi che preparano alla vita. Ma non basta, lei vuole anche l'amore del marito, come se la sua violenza fosse un legame indispensabile, una necessità di coppia.
Film lunghissimo, agli inizi difficile, eppure col potere di catturare subito come una ragnatela. Da film come questo, spesso astratto e quasi muto, di solito la gente fugge anche ai festival, con gran fracasso di poltrone. Invece dalla sua prima mondiale non si è mosso nessuno, abbacinato dall'orrore quotidiano che chissà quante famiglie irreprensibili conoscono nel più dolente segreto. Attori bravissimi a noi sconosciuti, piccina sui due anni meravigliosa di verità. Il suo volto senza sorriso, contratto, quasi furibondo, chiude il film come fosse la sua vita.
Natalia Aspesi, la Repubblica, 31/8/2013

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