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Vacanze di Monsieur Hulot (Le) - Vacances de M. Hulot (Les)


Regia:Tati Jacques

Cast e credits:
Sceneggiatura: Henri Marquet, Jacques Lagrange, Jacques Tati; fotografia: Jacques Mercanton, Jean Mousselle; musiche: Alain Romans; montaggio: Suzanne Baron, Jacques Grassi, Charles Bretoneiche; scenografia: Henri Schmitt, interpreti: Jacques Tati (M. Hulot), Nathalie Pascaud (Martine), Michele Rolla (la zia), Valentine Camax (signora inglese), Andre' Dobois (il comandante), Lucien Regis (albergatore), Louis Perrault (Fred); produzione: Cady Film Discina/Fred Orain; distribuzione: Cineteca di Bologna; origine: Francia, 1953; durata: 88'.

Trama:Disdegnando la folla che si pigia nei treni, il sig. Hulot parte per le vacanze a bordo della sua vecchia auto scoppiettante. Insensibile ai commenti ironici che provoca il suo passaggio, egli giunge così al modesto alberghetto sul mare, mèta del suo viaggio. Si tratta della classica pensione familiare, i cui clienti s'incontrano ogni giorno alle stesse ore. C'è la bionda fanciulla che fa strage di cuori maschili, l'uomo d'affari che non riesce a staccarsi dal telefono, il comandante coi suoi atteggiamenti marziali, i bimbi coi loro giochi. In mezzo a questa gente pacifica, il sig. Hulot con le brillanti iniziative che gli detta il suo spirito amabile, porta lo scompiglio. Egli organizza in successione una passeggiata sui muli, un ballo in costume, un pic-nic, ma purtroppo queste imprese provocano spesso degli incidenti spiacevoli. Malgrado questo, l'ultima sera i villeggianti vogliono festeggiare il signor Hulot con fuochi d'artificio ma anche questa volta la goffaggine del festeggiato cagiona un disastro. Partito il sig. Hulot, la maggior parte dei suoi compagni di pensione deve tuttavia riconoscere di aver trascorso, per suo merito, un periodo di vacanza meno monotono e più gradevole del solito.

Critica (1):Domanda ingenua: che cosa fa Hulot quando non è in vacanza? Qual è la sua attività? Ha un mestiere? Si ignora quasi tutto di lui. Non è che una silhouette, un uomo disegnato che si muove. Tale è la sua sorte di film in film. La sua vettura, una buffa macchina scoppiettante, gioiosamente obsoleta, è risolutamente sfasata. Come chi la guida. Il veicolo è immatricolato 8244 AK 75. Hulot è quindi parigino. Non si sa molto di più. Hulot ha vagabondato per arrivare fino a quella graziosa spiaggia della Bretagna dove, come gli altri clienti, ha le sue abitudini all'Hôtel del la Plage. Una delle qualità del film, fra tante altre, è di farci amare la pensione completa. La campana suona ad orario fisso, tutti vengono dalla spiaggia e si ritrovano nella sala del ristorante. Ci si saluta, gli sguardi si incrociano da un tavolo all'altro, ci si sfiora senza toccarsi.
Il cinema di Tati consiste nell'arte di non toccarsi (troppo). Al tennis, quando Hulot serve, con la sua battuta efficace ma così particolare, l'avversario di fronte a lui si trova nell'incapacità di rilanciare la palla. Ipotesi da approfondire: Hulot non crea nessuna alterità, ma la necessità di evitarla. Un atto mancato. Lo stesso al ping-pong, dove la partita si gioca fuori campo. Difficile immaginare Hulot al di fuori delle vacanze. Non è definito dal lavoro ma da un'innata capacità di seminare del disordine, di turbare gentilmente l'ordine pubblico. Ciò non gli impedisce di essere iperattivo. Non si stacca spesso dalla sua canna da pesca, come non si staccherà mai dal suo ombrello in Playtime.
Hulot ha sempre l'aria indaffarata, anche se cammina col naso in aria. È un ludione, un eterno fanciullo in un corpo di adulto. L'idea del lavoro è importante in Tati. Il lavoro è la sua ossessione, come avviene per i suoi personaggi. Con questa sfumatura capitale: ognuno lavora al suo ritmo, in una sorta di economia generale atomizzata, improduttiva. Nulla si crea. Ciò che conta è la postura, la gestualità, sorgente di gag. I personaggi delle Vacances de Monsieur Hulot vanno al loro ritmo, secondo la loro energia solitaria, che incrocia continuamente quella degli altri, con rischi di scintilla, di cortocircuito (la lunga scena finale, geniale, del fuoco d'artificio). Al ristorante il cameriere è lento, perché c'è sempre sul suo tragitto, tra la cucina e la sala, un ostacolo, un tempo morto, un avvenimento insolito che perturba il buon svolgimento del gesto. (...) Monsieur Hulot non è mai prigioniero dei significati che creano le sue attitudini. Lo deve ad un'eterna leggerezza, con il suo cappello, la sua canna da pesca e il suo ombrello. La sua silhouette passa tra le gocce del reale. Da una gag all'altra, la silhouette di Hulot ridiviene ciò che deve rimanere. Hulot esce intatto, uguale a se stesso. Incrollabile nel suo adattamento viscerale al mondo, di cui è tuttavia il rivelatore dei meccanismi incoscienti o invisibili. Monsieur Hulot permette al mondo degli umani e degli oggetti di vivere, di muoversi, di fare rumore, e di svelare allo spettatore i movimenti d'orologeria che reggono l'universo. (…)
Serge Toubiana, Direttore generale della Cinémathèque française, cinetecadibologna.it

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
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