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Dal mattino a mezzanotte - Von Morgens bis Mitternacht


Regia:Martin Karl Heinz

Cast e credits:
Sceneggiatura
: Karl Heinz Martin, Herbert Juttke, dal dramma in cinque atti di Georg Kaiser; fotografia: Carl Hoffmann; scenografia e costumi: Robert Neppach; interpreti: Ernst Deutsch (il cassiere), Erna Morena (la signora), Hans Heinrich von Twardowski (il giovane signore), Eberhard Wrede (il direttore di banca), Edgar Licho (il signore grasso), Hugo Döblin, Frieda Richard (la nonna), Lotte Stein (la moglie), Roma Bahn (la figlia, la mendicante, la prostituta, la maschera, la ragazza dell’Esercito della salvezza), Lo Heyn (la dama); produzione: Ilag-Film Berlin; da: Münchner Filmmuseum/ Stadtmuseum; accompagnamento musicale: partitura composta per l’occasione da Aljoscha Zimmerman per piano preparato, violino, violoncello; Jakob Gilman (Violino), David Grigorian (Violoncello), Aljoscha Zimmermann (Pianoforte); lunghezza al visto di censura del 15.8.1921: 1480 m.; origine: Germania; 1920; lunghezza della copia ricostruita: 1325 m.; durata: 72’.

Trama:Il cassiere di banca di una piccola città ruba una grossa somma di denaro e si tuffa nei divertimenti della grande città, senza però trovare veramente il proprio ideale di vita. Una suora dell’esercito della salvezza, a cui egli si confida, lo ferma denunciandolo alla polizia.

Critica (1):Cinema espressionista, chi non pensa immediatamente a Caligari! La storia del cinema è spesso determinata dall’accessibilità e dalla disponibilità delle copie; i film che si decompongono negli archivi hanno poche opportunità di influenzare la storia del cinema rispetto a quelli che vengono mostrati regolarmente nelle sale cinematografiche. Senza mettere in dubbio il valore di Caligari, per capire il cinema tedesco dell’epoca bisogna conoscere anche i film che non ebbero successo commerciale o che furono dimenticati e rifiutati dalla critica. Von Morgens bis Mitternachts fu uno di questi. Non era una grande produzione. Oggi si direbbe una produzione a basso costo. Fu girato durante le pause di lavoro da un gruppo di amici (legati anche da una forte identità professionale) che lavoravano sulle scene teatrali berlinesi.
Il film risultò così anticonvenzionale che persino il pubblico berlinese, abituato a forti schock artistici, lo rifiutò. Era privo di colore, muto e aveva una scenografia che cancellava i vuoti spaziali. Martin cercò di non nascondere questi “difetti”, anzi li sottolineò. Il suo film venne presentato come “il primo film proiettato nei colori archetipici, il bianco e il nero”. Probabilmente a causa di questo radicalismo, la critica successiva credette che Martin avesse spinto ancora più avanti il suo sperimentalismo e non avesse solo forzato l’assenza di spazi con un’immagine bidimensionale e l’assenza di colore, ma anche rinunciato alle didascalie. L’unica copia sopravvissuta non conteneva, infatti, nessuna didascalia.
In realtà i contemporanei lo avevano visto in modo diverso. Il film era stato presentato pubblicamente alla metà del 1922 al Regina-Lichtspielen di Monaco in una proiezione speciale per la stampa. Josef Aubinger ne fece un commento nella rivista trimestrale nella rubrica : “L’intensità del film non si basa sull’azione, ma sulla forza delle immagini. Anche laddove vi sono didascalie, grazie alla loro forma lapidaria, non si imprimono nella mente, non nuocciono al flusso delle immagini”.
Un critico giapponese, che aveva visto il film nel dicembre 1922 nel cinema Hong-za, pubblicò nel gennaio 1923 in un’approfondita recensione “Questo è uno dei migliori film espressionisti che siano stati fino ad ora presentati in Giappone. (...) Mostra la vita umana nella sua crudezza. Nei film espressionisti realizzati fino ad ora – in Caligari ma anche in Genuine – ho riscontrato uno svolgimento narrativo molto faticoso, cosa che invece non avviene in Von Morgens bis Mitternachts. La regia di Martin rende il film sempre vivo, ovunque vi sono idee, non una sola scena priva di intuizioni (...)” Dopo un’approfondita descrizione dell’azione, dell’allestimento scenografico, dei costumi e delle interpretazioni, la critica si conclude con l’osservazione che anche le didascalie “erano presenti”.A partire da queste incongruenze abbiamo iniziato una caccia sistematica a quello che doveva essere il testo delle didascalie. Dopo l’analisi dei documenti e molti colloqui con i testimoni del tempo, potevamo essere certi che il film era stato ideato e presentato con le didascalie. In particolare, uomini di teatro come Boleslav Barlog, Friedrich Luft e l’ultima compagna di Martin, Ita Maximowa, si impegnarono nella ricerca del testo, ma tutto si arenava regolarmente nei problemi burocratici dei rapporti tra la Germania dell’est e dell’ovest. La scoperta di un visto di censura con il testo di oltre cento didascalie, infine, nel 1987, fu l’inaspettato colpo di fortuna che ci permise di risolvere questo puzzle (...).
Inge Degenhardt, breve estratto dello studio che verrà pubblicato nella sua interezza sul numero 6 di Cinegrafie

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
Karlheinz Martin
(Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di) Redazione Internet; Redazione Internet; Redazione Internet; Redazione Internet (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di) Ufficio Cinema; Ufficio Cinema; Ufficio Cinema; Ufficio Cinema
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