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Maschera (La)


Regia:Infascelli Fiorella

Cast e credits:
Soggetto e sceneggiatura: Adriano Aprà e Fiorella Infascelli con Ennio De Conciasi, Enzo Ungari; fotografia (Eastmancolor): Acacio De Almeida; scenografia: Antonello Geleng e Stefania Benelli; costumi: Aldo Buti; montaggio: Francesco Malvestito; musica: Luis Bacalov; interpreti: Helena Bonham Carter (Iris), Michael Maloney (Leonardo), Feodor Chaliapin (padre di Leonardo), Roberto Herlitzka (Elia), Michele De Marchi (capocomico), Alberto Cracco (Viola), Valentina Lainati (Maria), Saskia Colombaioni (Saskja), Arnaldo Colombaioni (Nani), Valerio Colombaioni (Ercolino), Walter Colombaioni (acrobata), Maria Tedeschi (Tatia), Massimo Fedele (don Gaetano), Paola Fassio (cameriera), Carlo Cattaneo (servitore anziano), Franco Angeli (servitore giovane), Lorenzo Mainone (assistente di Elia), Sergio Falasca (cocchiere di Leonardo), Pietro Rosella (cocchiere dei teatranti), Maria Cristina Girolami (truffaldino), Rinaldo Cioci, Pier Paolo Ciuchi, Claudia Cerasi, Antonio Mameli (musici); produzione: Lilia Smecchia & Ettore Rosboch per Best International Films-Rai Due-Istituto Luce Italnoleggio Cinematografico; origine: Italia, 1988, durata: 90'.

Trama:Leonardo, gentiluomo del Settecento – che abita col vecchio padre in un antica villa non lontano da Venezia, sciupando per noia la sua vita fra il gioco delle carte e l'ubriachezza – viene respinto decisamente e con disgusto da Iris, una giovane attrice venuta al parco della villa per uno spettacolo che i teatranti danno in suo onore. Leonardo, rimasto sconvolto dalla ripulsa subita, segue la ragazza nei suoi viaggi, mostrandosi a lei solo col viso coperto da varie maschere, che si fa preparare da Elia, un celebre artista specializzato nel genere. Leonardo spera così di ottenere l'amore di Iris, mostrandole un volto sempre diverso, che non è quello per lei tanto spiacevole.

Critica (1):Nuova presenza italiana, nella sezione "Un certain regard" del festival di Cannes, con la "prima" mondiale del film La maschera di Fiorella Infascelli. Esso segna l'esordio d'un'autrice già nota per alcune regie televisive e per l'assistenza prestata sul set di Pasolini, dei fratelli Bertolucci e di altri. Autrice sensibile; ci sembra di poter dire, ai valori della rappresentazione visiva, e tecnicamente matura, per cui se si rafforza come soggettista e sceneggiatrice può essere fra quanti danno una mano robusta al nuova cinema italiano. Il copione che ha scritto insieme ad Adriano Aprà (a cui collaborarono Ennio De Concini e il compianto Enzo Ungari) finge che in un Settecento molto di fantasia il nobile Leonardo conduca, nella sua ricca villa veneta, vita di gaudente: gran giocatore e gran bevitore, è insensibile ai richiami del vecchio padre il cui unico piacere ormai consiste nel guardare le stelle. Vinta al gioco una compagnia di saltimbanchi, Leonardo s'invaghisce di Iris, la giovanissima attrice, e suppone che gli sia facile conquistarla. La donna invece lo respinge: dice d'essere spaventata dalla sua faccia, di trovarla ripugnante. Per piegarla Leonardo la insegue coprendosi il volto con maschere bizzarre (l'una lo assomiglia a un elfo, l'altra è a forma di fiamma), e infatti Iris, che non lo riconosce, n'è dapprima incuriosita poi affascinata, al punto da cadergli tra le braccia in riva a un lago. Quando, più tardi, l'uomo le rivela la propria identità e tuttavia dispera di poterla trattenere, per cui è vinto dalla malinconia, Iris è ormai anch'essa innamorata. Abbandona i teatranti e, vestita da Arlecchino, restituisce a Leonardo la felicità.
Come spesso accade ai debuttanti, le intenzioni non si accompagnano alla virtù narrativa. Il proposito di Fiorella Infascelli di raccontare "il percorso della conoscenza e dell'accettazione di se stessi" in questo caso si realizza con molta vaghezza. Si intravedono nel film i temi dell'illusione e dell'apparenza (di ascendenza bergmaniana), dell'offrirsi diversi, dell'arrendersi misterioso, delle sorprese custodite nell'universo, dello struggersi nel primo amore - e dunque La maschera è ricca di motivi - ma i più stentano a dischiudersi, a dichiararsi nell'analisi dei caratteri e dei comportamenti. Siamo in una favola con gracile morale poetica, in un viaggio capriccioso più che in un metaforico acquistare attraverso il desiderio la pienezza dei sentimenti.
Con tutto ciò il film rappresenta un debutto positivo, perché la Infascelli, sapendo scegliere certi luoghi quasi incantati del Lazio (fotografati con estro sottile dal portoghese Acacio De Almeida), dando alla scena quinte immaginose e introducendo certe simmetrie - la più espressiva è affidata a una puntura d'ape - racconta con grazia, sposa il gioco alle memorie culturali, conferisce veste sempre elegante ai dati formali, siano essi riassunti nei paesaggi, nei giardini, nei costumi, nella plastica o nel colore delle inquadrature. Un dono in più è Helena Bonham Carter, venuta da Camera con vista, che dà a Iris molta freschezza, e che preferiamo a Michael Maloney, un Leonardo meno mobile di quanto pensiamo occorresse. Fra gli altri sono Feodor Chaliapin (l'incendiario Jorge da Burgos nel Nome della rosa) nel ruolo del padre di Leonardo, Roberto Herlitzka in quello del mascheraio, Michele De Marchi in quello del capocomico e Alberto Cracco in quello di Viola, il servo di casa. Sullo sfondo saltano e recitano simpaticamente i Colombaioni, una famiglia di acrobati già cara a Fellini. E la musica di Luis Bacalov sottolinea le svolte, i riflessi sull'acqua, la magnificenza delle notti stellate...
Giovanni Grazzini, Cinema '88

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
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