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Blancanieves


Regia:Berger Pablo

Cast e credits:
Sceneggiatura: Pablo Berger; fotografia: Kiko de la Rica; musiche: Alfonso de Vilallonga; montaggio: Fernando Franco; scenografia: Alain Banée; costumi: Paco Delgado; effetti: Ferrán Piquer; interpreti: Macarena García (Carmen), Maribel Verdú (Encarna9) Ángela Molina (Doña Concha), Daniel Giménez Cacho (Antonio Villalta), Pere Ponce (Genaro), Sofía Oria (Carmencita), José María Pou (Don Carlos), Inma Cesta (Carmen de Triana), Ramón Barea (Don Martín), Emilio Gavira (Jesusín), Sergio Dorado (Rafita); produzione: Ibon Cormenzana, Jérôme Vidal, Pablo Berger per Arcadia Motion Pictures-Nix Films- Sisifo Films-The Kraken Film-Noodles Production-Arte France Cinéma, in associazione con Mama Films.Ufilm and Ufund; distribuzione: Movies Inspired; origine: Spagna-Francia, 2012; durata: 104’.

Trama:Sud della Spagna, a cavallo degli anni Dieci e Venti. Carmen è la figlia dell'ex torero Antonio Villalta che, dopo un grave incidente nell'arena, è rimasto paraplegico ed è ridotto su una sedia a rotelle. Uomo facoltoso, Antonio, dopo la morte dell'amata moglie, si è risposato con l'ambiziosa e falsa Encarna, l'infermiera che lo accudiva e che ambiva a uno status sociale elevato e a una vita lussuosa. Vessata dalla tirannia della matrigna, Carmen si rifugia nell'affetto della nonna, una famosa ballerina di flamenco che le insegna la danza, e di suo padre, che invece le trasmette di nascosto i segreti dell'arte della corrida. Vittima della cattiveria di Encarna, Carmen troverà riparo presso un gruppo di toreri nani e, grazie a loro, si trasformerà in Blancanieves, un torero di successo. Tuttavia, la sua grande fama attirerà ancora una volta su Carmen l'ira funesta di Encarna.

Critica (1):(…) Blancanieves, diretto dallo spagnolo Pablo Berger, è un film muto e in bianco e nero come The Artist, la pellicola francese premiata con l'Oscar che evidentemente ha aperto la via per questo ritorno alle origini. Ora, non è strettamente necessario che ogni paese del mondo giri il proprio film muto, e non è certo scontato che tutti vincano l'Oscar: però Blancanieves è una splendida idea, che giustifica l'omaggio cinefilo in modo ancora più profondo rispetto alla ricostruzione d'epoca, sgargiante ma tutto sommato superficiale, di The Artist. Berger prende la celebre fiaba dei fratelli Grimm, già portata al cinema da un certo Walt Disney, e la cala in un contesto dove il bianco e nero, l'assenza di dialoghi e la presenza della musica hanno più di un perché: l'Andalusia degli anni '20. La giovane Carmen (un nome non casuale) è figlia di un torero paraplegico ed è odiata dalla seconda moglie di costui; la terribile matrigna uccide l'uomo e ordina di far sparire la ragazza, che però ovviamente si salva... grazie all'aiuto di una compagnia di nani girovaghi! E ammetterete che la Spagna del tempo che fu, grazie anche a suggestioni che vanno da Goya a Buñuel, è l'unico regno dell'Immaginario dove la presenza dei nani non ha bisogno di alcuna giustificazione. Blancanieves è ciò che il recente Il grande e potente Oz di Sam Raimi non riusciva ad essere: una fiaba moderna con tutta la forza ancestrale delle fiabe antiche. (…)
Alberto Crespi, l’Unità, 7/11/2013

Critica (2):(…) l'evento d'apertura, oggi, in anteprima nazionale, cioè con didascalie italiane, è Blancanieves dello spagnolo Pablo Berger, un film muto del 2012. Oltre un secolo dopo i Lumière. Solo un anno dopo The Artist di Michel Hazanavicius. Gran premio della giuria al Festival di San Sebastian, il film, che ha fatto razzia di premi Goya (gli Oscar spagnoli), distribuito da noi da Movies Inspired a fine mese, è una libera interpretazione della fiaba che, nella versione Disney, aveva acceso le fantasie infantili del regista, oggi cinquantenne: «Ho spostato la storia al cuore della tauromachia, negli anni 20: un modo di ancorare il film alla cultura spagnola, con i sette nani mini-toreri circensi. Sì, con un ammicco a Freaks di Tod Browning. Nella regia mi sono comportato come un jazzista: tema prestabilito e continue improvvisazioni. La fiaba dei Grimm non prende più di tre pagine: si offre a mille varianti, tra cui la corrida, che è unaa danza con la morte».
Muto del XXI secolo (…) «che già prima dell'Oscar e del successo mondiale di The Artist avevano scommesso sull'attualità del cinema senza parole», ricorda il presidente Livio Jacob, «dedicando fin dal 1999 una sezione ai "neo-muti" con Juha di Aki Kaurismaki», Blancanieves, nato da un progetto del 2005, molto prima di The Artist, è ancor «più muto» del film di Hazanavicius, che si limitava all'omaggio, ironico-nostalgico, al cinema americano anni ‘30. Rimettendo mano a Biancaneve, che il cinema ha di recente rivisitato con Julia Roberts e Kirsten Stewart, Berger ci riporta di peso dentro il cinema europeo anni ‘20, riprendendone i codici visivi: immagine granulosa, montaggio secco, recitazione teatrale, d'enfatica gestualità. «Quando a 18 anni ho scoperto Greed, il film di Stroheim del '24», racconta Berger (…) «mi sono reso conto di quanto il cinema delle origini fosse più coinvolgente del sonoro, esigendo dallo spettatore un'immersione totale. Una volta entrati nel gioco, le emozioni diventano più intense: dolore, paura, passione, tutto si decuplica. Per me il cinema degli anni ‘20 resta il più vivo, l'era d'oro: Gance, Dreyer, Murnau, Pabst, Buñuel... L'avvento del sonoro è stato un dietrofront, la perdita della purezza del cinema. Come se bellezza e potenza delle immagini non bastassero più e occorresse a ogni costo romanzarle per farle comunicare, invadendole di dialoghi, divenuti poi protagonisti. Ma il cinema è prima di tutto visione. Le parole mentono sempre, gli occhi mai».(..)
Mario Serenellini, la Repubblica, 5/10/2013

Critica (3):

Critica (4):
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