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Vincere


Regia:Bellocchio Marco

Cast e credits:
Soggetto e sceneggiatura: Marco Belloccio, Daniela Ceselli; fotografia: Daniele Ciprì; musiche: Carlo Crivelli; montaggio: Francesca Calvelli; scenografia: Marco Dentici; costumi: Sergio Ballo; effetti: Stefano Marinoni, GHOST SFX S.r.l.; interpreti: Giovanna Mezzogiorno (Ida Dalser), Filippo Timi (Benito Mussolini), Fausto Russo Alesi (Riccardo Paicher), Michela Cescon (Rachele Guidi), Pier Giorgio Bellocchio (Pietro Fedele), Corrado Invernizzi (Dottor Cappelletti), Paolo Pierobon (Giulio Bernardi), Francesca Picozza (Adelina); produzione: Mario Gianani per Offside-Rai Cinema-Celluloid Dreams Productions in collaborazione con Istituto Luce; distribuzione: 01 Distribution; origine: Italia-Francia, 2008; durata: 128’.

Trama:Milano, primi anni del 1910. Benito Mussolini, giovane direttore del quotidiano socialista 'Avanti!', è fermamente deciso a guidare le masse verso un futuro anticlericale, antimonarchico e socialmente emancipato. Accanto al lui c'è Ida Dalser, una donna conosciuta a Trento che lo ama e lo sostiene in tutto. Arriverà persino a vendere quello che ha per aiutarlo a finanziare i suoi progetti: la fondazione di un nuovo quotidiano, il 'Popolo d' Italia', e la nascita del movimento fascista. Gli darà anche un figlio: Benito Albino. Tuttavia, quando allo scoppio della I Guerra Mondiale Mussolini si arruola nell'Esercito, Ida perde le sue tracce. Lo ritroverà già sposato con Rachele e a nulla varrà la lotta disperata che condurrà per affermare i suoi diritti come moglie e madre di suo figlio. Rinchiusa in un istituto psichiatrico e allontanata dal suo bambino, subirà torture e violenze psicologiche che non basteranno tuttavia a fermare la sua lotta ostinata.

Critica (1):Il film di Marco Bellocchio Vincere racconta, più che il presunto matrimonio religioso del duce, la buia ascesa di un uomo che approfittò della Grande guerra per smania di dominio.
Dal buio emergono indistinte figure "in marcia". Intanto, rivolto a Ida Dalser (Giovanna Mezzogiorno), Benito Mussolini (Filippo Timi) fantastica sul proprio futuro, sicuro di una grandezza che oscurerà Napoleone. C'è fanatico amore di sé, nei suoi occhi. E c'è rapimento affascinato in quelli della sua amante (più tardi diventata sua moglie). Poi la macchina da presa torna sulle figure in marcia: sono ciechi guidati da ciechi.
Bastano queste immagini a dirci quel che non è, Vincere (…).Non è una storia d'amore, come qualche distratto suppone.
Certo, Marco Bellocchio racconta l'amore e il desiderio fra il capo del fascismo e la sarta di Trento. E racconta come la loro relazione, con il figlio che ne venne, fu nascosta dalla complicità vile di ministri, prefetti, medici, religiose. Maè la marcia nel buio che Bellocchio davvero racconta, e che davvero fa riemergere dalle ombre del passato. E da ombre Vincere è di continuo percorso. Ombre sono i ciechi che si affidano a ciechi. Ombre è il bianco e nero di cinegiornali e film che passa sgranato sulle immagini a colori, spaesante come un fantasma che la coscienza non abbia voluto dissolvere. E ombra è la memoria sbiadita di quegli anni.
Della memoria, alla fine, racconta il film: di una memoria perduta in immagini che nel tempo si son fatte mute. Chi è il giovane verboso che approfitta della Grande guerra per la sua sete di dominio? Chi è l'uomo che esibisce una virilità di cui oggi (forse) si ride? Chi è l'oratore che torce la bocca in slogan di morte? Tutto è troppo visto e insieme troppo dimenticato,per non passarci davanti senza lasciar traccia. Ogni crimine è ormai fantasma. Ma nel film, nel suo racconto di due vite distrutte, il fantasma riprende corpo. Le carni e il sangue di Ida e del figlio diventano il luogo – molto materiale,molto "evidente" – in cui la Storia torna a parlarci, obbligandoci a prender posizione. Ida non è antifascista,e non lo è il figlio. Anzi, sull'una e sull'altro il capo del fascismo esercita un fascino almeno pari a quello che esercita sulla gran maggioranza degli italiani. Ed è questo che li condanna: da lui vogliono un amore impossibile, e per loro dunque mortale.
«Questo è il tempo del silenzio, il tempo degli attori», consiglia a Ida un medico. Il Paese è muto e sordo,compatto nell'annullamento d'ogni libertà e pietà. Conviene aspettare. Conviene nascondersi. Ma come può nascondersi chi voglia esser riconosciuto e insieme voglia servire? A lui tocca una sorte di morte, come a Ida e a suo figlio. E agli altri? Agli altri tocca la sorte dei ciechi che s'affidano a un cieco. Lo testimoniano le immagini che chiudono Vincere: una città nera del buio della notte e accesa dal bagliore delle bombe.
Robeto Escobar, Il Sole-24 Ore, 24/5/2009

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