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Campi della vergogna a Bolzano (I)


Regia:Scardova Roberto

Cast e credits:

Trama:In merito al territorio nazionale, a tutt'oggi è ignoto il numero e la dislocazione dei campi di internamento e di concentramento fascisti, edificati prima e dopo l'inizìo della guerra di aggressione del 1940. Più ricca ma dispersa la documentazione locale sui singoli campi, in particolare di quelli di maggiori dimensioni e importanza.

Critica (1):Il campo di concentramento di Bolzano (Gries)
Dal luglio 1944, resosi insicuro il campo di concentramento di Fossoli, le deportazioni continuarono dal nuovo campo di Bolzano-Gries. Progettato, come campo di transito, per 1.500 prigionieri su di un'area di due ettari, con un blocco esclusivamente femminile e 10 baracche per gli uomini, fu successivamente ampliato e raggiunse una capienza massima di circa 4.000 prigionieri.
Poté contare sui Lager satellite di Bressanone, Merano, Sarentino, Campo Tures, Certosa di Val Senales, Colle Isarco, Moso in val Passiria e Vipiteno.
Il campo era gestito dalle SS di Verona, comandato dal tenente Titho e dal maresciallo Haage che già avevano svolto gli stessi incarichi a Fossoli. Alle loro dipendenze una guarnigione di tedeschi, sudtirolesi ed ucraini (questi ultimi, giovanissimi, tristemente ricordati per il loro sadismo). Furono internati a Gries soprattutto prigionieri politici, partigiani, ebrei, zingari e prigionieri alleati. Tra le donne molte le militanti antifasciste, le ebree, le zingare, le slave e le mogli, le sorelle, le figlie di perseguitati antifascisti. Infine i bambini, provenienti da famiglie ebree, zingare e slave già deportate per motivi razziali.
Pessime le condizioni di vita, massacranti i tempi di lavoro, numerosi i casi di tortura ed assassinio. Circa 9.500 persone transitarono da questo campo nei nove mesi di attività (cfr Dario Venegoni, "Uomini, donne e Bambini nel Lager di Bolzano") e numerosi furono i trasporti che tra l'estate 1944 e il febbraio 1945 partirono per Ravensbrück, Flossenbürg, Dachau, Auschwitz, e per Mauthausen.
Nel campo fu attivissima una organizzazione di resistenza, in stretto contatto con una struttura di appoggio. Decine di persone, dentro e fuori del campo, furono impegnate in una pericolosissima attività di assistenza ai deportati, con particolare attenzione a coloro che venivano inseriti nei trasporti verso i campi di sterminio. Alcune centinaia di deportati ricevettero in questo modo notizie dalla famiglia, viveri, vestiario e denaro. Molti tra coloro che si impegnarono in questa coraggiosa opera di assistenza e di organizzazione pagarono con l'arresto, l'isolamento e anche con le torture il proprio impegno.
Il 12 settembre 1944, prelevati alle 4 del mattino, 23 giovani italiani furono condotti alle Caserme Mignon e assassinati a colpi di pistola. Altri morirono sotto le sevizie degli aguzzini, e in particolare di una coppia di giovanissimi ucraini. Uno di questi, Michael Seifert, rintracciato in Canada, è stato condannato all'ergastolo il 24 novembre 2000 dal Tribunale Militare di Verona. A Bolzano-Gries morirono decine di persone: i morti documentati sono circa 60, ma si tratta di un numero certamente approssimato per difetto.
Tra il 29 aprile e il 1° maggio 1945 gli internati ricevettero un regolare permesso firmato dal comandante del campo e furono accompagnati, a scaglioni, ad alcuni chilometri dalla città e rilasciati, mentre le SS si davano alla fuga, non prima di avere distrutto praticamente tutti i documenti del campo, cancellando così la gran parte delle prove dei loro misfatti.
Del campo di Bolzano-Gries, purtroppo, rimane solo il muro di cinta, mentre delle strutture del Lager oggi non rimane praticamente più traccia. Una idea d'insieme del Lager la si può trarre solo da poche foto del dopoguerra e da alcuni disegni tracciati sulla base delle testimonianze dei superstiti. La Provincia di Bolzano ha recentemente posto sotto tutela un tratto del muro di cinta del campo ancora in piedi. Nel 2004 l'Amministrazione comunale ha provveduto a fare installare 6 tabelloni illustrativi lungo il perimetro del muro di cinta. Sull'area del campo sorgono oggi alti palazzi.

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
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