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Vampate di fuoco - Great balls of fire!


Regia:McBride Jim

Cast e credits:
Soggetto: basato sul libro di Myra Lewis e Murray Silver; sceneggiatura: Jack Baran, Jim McBride; fotografia: Alfonso Beato; musica: Jack Baran, Jim McBride (curatori); montaggio: Lisa Day, Pembroke Herring, Bert Lovitt; scenografia: David Nichols; costumi: Tracy Tynan; suono: Peter Hliddal; coreografia: Bill e Jacqui Landrum; interpreti: Dennis Quaid (Jerry Lee Lewis), Winona Ryder (Myra Gale Lewis), John Doe (J.W. Brown), Stephen Tobolowsky (John Phillips), Trey Wilson (Sani Phillips), Alec Baldwin (Jimmy Swaggart), Steve Allen (se stesso), Lisa Blount (Lois Brown), Joe Bob Briggs (Dewey Phillips), Joshuna Sheffield (Rusty Brown), Mojo Nixon (James Van Eaton), Jimmie Vaughn (Roland James); produzione: Adam Fields, per Orion Pictures; distribuzione: CDI; origine: U.S.A., 1989; durata: 108'.

Trama:Prologo: 1947, due ragazzini bianchi vanno nel ghetto nero a spiare un concerto di rhythm'n blues: il primo, Jerry Lee Lewis, ne è affascinato, l'altro fugge scandalizzato. Dieci anni dopo Jerry suona il piano, l'altro è diventato pastore. Il successo arriva a Jerry con facilità inaspettata: è osannato per le strade e toglie a Elvis il titolo di `re del rock'. Jerry sposa la cugina tredicenne Myra, ma l'opinione pubblica reagisce disgustata e la fortuna sembra abbandonarlo: tuttavia 'il killer' trova sempre la forza di dare tutto se stesso sul palcoscenico.

Critica (1):Partito dall'underground (David Holzman'z Diary) e passato per il soft-core (Hot Times), Jim Mc Bride sta trovando un posto nell'establishment, senza rinunciare per questo al suo stile. Great Balls of fire, targato Orion, è il film più costoso da lui realizzato, ma é anche il logico sviluppo di film come Breathless e The Big Easy. In All'ultimo respiro Mc Bride era meno interessato alla storia, già nota a tutti i cinefili, che al modo di raccontarla: da cui una cura maniacale per la dimensione visiva. In The Big Easy Mc Bride aveva soprattutto voglia di narrare, e ne risultava un film velocissimo, quasi il condensato di un'intera serie di telefilm. Great Balis of Fire realizza la sintesi di queste due tendenze. Come in ogni film biografico (si parla della giovinezza di uno dei padri del rock'n roll, Jerry Lee Lewis) vi è una storia forte, ritmata secondo la classica figura dell'ascesa e del declino (rise and fall) dell'eroe; lo stile di Mc Bride evita però le convenzioni dei film sugli artisti maledetti (da Brama di vivere di Minnelli a King of Bues di Parks). Great Balls of Fire a volte sembra sul punto di trasformarsi in un musical: si pensi al balletto sulla scalinata del college o a Myra che fa la spesa in un salone del mobile. Gli episodi da musical non interrompono però l'azione (come avviene per es. nei Blues Brothers), ma la sostituiscono e la sintetizzano: Mc Bride si serve delle musica per condensare, per imprimere velocità alla narrazione. Questo regista ha sempre fretta di dire e di mostrare, ed è quindi logico che il suo film non abbia una vera fine: l'eroe è giunto al fondo, ma riprende a suonare, di fronte a un pubblico più esiguo ma ugualmente entusiasta. Si possono nutrire dei dubbi circa il trattamento che il film riserva al personaggio de: 'killer' che esce un po' troppo edulcorate rispetto alla realtà (il ragazzo, a quante pare, ha causato la morte di un paio di mogli). Mc Bride fa di tutto per farci sembrare simpatico Jerry Lee, contrapponendolo a un ambiente bigotto e repressivo L'America e l'Inghilterra degli anni '50 sono presentate come lo specchio non troppo lontano della società attuale: le paure di allora (la bomba H) sono le stesse di oggi medesimo é il consumismo esasperato e la maschera di ipocrisia. I bigotti sono delineati con sarcasmo e Jerry Lee ha facili vittoria su di loro.
Più sottile é l'ironia che Mc Bride fa sullo stile di vita di quegli anni, in cui la televisione si installava definitivamente nelle case degli americani. La sequenza-chiave i ancora quella della spesa, un episodio del musical filmato come se fosse un sogno: un piano-sequenza che non finisce mai come non si esauriscono mai i dollari che Myra butta in aria. Mc Bride fa finta di adottare uno stile anni '50, mentre ha tutta la consapevolezza linguistica degli anni '80: difficile distinguere, quindi tra nostalgia e critica. Il gioco di Peggy Sue si è sposata, in confronto, era molto più semplice. Negli anni '50, sembra dire Mc Bride, c'era ancora qualcosa da trasgredire e da coni battere: il perbenismo, il puritanesimo. In questo contesto Jerry Lee, col suo vitalismo ingenuo all american diventa un eroe positivo. Certo, Jerry non si rende conto di essere strumentalizzato dallo show-business: ma questo é il prezzo che deve pagare per rimanere puro. Egli non si interessa dei contratti e della propria immagine pubblica, e per questo finisce male. Jerry Lee non é un eroe notturno come il Parker di Eastwood: la sua energia é demente, i suoi amori immotivati. Questo piccolo eroe però ha il pregio della leggerezza, mentre chi lo circonda pensa solo a sfruttarlo (a cominciare dalla cognata, non troppo contrariata che Jerry se la faccia con sua figlia). Jerry Lee é l'ennesimo loser della tradizione americana: un 'grado zero' del loser, un loser demente che vive in un mondo idiota.
L'unico valore che conti, in un mondo simile, è l'energia, la voglia di rompere tutto (pianoforti compresi), per poi ricominciare da capo. Del resto, è ciò che Mc Bride fa con ogni suo film.

Alberto Pezzotta, Segno Cinema, n. 40 novembre 1989

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Critica (4):
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