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Storie di terra e di rezdore: piccolo manuale di cultura materiale


Regia:Cherchi Antonio, Lusoli Nico

Cast e credits:
Montaggio: Fabio Bianchini Pepegna; produzione: Olga Produzioni; origine: Italia, 2007; durata: 42’.

Trama:Storia di terra e di rezdore è ricavato dalla monumentale mole di materiali e testimonianze (circa 120 ore di ‘girato') che i due autori Antonio Cherchi e Nico Lusoli hanno raccolto, nell'ambito di un progetto voluto e finanziato dalla Provincia di Modena per documentare il patrimonio di cultura e tradizione gastronomica del territorio. Un racconto di uomini e donne della provincia modenese, della loro antica povertà, dei loro commossi ricordi di gioventù, di un'orgogliosa sapienza gastronomica; un racconto di com'era un mondo nel quale agricoltura, allevamento e alimentazione non erano ancora stati separati dal mercato. Un prodotto editoriale nuovo ed 'esemplare' che nasce dalla collaborazione con una realtà territoriale (la Provincia di Modena) in vista del recupero di uno specifico patrimonio di cultura, tradizione, saper fare.

Critica (1):C’era una volta la “rezdora”, la reggitrice del desco familiare, la massaia-governante-cuoca che amministrava con oculatezza e sapienza le risorse alimentari di casa. Se la cucina modenese è diventata un simbolo internazionale del mangiar bene, in gran parte il merito è suo.
Ma è sempre più difficile trovarle, le rezdore. Nel giro di pochi anni, quindi, si rischia di veder scomparire quel patrimonio di tradizione, di cultura, di “saper fare” che per secoli hanno custodito.
Storie di Terra e di Rezdore è il titolo di un progetto promosso dalla Provincia di Modena e realizzato da Slow Food Italia che ha l’obiettivo di recuperare questo tesoro di conoscenze ed esperienze. Un gruppo di lavoro coordinato da Slow Food Emilia Romagna e dalla Condotta di Modena ha svolto nei mesi scorsi un lavoro capillare di ricerca e selezione dei protagonisti di questo percorso in tutto il territorio provinciale.
Un Comitato scientifico ha poi vagliato centinaia di segnalazioni arrivate dalle fonti più disparate: consorzi di tutela dei prodotti tipici, associazioni culturali, ristoratori ma anche polisportive, pro-loco, parrocchie del territorio, semplici cittadini.
Alla fine sono stati selezionati oltre 160 personaggi in grado di ricostruire le mille sfaccettature della cultura contadina ed enogastronomica modenese: agricoltori, allevatori, pastori, beccai, casari, cuoche, mondine, pescatori, cantori, sacerdoti, raccoglitori ed artigiani, protagonisti di un inedito viaggio dalla terra alla cucina.
Dopo una fase di selezione dei protagonisti, a luglio sono iniziate le interviste che costituiscono la base di “Storie di terra e di rezdore”. Interviste mediante registrazioni audiovisive, corredate da una ricca documentazione fotografica, proprio per immortalare le tecniche, le lavorazioni, i “saper fare” legati alla tradizione del territorio. Molte di queste si sono svolte nelle stalle e nei campi, alla riscoperta di quella biodiversità vegetale ed animale che ci apparteneva fino alla fine degli anni Sessanta, prima che il “boom” e il processo di industrializzazione la riducessero sempre più. Nei pascoli, seguendo gli ultimi greggi che nell’Alto Appennino ancora seguono le vie della transumanza. In cucina, filmando “la danza” che il corpo esegue quando si impasta e si tira una sfoglia o il momento in cui si chiude un tortellino per il giorno di festa.
Il video è elemento fondamentale: come tramandare ai posteri, altrimenti, la cottura delle crescentine nelle tigelle accanto alle braci del camino, il taglio chirurgico dei quadrettini da mettere nel brodo, il velo trasparente dei borlenghi cotti nel “sole”, le infinite sfoglie della Torta degli Ebrei di Finale Emilia, i piatti della montagna come la “sulada” o la “surblà” ?
La cucina è la continuazione naturale della campagna, dell’orto e della terra. Un vero e proprio “atto agricolo”. E allora il viaggio continua attraverso le lavorazioni artigianali, i “saperi” dei contadini: dal casaro che “batte” le forme di Parmigiano-Reggiano per cercarne i difetti, al vignaiolo che lascia fermentare il lambrusco naturalmente nelle bottiglie. Dal fornaio che cura la “madre” del pane fino al beccaio che fa la “pcaria” – lo smontaggio del maiale per ottenere carni e salumi – nel casolare di campagna.
La straordinaria normalità del loro lavoro e la naturalezza dei loro gesti si intreccia con i fili della storia di quelle zone. Ricostruisce l’evoluzione della mezzadria, la nascita delle cooperative sociali e, in montagna, il sorgere dei caseifici intorno alle parrocchie. Storia e folklore, con i canti delle mondine e dei maggi.
Il destino ha voluto che venisse filmato per l'ultima volta Nicolino Nicioli, 80 anni, l'ultimo cantore del maggio delle ragazze di Riolunato, pochi giorni prima della sua scomparsa. Una prova, se mai ce ne fosse bisogno, della necessità di salvare questo patrimonio prima che sia troppo tardi.
(provincia.modena.it)

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
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