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Guerra degli Antò (La)


Regia:Milani Riccardo

Cast e credits:
Sceneggiatura
: Domenico Starnone, Sandro Petraglia; soggetto : dal romanzo “Il Disastro degli Antò” di Silvia Ballestra; montaggio: Marco Spoletini; fotografia: Alessandro Pesci; musica: Piccola Orchestra Avion Travel; interpreti: Flavio Pistillin (Antò Lu Purk) Federico Di Flauro (Antò Lu Malatu), Regina Orioli (“S” Ballestrera), Paolo Setta (Antò Lu Zorru), Danilo Mastracci (Antò Lu Zombi); distribuzione: Cecchi Gori; origine: Italia, 1999.

Trama:Quattro diciottenni abruzzesi tutti di nome Antonio, tardo simil-punk, si battono contro palazzinari e guerrafondai di ogni tipo, e partono dalla provincia per conquistare il mondo.

Critica (1):Lu Malatu, Lu Zombi, Lu Zorru e Lu Purk sono bellissimi. Da Montesilvano, Pescara, buco del culo del mondo, i quattro Antò arrivano dritti al cuore. Perché hanno facce potenti, che sembrano uscite da un fumetto di Pazienza. Perché hanno creste celeste metallizzato e giubbotti di pelle, ma sono lontani dal nichilismo «No Future» del punk inglese: vogliono essere travolti dal troppo vivere per uscire da quello che chiamano «il disumano vuoto pescarese». Perché sono contro: contro il cemento che devasta la costa, contro una guerra che gli soffia sul collo (Iraq 1991) e da cui si può solo scappare... e allora gridano «E- no- basta» (il nome della loro fanzine). Perché si muovono un po’ storti, e con scarpe troppo grosse, in giro per l’Europa, o sul lungomare vicino a casa. Camminano a tempo delle musiche zingare degli Avion Travel, spinti da quel coraggio della disperazione che travolge i personaggi di Kusturica. Perché sono ingenui e un po’ sfigati e hanno occhi grandi e spalancati che guardano nella macchina da presa, sul mondo. Sono spiriti liberi: non come chi si fa le canne a quarant’anni e poi si fa sgamare da una scimmietta. Sono liberi dal reale (e dai buchi di sceneggiatura), dentro una favola raccontata, dalla penna di Silvia Ballestra prima, dal film di Riccardo Milani poi, per farci diventare tutti un po’ più Antó. E meno stronzi. Nelle settimane in cui un deprimente star system lancia appelli e petizioni per salvare dalla chiusura ReteA-Mtv, colonizzatrice culturale fuorilegge (in base alle leggi sull’emittenza), esce nelle sale (poche e “scomode”) La guerra degli Antò. Questo piccolo film che parla abruzzese stretto, scoprendo un’ignorata (dal cinema, dalla tv) realtà di provincia e dei veri attori/non-attori reclutati nelle Arci della regione, rischia di passare inosservato, di scomparire. Riuscirà Donatella Raffai a ritrovarlo proprio come fa nel film con Lu Purk (trasformando Chi l’ha visto? in una sagra paesana)? Forse il film è fuori moda come i punk, forse degli Antó non gliene frega niente a nessuno, ma – come dice Lu Malatu – «se ci scancellano a noi, cosa resta di Montesilvano?». E cosa dell’attuale cinema italiano?
Duel, 23/11/1999

Critica (2):Gli Antò sono una specie di origine abruzzese. Animali giovani e insoddisfatti, esibiscono un look "fuori di cresta" e tendono alla migrazione. La specie si limita a quattro esemplari: Antò Lu Pork, Antò Lu Zombi, Antò Lu Malatu e Antò Lu Zorru. Il primo ad andarsene è Lu Zombi che, attratto dalle sirene universitarie del Dams, migra a Bologna: però non capisce nulla delle lezioni, supponenti leader studenteschi gli soffiano le ragazze. Così Lu Pork riprende il volo e raggiunge la mitica Amsterdam. Lo raggiunge Lu Zorru, che ha ricevuto una cartolina d'invito per la guerra del Golfo. Frattanto, i familiari dei ragazzi scomparsi senza lasciare indirizzo si rivolgono alla salvifica Donatella Raffai, che ospita i loro casi nella trasmissione "Chi l'ha visto?". C'è un altro personaggio importante nella Guerra degli Antò di Riccardo Milani: quello della studentessa trapiantata a Bologna (Regina Orioli) che fa da testimone ai piccoli eventi della storia. Lei si salverà dallo sfascio generale diventando scrittrice. Il film non lo dice per la verità, ma ci vuole poco a capirlo. La ragazza si chiama Sballestrera, leggi Silvia Ballestra, autrice dei due romanzi sui giovani punk di Montesilvano editi da Baldini & Castoldi. Non si pretende che un giovane scrittore interpreti simbolicamente una intera società; ma una subcultura che gli appartiene, quello almeno sì. Invece La guerra degli Antò (il film) è una storiella puramente aneddotica, non sgradevole, però troppo inconsistente per rappresentare altro che se stessa. In una scrittura registica corretta, la sceneggiatura di Domenico Starnone e Sandro Petraglia cala parti uguali di ribellismo e meridionalismo. Il tono è totalmente giovanilistico, eppure gli Antò si muovono nell'Italia di una decina d'anni fa, tra Gladio e la guerra in Iraq: il che probabilmente non dice più di tanto ai ventenni di oggi, nei quali sembrerebbe di dover ravvisare il pubblico naturale del film. Musiche della Piccola Orchestra Avion Travel.
Michele Anselmi,
l'Unità, 3/10/1999

Critica (3):

Critica (4):
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