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Elemento del crimine (L') - Forbrydelsens element


Regia:Von Trier Lars

Cast e credits:
Soggetto e sceneggiatura
: Lars von Trier; fotografia: Tom Rilling; musica: Henrik Blichmann, Mogens Dam, Bo Holten; montaggio: Tomas Gíslason; scenografie: Peter Høimark; costumi: Manon Rasmussen; interpreti: Michael Elphic (Fisher), Esmond Knight (Osborne), Me Me Lei (Kim), Jerold Wells (Kramer), Ahmed El Shenawi (Therapist), Astrid Henning-Jensen (custode), János Herskó (coroner), Stig Larsson (ssistente del coroner) ; produzione: Per Holst; origine: Danimarca, 1984; durata: 103’

Trama:Il Cairo. Il commissario Fisher, tornato traumatizzato dall'Europa dove ha condotto un'inchiesta su una serie di omicidi, si confida al suo psicoterapeuta e gli racconta della sua prima visita a Osborne, il suo vecchio professore, autore de "L'Elemento del crimine", nel quale aveva teorizzato che un poliziotto debba identificarsi con il criminale per svelare il mistero della sua condotta. Assunto per condurre un'inchiesta su dei crimini orribili, Fisher realizzerà fino a che punto si possa essere vittime delle teorie...

Critica (1):Il primo film di Lars von Trier, Forbrydelsens element (Elementi del crimine, 1984), ha reso d’un tratto il regista il più celebre esordiente nella storia della Danimarca. Con la sua giacca di pelle, i capelli quasi rasi a zero, le sue idee impenetrabili e insolenti, Von Trier si è immedesimato presto nella parte del regista cult ventottenne. Il film, che ha ottenuto numerosi riconoscimenti in patria e all’estero procede in un linguaggio allegorico, ricco di suggestioni espressioniste, e racconta una favola criminale ambientata in un’Europa lugubremente futurista, un inferno umido e gocciolante, sempre di notte, che si situa sempre nella mappa del cinema a metà strada tra Fassbinder e Tarkovskij. Non vi troviamo ritratti psicologici né descrizioni di vita quotidiana. Il film è un invito al meta-cinema, un po’ post-moderno. Il protagonista si ritrova in visita da uno psichiatra che, sotto ipnosi, gli fa ripercorrere la propria storia, che è anche la storia del film, che ruota intorno al mistero di alcuni omicidi. Ci si addentra così in un labirinto di storie che s’intersecano l’una con l’altra come un gioco di scatole cinesi. Trier è uno dei talenti più autentici e originali che il cinema danese abbia mai avuto. Tra i suoi film ricordiamo anche Europa (1991), che ha ottenuto il premio della giuria al festival di Cannes. Al suo attivo ha anche una serie di video musicali e di spot pubblicitari sbalorditivi, come Gà i bad med Ekstra Bladet (Và al bagno con Ekstra Bladet), che mostra un giovane che spia le ragazze nel bagno, ma viene smascherato da un’erezione traditrice: un piccolo racconto senza difetti, che rimanda al voyeurismo connaturato al cinema.

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
Lars Von Trier
(Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di) Redazione Internet; Redazione Internet; Redazione Internet; Redazione Internet (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di) Ufficio Cinema; Ufficio Cinema; Ufficio Cinema; Ufficio Cinema
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