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Porco Rosso - Kurenai no buta


Regia:Miyazaki Hayao

Cast e credits:
Soggetto: Hayao Miyazaki; sceneggiatura: Hayao Miyazaki, Cindy Davis Hewitt, Donald H. Hewitt; fotografia: Atsushi Okui; musiche: Joe Hisaishi; montaggio: Hayao Miyazaki; scenografia: Katsu Hisamura; effetti: Tomoji Hashizume, Setsuko Tamai, Kaoji Tanifuji; produzione: Studio Ghibli-Tokuma Shoten-Nippon Airines-Ntv; distribuzione: Buena Vista Home Entertainment-Lucky Red; origine: Giappone, 1992; durata: 94’.

Trama:Alla fine della prima guerra mondiale gli aviatori, ormai disoccupati, diventano "pirati del cielo" seminando il terrore con l'attacco delle rotte navali sull'Adriatico. Marco Pagot, alias Porco Rosso, per via del suo volto che per effetto di un misterioso incantesimo si è tramutato nel muso di un maiale, è un cacciatore di taglie che, con il suo biplano rosso fuoco, si presta a contrastare i pirati e a recuperare quanto viene da loro rubato. I Pirati del cielo, stanchi di essere perennemente inseguiti da questo "giustiziere" a pagamento, decidono di eliminarlo. Per farlo si servono di Donald Curtis, un bellissimo aviatore americano privo di scrupoli. L'incontro tra i due rivali avviene in un ristorante dove Marco è a cena con Gina, un'affascinante cantante di cui l'aviatore è sinceramente innamorato. Anche Curtis rimane senza fiato dinanzi alla bellezza di Gina e cerca in ogni modo di conquistarla. Quando l'aereo di Marco viene abbattuto, ad aiutarlo accorre Fio, la figlia 17enne del costruttore di aerei innamorata di lui che gli offre di aiutarlo se potrà accompagnarlo nella sfida decisiva contro Curtis. E quando il prestante aviatore inizia a corteggiare anche Fio giunge l'ora della battaglia.

Critica (1):Italia, periodo tra le due guerre mondiali. Un misterioso pilota di aerei dalle sembianze di maiale, detto Porco Rosso, è il terrore dei pirati del Mare Adriatico, almeno finché questi non si affidano all'americano Curtis, avventuriero spavaldo che sfida Porco Rosso a duello.
Quello che a prima vista potrebbe apparire come uno dei lavori più scanzonati del maestro dell'anime giapponese, come fosse girato per ingannare il tempo tra un'epopea e l'altra, è al contrario la perfetta cartina di tornasole per cogliere alcuni temi portanti della poetica di Miyazaki. Sotto le vesti del divertissement, infatti, ecco spuntare il lato più politico e libertario del regista nipponico, incarnato nell'anarchico escapismo di Porco Rosso, eroe senza tetto né legge, solitario come un ronin errante, che rifiuta ogni forma di omologazione. Su tutte quella fascista del regime che avanza, infestando la (sua) bella Italia (“meglio porco che fascista” è una delle frasi-cardine del film) e fagocitandone le diversità.
La scelta di ambientare la vicenda tra le schermaglie aeree di piloti e pirati - entrambe creature estraniate dalla società e che rispondono a un codice d'onore a parte – la dice lunga su come Miyazaki scelga il ruolo di osservatore distaccato ma non imbelle di fronte a una realtà che non gli appartiene. “Sono sempre i buoni a morire”, va ripetendo l'eroe dai tratti suini, ribadendo il sostanziale pessimismo nei confronti di una società che sceglie di prostituire la sua bellezza e di asservirsi al potere. L'Italia ideale su cui Porco Rosso ama svolazzare, quella assolata dell'hotel Adriano, delle dame eleganti e delle folle festanti, dopotutto è anche il paese capace di dar vita al mostro del totalitarismo, diffondendo il germe che inquinerà irreparabilmente il XX secolo.
Che si tratti di Italia degli anni '20 o di un Giappone contaminato dal fantasy, Miyazaki riesce al solito a veicolare il suo messaggio senza appesantire la narrazione: ritorna il consueto topos della ragazza che sceglie il lavoro, senza sottrarsi alla fatica, per emanciparsi socialmente e contribuire con qualcosa di concreto alla causa in cui crede. Pur scegliendo un approccio visivamente quasi dimesso, senza ricorrere alle immagini flamboyant di una Nausicaa della valle del vento o de La città incantata, quella che Miyazaki ci regala è una pagina tutt'altro che minore del grande libro delle sue visioni, in grado di stupire al pari di quanto sanno insegnare.
Emanuele Sacchi, mymovies

(...) Hayao Miyazaki, il genio animatore della Ghibli, è marxista. Il suo politeismo extra religioso fonde letteratura, immaginario, scienza e sensibilità globali, è un sistema olistico che produce meravigliosi ibridi. Miyazaki plasma macchine ed esseri viventi in un cinema d'animazione che fa vivere in simbiosi De Amicis e la mitologia nipponica, Swift, SaintExupéry, Stevenson, i paesaggi di Stoccolma, i tetti di Genova, il Mediterraneo e le spore luminose e pulsanti del Far East, trasmigrate da Nausicaa nell'Avatar di Cameron. Gaia, la Terra come entità vivente descritta da James Lovelock, si riconnette con la matita di Miyazaki e produce un'infinità di personaggi della filosofia e della fantasia. Dai manga (fumetti) agli anime (film d'animazione), la produzione Ghibli è un trait-d'union con l'occidente, così come lo era stato negli anni Venti il cinema della Shochiku, prima dello spartiacque del '33 (Hitler in Germania, Roosevelt in Usa).
Miyazald, nato nel '41 da una famiglia di industriali aeronautici, costruttori di timoni dei caccia Zero, utilizzati dai kamikaze, si sentirà in colpa e userà le ali per riunirsi con l'ovest. Il suo cinema è attraversato da ragazzine volanti, non fate ma ingegnere dell'aviazione, come accade in Porco rosso (1992), il cartoon sull'aviatore italiano che rifiuta di servire il regime fascista e se ne va per i cieli, mercenario al servizio dei più deboli. Insulto rivolto ai comunisti, ma anche sentimento di autocritica per il passato familiare (il pilota Marco Pagot è stato trasformato misteriosamente in maiale durante la guerra), Porco rosso è il più eccentrico omaggio all'aviazione, passione dell'autore, che ridisegna i modelli italiani e inventa per sé l'idrovolante Savoia S-21, cita la Coppa Schneider e mette in scena fantastici combattimenti aerei. Il film, presente nella retrospettiva, uscirà finalmente nelle nostre sale il 12 novembre distribuito dalla Lucky Red (che ha collaborato alla rassegnare Ghibli). (...)
Mariuccia Ciotta, Alias, 30/10/2010

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