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Tutto sua madre - Garçons et Guillaume, à table (Les)


Regia:Gallienne Guillaume

Cast e credits:
Sceneggiatura: Guillaume Gallienne; fotografia: Glynn Speeckaert; montaggio: Valérie Deseine; musiche: Marie-Jeanne Serero; scenografia: Sylvie Olivé; costumi: Olivier Beriot interpreti: Guillaume Gallienne (Guillaume), Guillaume Gallienne (la madre), André Marcon (il padre), Diane Kruger (Ingeborg), Carole Brenner (Tante Polyglotte), Françoise Fabian (Babou), Nanou Garcia (Paqui), Reda Kateb (Karim), Götz Otto (Raymund), Brigitte Catillon (la zia d’America), Charlie Anso (Jeremy), Yvon Back, Yves Jacques, Oscar Copp, Pierre Derenne; produzione: Banque Postale Image 4, Canal+, Ciné+; distribuzione: Eagle Pictures; origine: Francia, 2013; durata: 85’.

Trama:Commedia autobiografica. Guillaume, fin da bambino, è "diverso" o almeno così lo considera la famiglia composta  da padre e fratelli "virili" e da una madre che  quando chiama i figli per cena dice “I ragazzi e Guillaume, a tavola!” (il titolo originale, appunto). La personale battaglia contro tutti, e in particolare contro la madre, dura circa trent'anni, finché Guillaume incontra quella che diventerà la seconda donna più importante della sua vita.

Critica (1):È un piccolo film, una commedia che in Francia ha già superato i due milioni di spettatori: Les garçons et Guillaume à table! ("I ragazzi e Guglielmo a tavola!": in Italia uscirà il 16 gennaio come Tutto sua madre) non toccherà le vette commerciali di Quasi amici, ma scatenerà dibattiti su temi meno popolari, più delicati, come quello dell'identità sessuale. È infatti dalla frase del titolo – che sarebbe stato meglio tradurre alla lettera – che inizia la storia di Guillaume, ragazzino timido in balia di un destino segnato dalla sua famiglia e dalla classe sociale alla quale appartiene: la grande borghesia francese. «Essermi ricordato di quella frase durante una seduta dallo psy è stata la chiave di volta della mia vita», dice Guillaume Gallienne, autore, regista e protagonista del film che lo racconta. All'inizio, però, fu una piéce teatrale – un monologo nel quale interpretava tutti i personaggi – con la quale l'attore girò i teatri francesi Scritta nel 2008, la versione teatrale di Les garçons... gli diede una tale popolarità che Gallienne ebbe diritto a un programma quotidiano durante il telegiornale-spettacolo di Canal Plus, e ha ancora oggi una sua trasmissione radiofonica durante la quale legge i testi che ama. Non ha mai rinunciato, però, alla Comedie-Française della cui troupe fa parte dal 1998 e della quale è una delle star.
Quella frase: “i ragazzi e Guillaume a tavola!” la diceva sua madre, carattere forte, figlia di una nobildonna russa e di un francese diventato spia per gli inglesi in Spagna dopo il '38. Voleva forse dire che i due figli maggiori – belli, sportivi, maschili, tra loro poco più di un anno di differenza – erano “ragazzi” mentre Guillaume – timidissimo, meno bello e meno maschile – non lo era? «La mamma passava davanti alle nostre stanze. lo dormivo da solo, I miei fratelli insieme. La frase, senz'altro innocente, fu fondatrice. E in un momento tutti gli aneddoti della mia adolescenza che raccontavo a tavola agli amici morti dal ridere erano divenuti un unico flusso estremamente coerente. Mi sono chiesto: perché non facevo parte dei ragazzi? Perché ero un adolescente passivo, avevo paura di tutto e non avrei mai potuto corrispondere ai criteri maschili della mia famiglia».
Nel film Guillaume Gallienne interpreta se stesso e anche sua madre senza mai renderla una caricatura. Le immagini cinematografiche si alternano a scene dello spettacolo teatrale grazie a un montaggio sapiente. E si ride moltissimo. Al giovane Guillaume capita di tutto: il padre scopre i suoi travestimenti femminili, si ritrova in Spagna (Gallienne è perfettamente trilingue: francese, inglese, spagnolo) in una situazione flamenca degna di Almodovar, poi in Inghilterra dove pensa di essere in un film di Ivory e s'innamora di Jeremy, bello come Rupert Everett però eterosessuale. Alla fine, però, Guillaume incontra Amandine – monologo e film terminano così – e se ne innamora. Nella realtà l'ha sposata e oggi hanno un bambino di sette anni. «Il film non è un regolamento di conti. Trovo che sia una bella storia sulla differenza. Non rinnego la mia parte femminile, ma la vita ha fatto sì che mi sia innamorato di Amandine e che lei sial a donna per me. Se Jeremy mi avesse corrisposto, chissà, forse avrei vissuto un'altra storia».
(Laura Putti, la Repubblica, 30/12/2013)

Critica (2):L’avevamo lasciato in gonnellino scozzese, alfiere della regina Deneuve nell'ultimo Asterix, lo ritroviamo ora nella stretta sottana borghese di Tutto sua madre, suo primo film da regista e già Guillaume Gallienne pregusta il frisson di indossare a teatro le lunghe vesti velenose di Lucrezia Borgia...
    Un camaleonte della scena e dello schermo. Soprattutto un uomo che ama le gonne. Che peraltro le stanno benissimo...
«Grazie, ma più delle gonne, amo le donne» ribatte Gallienne, 41 anni, acquario, segno aperto ad ogni tipo d'amore e d'esperienza. E lui non se ne lascia sfuggire una. In Tutto sua madre, vero caso cinematografico francese, vincitore alla Quinzaine di Cannes e al botteghino con sette milioni di euro in due settimane, Guillaume racconta senza pudori e molta ironia l'arduo percorso per decidere chi lui fosse davvero: uomo, donna, gay, eterao 0 forse tutto questo insieme, mescolato e sovrapposto come in un caleidoscopio.
    Un singolare gioco al plurale. Dove interpreta se stesso al maschile e al femminile, e anche colei che mette in crisi la sua identità, sua madre.
«Era inevitabile. L'avevo già impersonata a teatro, l'ho rifatta al cinema sdoppiandomi in una schizofrenia comica e surreale. È stato naturale ed emozionante. Non solo perché ci somigliamo molto ma perché fin da piccolo l'ho spiata in ogni minimo gesto, modo di dire. Lei è il mio specchio deformante».
    D'altra parte in famiglia c'erano già tre maschi e sua madre avrebbe tanto voluto una bambina.
«La mia parte era già scritta. Tranne che per quella piccola “differenza”... E sulla differenza e i suoi clichés ho voluto cimentarmi. I miei fratelli erano belli e sportivi, io grassoccio e sedentario. A qualsiasi sport preferivo i film di Sissi. Quando mio padre mi ha scoperto ci è rimasto male. Il mio destino gay pareva segnato. Invece poi mi sono innamorato di Amandine e l'ho detto a mia madre aggiungendo che volevamo sposarci. E lei allibita: sposarvi? Ma con chi?».
    In realtà si è sposato davvero e ha anche un figlio. Ma gli abiti femminili continuano a perseguitarla. Sono io sfondo di un altro fillm, Yves Saint Laurent dove lei è Pierre Bergé, compagno e sodo di Yves.
«Non ho mai voluto incontrarlo prima di girare. Non volevo essere influenzato In alcun modo sul set. Non volevo somigliargli né piacergli, ma neanche tradire il suo dolore per la perdita di Yves. Ci siamo conosciuti solo quando lui è venuto a vedere il film. Una persona molto sensibile. È rimasto davvero sconvolto».
    Come ha costruito il personaggio?
«In parte grazie alle lettere di Bergé a Saint-Laurent. Mi hanno raccontato molto di loro due, dei loro rapporto. E in parte mi sono ispirato a mio padre. Grande industriale, uomo elegante, anche lui nato in provincia, innamorato dell'arte e degli artisti. È stata una sfida difficile, per fortuna al mio fianco c'era Pierre Niney nel ruolo di Yves».
    Anche lei come Niney fa parte della Comédie Française, Interprete di classici, da Molière a Racine a Feydeau.
«E Dario Fo. Ho adorato recitare Lu santo jullare Francesco. Adesso mi aspetta Lucrezia Borgia di Victor Hugo. Un altro ruolo en travestì».
Giuseppina Manin, Corriere della sera, 19/01/2014

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