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Europa Europa - Europa Europa


Regia:Holland Agnieska

Cast e credits:
Soggetto: basato sulle memorie di Salomon Perel; sceneggiatura: Agnieszka Holland; fotografia: Jacek Petrycki; musica: Zbigniew Preisner, montaggio: Ewa Smal, Isabelle Lorente; scenografia: Alan Starski; costumi: Wieslawa Starska, Malgorzata Stefaniak; suono: Elisabeth Mondi, Maegorzata Jaworska; Effetti speciali: Jacek Jelinski; interpreti: Marco Hofschneider (Salomon Perel), René Hofschneider (Isaak), Piotr Kozlowski (David), Klaus Abramowsky (papà di Salomon), Michele Gleizer (mamma di Salomon), Marta Sandrowicz (Berta), Nathalie Schinidt (Basia), Delphine Forest (Inna), Andrzej Mastalerez (Zanek), Klaus Kowatsch (Schultz), André Wilms (Robert), Hanns Zischler (cap. Von Lereneau), Ashley Wanninger (Gerd), Julie Delpy (Leni), Halina Labonarska (mamma di Leni); produzione: Margaret Menegoz e Artur Brauner, per Les Film du Losange/Filmkunst; distribuzione: Academy; durata: 111'; origine: Francia/ Germania, 1991.

Trama:Costretti ad abbandonare la Germania, i Perel - famiglia di commercianti ebrei -trovano rifugio a Lodz, alla vigilia dell'invasione della Polonia da parte delle truppe naziste. Salomon, il figlio minore, scappa in Unione Sovietica, dove diventa studente modello alla scuola della gioventù comunista. raggiunto anche qui dai nazisti, distrugge i propri documenti e rivendica la nazionalità germanica, collaborando con gli occupanti e diventando ben presto loro beniamino. Tra mille difficoltà, anche alla Scuola Militare nazista Salomon riesce a nascondere la vera identità. Fatto prigioniero dai sovietici, sta per essere giustiziato quando viene riconosciuto in extremis dal fratello, unico della famiglia ad essere sopravvissuto al campo di concentramento.

Critica (1):Mentre in giro per l'Europa il neonazismo va facendo proseliti - fenomeno tutt'altro che folkloristico benchè preso volentieri sottogamba dalle autorità dei diversi paesi - il cinema sembra intenzionato a non mollare la presa, tornando spesso sui luoghi del genocidio e delle barbarie naziste. Lo fa, nel caso di Europa Europa, traendo spunto dalle singolari memorie del vero Salomon Perel, oggi cittadino israeliano, e affidandosi alla sensibilità di una regista polacca, Agnieszka Holland, forse non geniale, ma di solido impegno, cresciuta - non a caso - alla scuola di Andrzey Wajda e nota anche in Italia per almeno due film: Attori di provincia (1980) e Un prete da uccidere (1988). L'impegno, dicevamo, ma anche e soprattutto - a far la differenza - l'adozione di prospettive sghembe, atte a illuminare quasi di lato fenomeni e accadimenti storici solitamente affrontati frontalmente. Nel citato Un prete da uccidere, ad esempio, dove veniva trattato l'omicidio di padre Popieluszko, la regista evitava di portare in primo piano la figura della vittima concentrandosi piuttosto sulla contraddittoria personalità del suo carnefice. E dunque non l'epica agiografia del martire, quanto l'intrigante identitikit di una nevrosi omicida stimolata, certo dal più generale clima intimidatorio, ma determinata, in ultima analisi, dalle contorte introiezioni del killer, persino affascinato - a modo suo - dalla figura del prete. E quale prospettiva più sghemba, nel caso dell'olocausto, dell'ebreo nazista? Il giovane Salomon forse non s'accorge neppure di possedere le virtù del camaleonte. Diventa comunista e poi nazista quasi per forza d'inerzia, semplicemente adattandosi alle circostanze. Nulla, del suo breve passato, interviene a mò di spiegazione, per dirci la ragione di questo curioso camaleontismo. E si adatta, d'altra parte, così bene alle circostanze da credere per davvero alle parole d'ordine di cui si appropria: certamente al verbo comunista e fors'anche, in rapida successione, a quello nazista, non fosse per l'odio esplicito che quest'ultimo verbo comporta nei confronti della razza alla quale Salomon sa di appartenere, sia pure soltanto per via di quel pezzetto di carne destinato a diventare la sua vergogna, la sua paura, il suo incubo. Il di per sé banale dettaglio anatomico del prepuzio assurge - in negativo - al solo autentico motivo d'identità del protagonista, capacissimo per il resto di integrarsi alle soluzioni "ariane", dando persino per buona la favola della deportazione degli ebrei in Madagascar quando già i campi di concentramento rigurgitavano di cadaveri, Istinto di sopravvivenza? Giovanile incoscienza? Opportunismo? Una qualche inedita sindrome di identificazione con i propri naturali carnefici? Oggetto in Germania di una assurda e colpevole campagna denigratoria all'epoca della designazione dell'Oscar quale miglior film tedesco, Europa Europa é stato generalmente trattato dalla critica alla stregua dell'ottima occasione mancata. Affascinante - ci é capitato di leggere - la permeabilità del personaggio, incarnazione dell'ossimoro, contraddizione vivente, zelig dell'olocausto; meramente calligrafica e senza mordente la trascrizione cinematografica della Holland, attenta più agli aspetti convenzionali della messinscena che agli approfondimenti psicologici del personaggio, un Marco Hofschneider - oltretutto - abbastanza insipido e ingenuotto. C'é naturalmente del vero in queste osservazioni, ma soltanto fino ad un certo punto. Nel senso che é forse proprio l'aurea mediocritas del personaggio a renderne plausibile il camaleontismo. Cosicché la mancanza di ideologia si rovescia nell'adesione a qualsiasi ideologia, l'assenza di vera identità in assunzione di qualsiasi identità. Bisogna essere senza qualità, in altre parole per poter far propria la qualità del momento, compresa la considerazione più paradossale in base alla quale l'ambiguità ultima e vera consisterebbe nell'assoluta mancanza di ambiguità. Drammatica ed insieme comica la sequenza nel corso della quale l'insegnante nazista "misura", secondo le leggi della fisiognomica ariana, la testa di Salomon, giungendo alla conclusione che si é in presenza di una "arianità" forse impura, ma incontrovertibilmente tale. Contrariamente a quel che va di moda oggi, il film della Holland é pulito, tradizionalmente formale, persino un po' troppo freddo - se ci é consentito. Ma proprio perchè non si lascia andare - sulla pelle di un Salomon Perel autenticamente esistito - alle facilonerie di certi psicologismi presuntuosi (benché a buon mercato), merita rispetto. Inquietante e intrigante resta la lucida incoscienza del protagonista, quel suo sconcertante piegarsi per non spezzarsi che gli é valso la sopravvivenza. Con più di qualche ostico postumo, c'è da credere.

Roberto Ellero Segno Cinema, n. 54Lug.Ago. 1992

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