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Last September - Last September (The)


Regia:Warner Deborah

Cast e credits:
Sceneggiatura
: John Banville da un romanzo di Elizabeth Bowen; fotografia: Slavomir Idziak; musiche: Zbigniew Preisner; montaggio: Kate Evans; interpreti: Maggie Smith (Lady Myra), Michael Gambon (Sir Richard Naylor), Fiona Shaw (Marda Norton), Tom Hickey (O'Brien), Keeley Hawes (Lois Farquar), David Tennant (Gerald Colthurst), Richard Roxburgh (Daventry), Gary Lydon (Peter Connolly), Lambert Wilson (Hugo Montmorency), Jane Birkin (Francie Montmorency), Jonathan Slinger (Laurence Carstairs); produzione: Georges Benayoun, Peter Fudakowski, Marina Gefter, Sara Giles, Neil Jordan; distribuzione: Lucky Red; origine: Francia/Irlanda/Gran Bretagna, 2001; durata: 103'.

Trama:Irlanda, 1920. Durante il conflitto tra l'esercito britannico e i rivoltosi irlandesi che vogliono l'indipendenza, due aristocratici naturalizzati irlandesi ma britannici di origini e costumi vivono ignorando i cambiamenti sociali in corso.Con loto abita una nipote, Lois, figlia di ricchi genitori e promessa sposa ad un ufficiale britannico. La ragazza offre rifugio ad uno dei ribelli irlandesi di cui finirà per innamorarsi...

Critica (1):La storia è ambientata negli anni Venti, in una nazione sconvolta dalla rivolta degli irredentisti e dalla violenta repressione delle truppe di sua maestà britannica. Ma nella ricca magione di campagna dei coniugi Naylor, piena di numerosi ospiti, la vita sembra scorrere immutabile come sempre. Nonostante dall’esterno arrivino notizie di quotidiane, sconvolgenti violenze, sir Richard e sua moglie Myra si sforzano di illudersi che nulla potrà cambiare, e, imperterriti, gli anziani coniugi proseguono ad organizzare feste, incontri e partite di tennis, benché quest’ultime non siano particolarmente apprezzate da Lady Myra. Ma a fare breccia in questo mondo dorato, facendovi esplodere all’interno i contrasti del mondo esterno, è la presenza della giovane Lois, una nipote dei padroni di casa, corteggiata da un capitano inglese, e contemporaneamente stregata da un pericoloso ribelle. Come è facile intuire, Last september è un film di impianto classico, che gioca molto sul contrasto fra la bellezza della natura incontaminata e la ricchezza degli arredi da una parte e la drammaticità dello scontro sociale e politico dall’altra. In casa Naylor domina un clima di noia e di attesa, destinato ad essere inesorabilmente spazzato via dagli eventi, fino ad una conclusione tanto drammatica, quanto prevedibile. Ma Last september si può leggere anche come un romanzo di formazione, che racconta il passaggio dalla giovinezza all’età adulta di Lois, una ragazza dal comportamento immaturo, quasi infantile, ma costretta a prendere coscienza del proprio difficile destino in un’atmosfera di esplosiva violenza. Non sorprende più di tanto, visto le matrici femminili sia del romanzo, sia del film, il fatto che mentre i personaggi maschili siano tutti stereotipati e modesti, a risaltare, pur in un impianto di tipo corale, siano le donne. Perché oltre a Lois, risultano assai ben caratterizzate anche Lady Myro, che, con il volto inossidabile di Maggie Smith, è una donna segnata da un’aristocratica freddezza, che si trasforma in subdola cattiveria nei confronti del capitano corteggiatore della nipote. Colpisce anche la dolente Francie, affidata ad una irriconoscibile Jane Birkin, e soprattutto il personaggio di Marda Norton, una donna modernissima per l’epoca, spregiudicata e capace di tenere testa ai partner maschili.
Franco Montini, Kwcinema

Critica (2):Tratto dal romanzo di Elisabeth Bowen, Last September si presenta come il ritratto della fine di un epoca – la dominazione britannica in Irlanda – e del declino di una classe e di uno stile di vita che durava da secoli. Siamo a Danielstown, la “Grande Casa” di campagna di sir Richard Naylor e di sua moglie Lady Myro. Oltre a loro nella casa trovano ospitalità Hugo e sua moglie Francie, due nobili inglesi di stampo feudale ormai nella fase più cupa della loro decadenza, e la giovane nipote Lois, una ragazza dal comportamento anticonformista, assiduamente corteggiata dal capitano inglese Gerald Colthurst, ma in contatto anche con un rivoluzionario irlandese temuto e ricercato, Peter Connoly. Una sera, seguendo Lois, Gerald incontra Peter in un vecchio mulino e lo scontro tra i due è inevitabile. Nel film viene messa sotto analisi la classe aristocratica anglo-irlandese nota come la Ascendancy, la quale mantiene un atteggiamento distaccato e quasi scettico nei confronti degli avvenimenti che iniziano ad accavallarsi fuori dalla loro casa, ormai diventata un oasi fuori dal tempo: sembra che nessun evento possa sconvolgere le loro abitudini. Nonostante ciò e malgrado il sorriso formale dietro la facciata di feste in giardino e di grandi balli negli accampamenti militari, sanno che la fine è vicina. Ma il film è anche un dramma psicologico che narra le tensioni fra l’amore che una giovane ragazza che si appresta a diventare donna sente crescere in lei per un rivoluzionario esaltato e violento ed il suo desiderio di libertà, fra la tradizione nobiliare in cui è cresciuta e la terrificante prospettiva dell’indipendenza, sia sul piano politico che spirituale: in fondo siamo di fronte al racconto del processo di maturazione di una giovane donna in un tempo e in un luogo dominati dalla violenza. Il film segna il debutto nella regia cinematografica per Deborah Warner, apprezzata per i suoi numerosi lavori teatrali. Tutto il cast, a cominciare da Maggie Smith e Michael Gambon per arrivare alla grande Fiona Shaw, mostra il suo passato e la sua esperienza teatrale, in dialoghi serrati che compongono l’ asse portante di tutto il lavoro. In Last September la quotidianità della vita resta sospesa come una melodia sull’imminente tragico destino della storia: la Warner ed il suo direttore della fotografia Slawomir Idzaik hanno caratterizzato l’intero lavoro di un linguaggio cinematografico adatto a trasmettere quel senso di riflessione, di nostalgica malinconia che accompagna l’inevitabile avvicinarsi della tragedia nella luce dorata di un autunno irlandese.
Vincenzo Sardellitti, Cinema studio

Critica (3):

Critica (4):
Deborah Warner
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