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Mondo nuovo (Il) - Nuit de Varennes (La)


Regia:Scola Ettore

Cast e credits:
Regia
: Ettore Scola; soggetto e sceneggiatura: Sergio Amidei, Ettore Scola; fotografia: Armando Nannuzzi; scenografia: Dante Ferretti; costumi: Gabriella Pescucci; musica: Armando Trovajoli; montaggio: Raimondo Crociani; interpreti: Jean-Louis Barrault(Restif de la Bretonne), Marcello Mastroianni (Giacomo Casanova), Hanna Schygulla (contessa Sophie de la Borde), Harvey Keitel(Tom Paine), Jean-Claude Brialy (Monsieur Jacob), Daniel Gélin (l'industriale De Wendel), Andrea Ferreol (Adelaide Gagnon,Michel Vitold (il magistrato De Florange), Laura Betti (la soprano Virginia Capacelli), Enzo Jannacci (il banditore del "mondo nuovo"), Pierre Malet (Emile Delage, studente rivoluzionario), Hugues Quester (l'ufficiale Jean-Louis Romeuf), Dora Doli (Nanette Precy), Caterina Boratto (Madame Faustine), Jean-Louis Trintignant (Monsieur Sauce), Didi Perego (Madame Sauce), Evelyne Dress (Agnès, la figlia di Restif), Aline Messe (Marie-Madeleine), Patrick Osmond (il maggiore della Guardia Nazionale), Jacques Peyrac (il postiglione), Claude Le Gross (il sergente di Sainte-Menehould), Agnès Nobécourt (Hubertine), Maurice Jacquemont (il locandiere di Chaintrix), Roger Trapp (il fabbro di Meaux), Antonella Cancelleri (la locandiera di Varennes); produzione: Renzo Rossellini per l'Opera Film (Roma)/Gaumont/FR3 (Parigi); origine: Francia-Italia, 1982; durata: 151'.

Trama:Lo scrittore Restif de La Bretonne, reduce dalla rivoluzione americana, una misteriosa aristocratica, un magistrato, una ricca proprietaria terriera vedova, un commerciante, una cantante italiana e un giovane giacobino sono gli occasionali passeggeri di una diligenza che fa servizio tra Parigi e Verdun. È il 21 giugno 1791, e su quella stessa strada con poche ore di vantaggio li sta precedendo la berlina reale in fuga. Sempre sulla stessa strada sta viaggiando anche Giacomo Casanova che per una parte del tragitto si unisce agli occupanti della diligenza. Il viaggio si conclude a Varennes, dove la diligenza viene bloccata, un piccolo paese in subbuglio, presidiato dagli abitanti della regione.
Nessuno dei passeggeri capisce che sta assistendo a un fatto che segna la fine di un'epoca.

Critica (1):Ettore Scola, regista alieno ai canoni più tradizionali della commedia all'italiana ed estraneo anche agli "itinerari interiori", alla Fellini o alla Antonioni, ci ha dato con Il mondo nuovo un film squisito, ricco di umanità e di fervore intellettuale, dotato di uno stile e di una recitazione esemplari, in altre parole un film che il cinema italiano attendeva da tempo.
Sappiamo che negli ultimi anni il "film storico" è stato pressoché assente nella produzione nazionale e le poche volte in cui si è intrapresa un'operazione del genere, si è rimasti invischiati nelle pieghe poco credibili del kolossal che sacrifica la ricerca artistica alle esigenze della magniloquenza delle immagini e dei contenuti, con il risultato di offrire un prodotto commerciale e nutrito di esteriorità. Il nostro regista, invece, non ha voluto sacrificare nulla della sua personale vena artistica nell'intento di costruire un apologo denso di storia e, sulla falsariga di ricerche di studiosi come Ginzburg, Thompson e Le Goff, di avvicinarsi al metodo della
microstoria. È attraverso le vicende personali e le identità culturali dei vari personaggi che Scola assurge a rappresentare la Storia con la esse maiuscola, quella Storia che vichianamente ritorna su se stessa con i famosi "corsi e ricorsi " storici, sconvolgendo o deludendo, a seconda dei casi, la vita degli uomini e delle donne.
Lo scrittore libertino Restif de la Bretonne, il rivoluzionario Tom Paine, Giacomo Casanova, una dama innamorata del mito del re, un parrucchiere effeminato, una serva di colore, una cantante italiana e il suo amico, un conservatore incallito, una vedova e un industriale formano l'affollata e variegata compagnia che vive gli anni cruciali del passaggio dal vecchio al nuovo mondo. Il tutto attraverso lo spartiacque rappresentato dalla rivoluzione francese, amata o odiata, ma onnipresente nei dialoghi e nei sentimenti
che i vari personaggi esprimono nel corso di un lungo viaggio in carrozza, una carrozza che precede quella di Luigi XVI e di Maria Antonietta, in fuga verso Varennes.
Si tratta di uomini di mondo, intellettuali dell'epoca o presunti tali, personaggi famosi (Casanova) o anonimi (il parrucchiere) ma accomunati dalla paura e dalla curiosità, dalle speranze e dai dubbi che l'incalzare degli avvenimenti inevitabilmente portano con sé. In particolare, ricco di un sottile sarcasmo e di una consumata coscienza della vita è il rapporto tra Restif de la Bretonne e Giacomo Casanova; rapporto che può essere solo di amabile genialità tra due esemplari insuperabili di talento e sregolatezza, teorizzatori entrambi del puro edonismo e innamorati della donna in tutte le sue espressioni, con una diversità peraltro non trascurabile tra i due: mentre Restif rimane un incallito sostenitore del libertinaggio a tutti i costi, Casanova è ormai avanti con gli anni e il suo interesse per il gentil sesso è diventato solo un omaggio alla sua fama di seduttore.
Mastroianni raggiunge il livello delle sue migliori interpretazioni in questo Casanova privo di vitalità e imbevuto di malinconica tristezza, un uomo che ha conseguito il riposo dei sensi e ravviva dialoghi, che sono monologhi di autocoscienza, in cui i problemi esistenziali si mescolano ai vezzi di un'aristocrazia in decadenza che si difende con pacata saggezza dagli attacchi delle menti più progressiste.
La carrozza dei nostri personaggi è un microcosmo in mutazione, molto più credibile (e soprattutto godibile) di qualsiasi analisi storica sui re o sulle varie famiglie politiche. Il regista scava a fondo nelle psicologie e si scoprono così ambizioni e velleitarismi, sensi di colpa e paure impercettibili, in un continuo gioco delle parti dove la sublimazione dell'opera è affidata alla presenza di grossi calibri del cinema internazionale: da Hanna Schygulla a Jean-Louis Barrault, da Laura Betti a Andrea Ferréol, da Mastroianni a Daniel Gélin. La Storia, quella con la esse maiuscola, appare solo alla fine impersonata da Luigi XVI e Maria Antonietta, di cui si
intravedono solo le gambe e di cui si sentono le voci sommesse, accerchiati come sono da coloro che stanno provvedendo alla loro definitiva capitolazione. È proprio la fine di un'epoca. La dama (Hanna Schygulla) ne prende atto, ma non si persuade che il nuovo sarà migliore del vecchio, per cui si inchina sussiegosa al manichino vestito dei panni del re e il rito silenzioso pervade di emozione i presenti, anche coloro che non condividono quell'attaccamento morboso a ciò che sta per finire e hanno già rivolto lo sguardo all'alba della nuova era. Il film si chiude con le riflessioni di Restif il quale, sullo sfondo di una lanterna magica che preannuncia la
nascita di quell'arte rivoluzionaria che sarà il cinema, si ritroverà salendo una scala nel cuore della Parigi moderna. In mezzo ad una miriade di automobili e di gente che corre affannata, nessuno si accorge della presenza di Restif, ma questo fantasma del passato deve constatare che, nonostante il bel salto storico compiuto non è cambiato poi molto nella mente degli uomini. Siamo sempre fatti delle stesse molecole e tutto è ancora possibile. È una forma di razionale scetticismo, ma è anche un non celato inno alla vita.
Per questa prodigalità di elementi, possiamo affermare che Il mondo nuovo – grazie anche alla sceneggiatura del compianto Sergio Amidei, vero ispiratore del film – è un film d'autore di respiro europeo, uno dei pochi film italiani degli ultimi anni che si qualifica come un'opera capace di rilanciare il cinema d'autore, stabilendo una sorta di unificazione ideale tra almeno tre cinematografie.
Massimo Garritano, cinemasessanta, gennaio/febbraio1983

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
Ettore Scola
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