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Noi che siamo ancora vive


Regia:Cini Daniele

Cast e credits:
Soggetto: Daniele Cini; sceneggiatura: Daniele Cini, Osvaldo Livio Alzari; musiche: Ludovico Einaudi, Alessandro Molinari, Liliana Herrero, Leon Gieco, Victor Heredia, Mercedes Sosa, Luis Alberto Spienetta, Languito, Charlie Garcia, Gotan Project; montaggio: Alessia Gervasi, Julia Salerno; suono: Martin Montrasi, Stefano Monaco, Stefano Costantini; produttore: Daniele Cini; riprese: Osvaldo Ponce, Massimiliano Torchia, Claudio Beida, Raul Torres, Mario Vasta; produzione: Talpa; origine: Italia, 2009; durata: 82’.

Trama:Il 5 Ottobre del 2006 si è aperto il dibattimento di un nuovo giudizio ai militari argentini responsabili del genocidio degli anni settanta, per il sequestro e l’omicidio di alcuni cittadini italiani. Il processo riguarda un luogo in particolare, forse il più terribile dei luoghi di morte di quel periodo oscuro: l’ESMA, scuola meccanica della Marina militare, dove vennero torturati e fatti sparire, lanciandoli dagli aerei in mare aperto o nel Rio de la Plata, 5.000 giovani e dove ne sopravvissero meno di 200.

Critica (1):La pellicola - Globo d’oro per il miglior documentario italiano 2009, realizzato in collaborazione con Osvaldo Alzari, prodotto dalla Talpa s.a.s. e Movimentofilm con il sostegno dell’INCAA e del Ministero degli Affari Esteri Italiano Direzione generale per gli Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie e il contributo di RAI TRE – Radiotelevisione italiana – ha per protagoniste madri che hanno cercato per anni i figli sequestrati, detenute scomparse nei centri clandestini e miracolosamente sopravvissute, figlie nate nei campi di sterminio e allevate da famiglie di militari, ignare di avere dei falsi padri, complici dell'assassinio dei loro veri genitori. (...)
Daniele Cini ha spiegato che «è cominciato tutto con una telecamera in cui avevo filmato in Argentina il giuramento di Victoria Donda, la prima figlia di desaparecidos eletta in Parlamento nel 2007. Il film è nato sul luogo, mentre stavo vivendo quell’esperienza». «Purtroppo in quegli anni c’è stato un momento di grande indifferenza in Italia forse anche per via delle Brigate Rosse, e ci siamo posti con lo stesso atteggiamento che abbiamo adottato oggi con paesi come la Libia, la Colombia, L’Iran», ha infine concluso Daniele Cini motivando la scelta di scandagliare un tema come questo «perché mi interessava dare spazio a quelle particelle che vengono fuori quando si aprono buchi neri come i campi di concentramento».
Sindacato nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani-cinegornalisti.com

Un processo è di per se una Storia: ha un percorso, delle testimonianze dolorose, un giudizio finale. Il nostro film, oltre a seguire e riprendere tutte le tappe del Giudizio penale, si propone di indagare nei sentimenti: lo strazio delle madri che hanno sperato fino in fondo di rivedere almeno i corpi dei loro figli e di vedere giudicati i loro carnefici; il grande vincolo di solidarietà nato fra chi ha avuto un destino simile; il tormento dei sopravvissuti; l’impegno collettivo nella lotta per i diritti umani; il trauma dei figli quando scoprono che i loro presunti padri sono a volte assassini dei loro autentici genitori.
Il filo conduttore iniziale è rappresentato dalle vicende degli italiani sequestrati e scomparsi: Angela Aieta, madre coraggio nata a Marina di Fuscaldo, in Calabria; l’imprenditore veneto Giovanni Pegoraro, risucchiato per caso nell’incubo destinato a sua figlia ventenne, Susanna. Sono storie di tanos (il nomignolo con il quale vengono chiamati i nostri connazionali): dalla leader delle Nonne di Piazza di Maggio, Estela Parlotto, e Vera Jarach Vigevano cha hanno perso le giovani figlie, a Mumù Actis e Hebe Lorenzo, tra le poche sopravvissute dell’ESMA, fino a Evelyn e Victoria nate nel centro clandestino da genitori desaparecidos e che oggi si confrontano con la difficile scoperta della loro vera identità.
Il film si articola in diversi livelli narrativi: le riprese del processo a Roma, le interviste fuori dell’aula a Roma e in Argentina a testimoni e persone coinvolte, i materiali di repertorio che aprono delle finestre sull’Argentina di quell’epoca, e soprattutto i momenti di vita colti durante questo evento, che permetteranno di rivivere le emozioni quasi come in un racconto di finzione, dove accanto ai momenti più disperati si sviluppano momenti di gioia e di speranza, di lotta per la sopravvivenza e di amore per la vita.
Daniele Cini (Note di regia)

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
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