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50 e 50 - 50/50


Regia:Levine Jonathan

Cast e credits:
Sceneggiatura: Will Reiser; fotografia: Terry Stacey; musiche: Michael Giacchino; montaggio: Zene Baker; scenografia: Annie Spitz; arredamento: Shane Vieau; costumi: Carla Hetland; interpreti: Joseph Gordon-Levitt (Adam), Seth Rogen (Kyle), Anna Kendrick (Katherine), Bryce Dallas Howard (Rachael), Anjelica Huston (Diane), Serge Houde (Richard), Andrew Airlie (Dott. Ross), Matt Frewer (Mitch), Philip Baker Hall (Alan) Donna Yamamoto (Dott.sa Walderson) Sugar Lyn Beard (Susan) Yee Jee Tso (Dott. Lee) Sarah Smyth (Jenny) Peter Kelamis (Phil) Jessica Parker Kennedy (Jackie) Daniel Bacon (Dott. Phillips) P. Lynn Johnson (Bernie) Laura Bertram (Claire) Matty Finochio (Ted); produzione: Nicole Brown, Evan Goldberg, Ben Karlin, Seth Rogen per Iwc Productions, Mandate Pictures, Point Gray; distribuzione: Eagle Pictures; origine: Usa, 2011; durata: 100’.

Trama:Adam ha quasi 30 anni e un'esistenza appagante che condivide con la bella fidanzata Rachel e l'amico Kyle. Tuttavia, la scoperta di avere una rara forma di cancro cambia la sua visione della vita: frustrato e incapace di accettare la malattia, Adam sembra aver rinunciato a combattere. Il supporto di Kyle e della famiglia e l'incontro con la terapista Katherine, aiuteranno Adam a capire che la vita può ricominciare, basta non dare nulla per scontato...

Critica (1):Adam (Gordon-Levitt) è un autore radiofonico di scarso successo con una fidanzata con cui non fa l'amore da tre mesi (Bryce Dallas Howard), un amico (Rogen) che non par­la altro che di sesso, una mam­ma asfissiante (Anjelica Hu­ston) e un padre con l'Alzheimer. Come può andare peg­gio? Gli diagnosticheranno un cancro alla spina dorsale difficilmente curabile. «Un cancro io?» reagisce lui: «Ma se non fu­mo, non bevo e faccio la raccolta differenziata!».
Povero Adam. Forse la malattia lo aiuterà a tirare fuori qualche sassolino dalla scapa o, più semplicemente, a urlare al mondo paura, rabbia ed emotività. Per la prima volta in vita sua. 50 e 50 di Jonathan Levine fa parte della nobile categoria commedia-con-malattia. Molto difficile da realizzare come sa chi ama Voglia di tenerezza (citato nel film), chi ricorda il recente 'Funny People' di Apatow o, dalle nostre parti, l'agrodolce Uno su due di Cappuccio. Furbetto? Può essere (la storia d'amore tra Adam e la sua psicologa è stucchevole). Toccante? Sicuramente. Gordon-Levitt, ancora un precisino aggredito dalla vita come in (500) giorni insieme, è fantastico. Colonna sonora pregevole. Piccolo caso in Usa per incasso e premi vinti.
Francesco Alò, Il Messaggero, 2/3/2012

Critica (2):A 27 anni, Adam (Josrph Gor­don-Ievitt) scrive programmi per una radio di Seattle, dove lavora fianco a fianco con Kyle (Seth Rogen), il suo miglior amico fin dai tempi del liceo. Rachael (Bryce Dallas Howard), la sua ragazza, gli vuole bene. Così almeno lei sostiene. Quanto a sua madre Diane (Angelica Huston), se gliene volesse un po' meno a lui non dispiacerebbe. È tutta qui la vita del protagonista di 50 e 50 (...) in questo normalissimo intrecciarsi di relazioni. A completarla manca però il fatto che un giorno gli dicono che ha il cancro. Potrebbe essere un dolciastro, lacrimevole, insopportabile "cancer movie", questo girato dal trentacinquenne Jonathan Levine e scritto da Will Reiser (anche sulla base dell'esperienza personale). Invece, la storia di Adam ha la leggerezza della commedia, e insieme la verosimiglianza della vita.
La "cosa" che sta dentro di lui come una promessa di morte e oscura e incomprensibile al pari del suo nome. Il medico che gli ha dato la notizia lo ha pronunciato con l'indifferenza del tecnico, e con il compiaciuto senso di superiorità del suo ruolo. Ma lui trova difficile ripeterlo, irto com'è di reminiscenze del greco antico. D'altra parte, ci si deve abituare. Intanto, lo dovrà ripetere a Rachael, e poi a Kyle. A sua madre, invece, per qualche tempo eviterà di ripeterlo: diventerebbe ancora più pesante, con quel suo intromettersi continuo.
Adam neppure riesce a disperarsi. È questo il segno del suo crudele disorientamento. Rachael insiste per non lasciarlo solo. Lo curerà e lo assisterà, gli promette, e senza badare a quanto le conterà in tempo e in sofferenza. Lo stesso gli assicura Kyle, con maggior sincerità. Ma lui sa che cosa lo attende. Non c'è amore che lo possa consolare, nè amicizia. Ancor meno lo consolano le sedute di sostegno psicologico cui si lascia sottoporre solo per sfidarne e smascherarne l'inutilità patetica.
Tutto questo Levine e Reiser riescono a raccontare sorridendo, e facendoci più d'una volta sorridere. In 50 e 50 il tragico si esprime con pudore e sottovoce, qua e là intrecciandosi con il comico, co­me succede nella vita. E come succede nel­la vita, alla fine Adam si trova fronte a fronte con se stesso. Steso su un letto operatorio, non c'è chi possa vivere quel momento con lui, e tanto meno per lui. D'altra parte, questo gli ha insegnato la "cosa" oscura e dal nome impronunciabile ­ per quanto tocchi morire da soli, sono gli altri che danno significato alla vita.
Roberto Escobar, L’Espresso, 8/3/2012

Critica (3):

Critica (4):
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