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Vittime


Regia:Gagliardo Giovanna

Cast e credits:
Produzione: Rai Cinema, OffSide, in collaborazione con Rai Teche; origine: Italia, 2009; durata: 95’.

Trama:Il documentario “Vittime”, realizzato su iniziativa dell’AIVITER (Associazione Italiana Vittime del Terrorismo) è stato ideato con l’obiettivo di ricostruire gli anni del terrorismo nel nostro Paese. Trent’anni della nostra storia raccontati in un percorso a ritroso che parte dal 2003 – nel giorno dell’uccisione dell’agente di Polizia ferroviaria Petri – e si conclude il 12 dicembre 1969 con la strage di Piazza Fontana a Milano. Con un’idea su tutte: restituire la memoria ai sopravvissuti, ai familiari e alle vittime del terrorismo. Sono state raccolte una ventina di testimonianze che, con l’aiuto e il supporto visivo dei notiziari di allora, ricostruiscono i fatti e la memoria di quelle tragiche giornate. Percorsi personali, quasi privati, che ci restituiscono, insieme alle personalità, i progetti e le idee degli uomini e delle donne a cui è stata spezzata la vita; il dolore e il lutto dei parenti, la loro solitudine, e la coscienza certa che il loro destino è un fatto che riguarda tutti noi...

Critica (1):A partire dal 2003, dall'omicidio di Emanuele Petri, agente di polizia ferroviaria, passando per gli Anni di Piombo fino al 12 dicembre 1969, giorno della strage nella Banca dell'Agricoltura di Milano. Emerge il dolore di Rosalia, che nell'agosto 1980 fu testimone della morte delle due figlie e della sorella all'attentato della stazione di Bologna in cui persero la vita 85 innocenti. Parla Mario Calabresi, figlio del commissario Calabresi ucciso da un commando terrorista nel 1972, che sottolinea l'importanza del punto di vista dei familiari delle vittime del terrorismo nella ricostruzione della memoria di solito affidata al mondo della politica e agli ex terroristi.
Parla Benedetta Tobagi, figlia del giornalista Walter Tobagi ucciso da un gruppo di fuoco di estrema sinistra. Queste alcune delle voci del documentario Vittime, nato «per rispondere alla polemica del film La Prima Linea – ha spiegato Gaetano Blandini, direttore generale per il cinema al ministero per i Beni Culturali, che ha sostenuto il progetto – le maggiori associazioni delle vittime del terrorismo videro il film di De Maria, ancora nelle sale, e la loro reazione fu la proposta di creare un film dalla parte delle vittime. Dopo alcuni mesi l'Aiviter (Associazione italiana vittime del terrorismo) ha portato il proprio materiale d'archivio».
Le cifre tra il 1969 e la fine degli anni '80, parlano da sole: 12.770 gli episodi di violenza terroristica, di attentati e di stragi (Piazza Fontana a Milano, Gioia Tauro, Peteano, Brescia, l'Italicus, Bologna, il Rapido 904) con 5390 feriti e 342 morti, una media di 5 attentati al giorno. (…) Giovanna Gagliardo ha sottolineato che «finora ci siamo poco interrogati sulle esistenze delle vittime del terrorismo e sui destini dei loro familiari. C'è stata una rimozione, ma quelle vicende, apparentemente personali, riguardano tutti noi: perdere un genitore o un proprio caro a causa del terrorismo è un fatto pubblico. E potrebbe addirittura suggerire una visione storica diversa e più originale, lontana dai soliti complotti di destra e di sinistra. Non ho volutamente curato la parte storica, ma soprattutto le testimonianze dei sopravvissuti, come Prina, o di Bazzoli, che ha perso la madre all'età di 2 anni e ancora non se ne è fatto una ragione». La Gagliardo ha infine ringraziato Francesco De Gregori che ha ceduto a titolo gratuito la sua canzone, «Tutto più chiaro che qui».
Dina D’Isa, Il tempo, 11/12/2009

Signora Gagliardo, come mai ha scelto di raccontare gli avvenimenti a ritroso?
Non avendo un ordine cronologico a cui attenermi, cioè da rispettare, mi sono permessa questa libertà di andare avanti e indietro nel tempo. Poiché tutto ha inizio da Piazza Fontana mi è sembrato giusto finire dall’inizio.

Come è nata la sua collaborazione a questo progetto?
Gaetano Blandini, Direttore Generale Cinema Ministero per i Beni e le Attività Culturali, mi ha contattata per sapere se volevo realizzare questo documentario dal punto di vista delle vittime. E ho subito detto di sì. Perché mi incuriosiva realizzare un documentario dal punto di vista delle vittime, che io stessa non conoscevo. Durante la realizzazione di Bellissime (in cui ho trattato l’emancipazione femminile nel ’900) ho incontrato Gemma Calabresi (la vedova del Commissario Calabresi) e sono rimasta colpita, non solo per le cose che diceva, ma soprattutto per la sfera personale. La sua storia mi aveva fatto capire quanto poco ne sapessi sulle vittime di quelle stragi. Si sa tanto dei processi, delle strategie politiche, ma non si sa quasi nulla sulle vittime, su chi fossero, cosa facessero prima e dopo… questa opportunità che mi è stata offerta mi è sembrato come un dono. Per cui raccontare le loro vite è come raccontare una fetta del passato, una parte di storia che ci appartiene.

Qual è stato il suo obiettivo come regista?
È stato quello di non dare una ricostruzione storica o un affresco di quegli anni di piombo. Abbiamo messo in evidenza le storie personali di chi il terrorismo lo aveva vissuto.

Con quale metodologia ha selezionato i fatti e le testimonianze?
In 90’ era impossibile riuscire a raggiungere tutti i soggetti meritevoli di attenzione. Per questo, ho cercato di privilegiare le città più colpite dal terrorismo: Milano, Genova, Torino, cercando di mettere in evidenza i casi meno noti: le forze di polizia, le guardie carcerarie, i carabinieri. È stato un lungo viaggio nel tempo per restituire alla memoria collettiva il punto di vista di tutte quelle vittime che hanno dovuto portare sulle spalle il peso delle scelte violente fatte dagli altri.

In che modo ha proceduto per ottenere questi risultati?
Con questi obiettivi, abbiamo raccolto storie, testimonianze e ricordi dando voce al silenzio di tutte quelle persone, che, nel corso di più di trent’anni, non erano riuscite o non avevano voluto farlo. Il mio lavoro è stato quello di andare in giro per l’Italia e ascoltarli e poi, la parte più difficile, è stata selezionare. È stata una parte veramente ardua per me, perché tutte le storie erano importanti e meritavano di avere il loro tempo e la loro narrazione. Quindi ho cercato di trovare la storia o le storie che potessero rappresentare sé stesse e quelle del nostro paese.

Invece la scelta del materiale di repertorio in base a quali criteri è stata realizzata?
Fin dall’inizio, la mia scelta registica è stata accogliere tutti i sì delle persone che mi davano il loro consenso alle interviste e cercare il materiale di repertorio. Ma non volevo filmati che fossero ricostruzioni storiche o ne parlassero a posteriori. Ci siamo messi a cercare materiale di quelle giornate, una cronaca senza memorizzazione o interpretazione. Infatti, una scelta è stata quella di inserire i telegiornali del giorno e dietro questa notizia aprire il sipario e raccontare queste famiglie e la loro vicenda. Ho trovato gran parte dei materiali nella sede milanese della rai. La maggior parte sono filmati mai andati in onda, “scartati” nella fase del montaggio, e che sono stati perfetti per il mio lavoro.
Vittime è composto da una ventina di testimonianze che, con il supporto visivo dei notiziari di allora, ricostruiscono i fatti di quelle giornate spettrali. Madri, mogli, figli raccontano le personalità, i progetti, le idee di quegli uomini e quelle donne a cui è stata spezzata la vita. Vittime sarà il documentario che chiuderà la cerimonia di apertura della sede storica del Piccolo Teatro a Milano, in via Rovello 2, esattamente a 40 anni di distanza dalla strage di Piazza Fontana. Non è previsto un passaggio nei cinema di questo documentario, ma sempre la regista ci ha detto che il dvd verrà distribuito, da gennaio, nelle scuole, mediateche, cineforum, nelle case della memoria per una diffusione pedagogica, non sarà quindi commercializzato.
(da un’intervista alla regista, in nonsolocinema.com)

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