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Mama - Mum


Regia:Zhang Yuan

Cast e credits:Sceneggiatura: Qing Yan; montaggio: Shuangyuan Fen ; fotografia: Jian Zhang ; interpreti: Xiaodan Yang (Xiao Zhang) , Qing Yan (Liang Dan), Haipo Huang, Shaquan Pan, Wei Ma, Shaokan Yu, Han Cuiying, Dongping Tian, Qiao Li, Yali Gong, Xiufeng Wang, Xianmin Zhang, Jianwen Feng, Liwei Cai; musiche: Shi Wan; prodotto da: Yuan Zhang; origine: Cina, 1991; durata: 80’.

Trama:La determinazione di una ragazza-madre ed il suo legame con il figlio 13enne, portatore di handicap e per questo tenuto ai margini della società, confinato a vivere in un mondo isolato, ma fatto di sguardi, sorrisi e carezze.

Critica (1):“Un film aspro, di grande presa emotiva” (da Variety) A Zhang Yuan, classe 1963, sarebbe doveroso guardare come al capostipite di una nuova, irriducibile “sesta generazione” di cineasti cinesi, che lasciatisi alle spalle il linguaggio della metafora sceglie il corpo a corpo diretto, non mediato con il presente.
(Marzia Milanesi)

Critica (2):Continua a ruggire la tigre di Rotterdam. Si è magari lasciata sfuggire qualche anteprima, passata più o meno negli stessi giorni in altri festival (vedi l’ultimo Almodovar), il suo cartellone – va però ricordato, di circa 250 titoli – era forse un po’ meno ricco di proposte inedite (la spiegazione almeno parziale non manca, ed ha a che fare, come ha sottolineato il nuovo direttore della manifestazione, l’olandese Emile Falloux, con la situazione pre-agonica in cui versano, responsabili mancanza di denaro e censure economico-ideologiche, soprattutto le cinematografie di America Latina, Africa, Cina e quelle delle ex repubbliche sovietiche), e qualche vecchio legame si è allentato, com’è inevitabile nei casi festivalieri di cambiamenti al vertice. In ogni caso il ruggito c’è, si tratta semmai di riuscire a renderlo, in futuro, più autorevole.
E si muove senza dubbio in tale direzione il progetto varato quest’anno (ventunesima edizione, 23 gennaio – 3 febbraio), dal titolo The Limits of Liberty, di fare di Rotterdam anche un appuntamento fisso di analisi, testimonianza, denuncia delle tante restrizioni e ostacoli alla libera circolazione delle immagini che se altrove si traducono ancora in denunce e carcerazioni, riguardano in forme diciamo più soft anche l’universo mediatico a noi più prossimo. E di farne soprattutto un luogo di visione di pellicole variamente “negate”.
Esemplare a questo riguardo, tra i tanti lavori provenienti da Vietnam, Iran, Stati Uniti, Sudafrica, il cinese Mama di Zhang Yuan (regista, informano le scarne note del catalogo, di numerosi video musicali) censurato e giunto clandestinamente a Rotterdam via Hong Kong, che ha dalla sua oltre all’originalità del soggetto e della scelta linguistica anche quella dl modo di produzione. Mama è infatti – cosa rara in Cina – un film indipendente (intervengono, ma lateralmente, i gloriosi studi di Xi’an), ed ostico il tema che tratta, quello dell’handicap psicofisico che riguarda direttamente una popolazione cinese di 10 milioni di individui, dei quali solo alcune migliaia ricevono cure adeguate. Lo sottolineano i titoli di coda e in parte lo raccontano le interviste, filmate in video e a colori, che scorrono in parallelo alla storia. Quella di Dong Dong, ragazzo down ed epilettico e di sua madre raccontata con grande forza e pudore sulla falsariga del documentario: immagini in bianco e nero di una quotidianità fatta di gesti minimi, obbligati, sofferti, di lunghi silenzi e solitudini pesanti, che mai indulgono all’osservazione oscena del dolore o al facile pietismo. Nulla da esibire, né da dimostrare. Rimane, a fissarsi nella memoria, l’urlo finale, forse quel «mama» così lungamente sperato, grumo rappreso di amore e dolore che sembra riecheggiarne un altro, quello di nuovi sconosciuti registi cinesi , eredi della «quinta generazione», che a quasi tre anni da Tien An Men, nonostante Li Peng, vogliono far sentire la loro voce.
Marzia Milanesi, Cineforum n. 312, marzo 1992

Critica (3):

Critica (4):
Zhang Yuan
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