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Furyo - Merry Christmas Mr. Lawrence


Regia:Oshima Nagisa

Cast e credits:
Soggetto: dal romanzo di Laurens Van der Post; sceneggiatura: Nagisa Ôshima, Paul Mayersberg; fotografia: Toichiro Narushima; musiche: Ryûichi Sakamoto; montaggio: Tomoyo Oshima; scenografia: Shigemasa Toda; effetti: Kevin Chisnall; interpreti: David Bowie (Jack Cellier), Tom Conti (John Lawrence), Ryûichi Sakamoto (Yonoi), Takeshi Kitano (Hara), Jack Thompson (Hicksley), Johnny Ohkura (Kanemoto), Alistair Browning (De Jong), James Malcolm (fratello di Celliers), Chris Broun (Celliers a 12 anni), Yûya Uchida (Comandante della prigione militare), Ryûnosuke Kaneda (Presidente della Corte), Takashi Naitô (Iwata), Tamio Ishikura (avvocato), Rokko Toura (interprete), Kan Mikami (Ito), Yûji Honma (Yajima), Daisuke Iijima (Ueki); produzione: Asahi National Broadcasting Company-Cineventure Productions London-National Film Trustee-Oshima Productions-Recorded Pictures Company; distribuzione: Cineteca Griffith; origine: GB-Giappone-Nuova Zelanda,1983; durata: 122' . VM 14

Trama:Isola di Giava, 1942. In un campo di prigionia giapponese, una giovane guardia coreana viene costretta all'harakiri dinanzi a prigionieri e sorveglianti, per aver violentato un soldato olandese. L'unico a tentare di fermare quest'atroce rito è John Lawrence, e contro di lui si abbatte la violenza dei carcerieri. Nel campo vige un regolamento duro e spietato e l'arrivo del giovane e indomito Jack Celliers, che si pone subito in contrapposizione con il comandante Hanoi, crea un momento di forte tensione. Inizia così tra i due una guerra senza esclusione di colpi fatta di punizioni terribili e di tentativi di ribellione. Uno spiraglio arriverà soltanto alla fine della guerra.

Critica (1):Cineasta di grandi rossi, di blu, di bianchi, Oshima con Furyo si tuffa nel verde, nuota quasi in un solo colore anche senza dimenticare il rosso bellissimo dei fiori mangiati […].
Questa forza del verde e delle cose verdi fa pensare a Querelle, a un film 'ultimo'. Non tanto per la riflessione-immersione su e dentro colori basilari dell'omosessualità, là il giallo-oro-rosa-violetto,
qui il verde; ma per l'integralità dell'immersione, senza talloni di fuori.
[…] Ambiguo come il verde (il verde ospedaliero-curativo, dolce e rassicurante, ma anche
sintomo di malattia – il “verde in volto”, ricorda già il Tommaseo – e di rabbia e di mostri da 'esorcista'), il film di Oshima è più ambiguo di quello di Fassbinder, meno chiuso nel teorema. Chiuso in un campo di concentramento (e poi, nell'ultima scena fuori da esso, in una prigione), è il film meno concentrato e meno chiuso di Oshima che – in uno dei film più belli degli ultimi vent'anni, Notte e nebbia del Giappone – aveva chiuso anche l'idea stessa di rivoluzione
in un 'campo' (con precisione, visto l'obbligo di un'orbita che il termine rivoluzione impone).
Qui, libertà ondivaga dei movimenti di macchina (fin dal primo, bellissimo e incerto, che segue figure in cammino tra il bosco e la radura) anche nelle scene di maggior ritualità, in un alternarsi di macchina da presa 'alta' (che dominava impercettibilmente ma lugubremente quasi tutto Querelle) e di 'camera bassa' alla giapponese. Né geometriche potenze né cerimonie. Solo incertezze di desiderio, ribadite dallo straordinario flashback che che non semplifica né complica ma che sposta dal perverso-carcerario alla Qualcuno da odiare (…) a un inedito melodramma interamente maschile, fatto di paura e di non-senso oltre che di 'non-sesso', più breve lampeggiante e 'mentale' – ma non meno intenso – di quello fassbinderiano.
Enrico Ghezzi

Critica (2):Ambientato a Giava, in un campo di prigionia giapponese, il film introduce quel tema dell'omosessualità che ritornerà poi nel successivo Tabù – Gohatto. Come accadrà anche in quest'altro film, Furyo mette in scena il conflitto fra un sistema rigidamente codificato, quello dell'esercito giapponese, e la natura deflagrante del desiderio, qui quello dell'ufficiale giapponese Yonoi per il maggiore inglese Jack Colliers, interpretati rispettivamente dai musicisti Ryuichi Sakamoto e David Bowie. Pur in un andamento narrativo e stilistico più vicino ai canoni classici, il film riprende, oltre a quello della sessualità, alcuni degli aspetti portanti del cinema precedente di Oshima, e in particolare, come era già accaduto per L'impero dei sensi, quello relativo alla rappresentazione.
Dario Tomasi

Critica (3):L'attenzione per l'erotismo violento o fuorilegge degli ultimi cinque film del regista – L'impero dei sensi, L'impero della passione, Furyo – Merry Christmas Mr. Lawrence, Max amore mio, Tabù – Gohatto – può essere vista come il risultato della sua crescente angoscia politica, un passaggio radicale della sua ricerca della libertà dalla sfera pubblica a quella privata. Ma si tratta di una sintesi inadeguata di questi strani film, in particolare del primo e del terzo, i quali possono rispettivamente essere descritti come un porno riflessivo e provocatorio (che in Giappone deve ancora essere proiettato in versione integrale) e una coraggiosa incursione nel cinema bilingue e cross-culturale che è stato spesso paragonato al Il ponte sul fiume Kwai (1957) di David Lean ma che potrebbe essere visto in una prospettiva più interessante come un'anticipazione del recente dittico di Clint Eastwood sulla Seconda guerra mondiale (anche se Oshima è più critico nei confronti del Giappone).
Jonathan Rosenbau
(dal sito della Cineteca di Bologna)

Critica (4):
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