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Acacias (Las)


Regia:Giorgelli Pablo

Cast e credits:
Sceneggiatura: Pablo Giorgelli, Salvador Roselli; fotografia: Diego Poleri; montaggio: María Astrauskas; scenografia: Yamila Fontán; costumi: Violeta Gauvry, Laura Donari; interpreti: Germán de Silva (Rubén), Hebe Duarte (Jacinta), Naia Calle Mamani (Anahí); produzione: Ariel Rotter, Verónica Cura, Alex Zito e Pablo Giorgelli, per Airecine, Utópica Cine- Proyecto Experience in coproduzione con Armonika Entertainment-Tarea Fina-Hibou Producciones-Travesía Producciones; distribuzione: Cineclub Internazionale; origine: Argentina-Spagna, 2011; durata: 85’.

Trama:Rubén ha percorso per anni, a bordo del suo camion, la strada tra Asunción del Paraguay e Buenos Aires. Questa volta però sarà un viaggio particolare. L'uomo infatti, ha caricato a bordo Jacinta, una donna sconosciuta che viaggia insieme alla piccola Anahí, di soli otto mesi. Lungo i 1500 kilometri di percorso, Rubén e Jacinta impareranno a conoscersi...

Critica (1):Questo film on the road dell'argentino Pablo Giorgelli, che arriva dopo molto girovagar per festival, ha le virtù che aveva il cinema degli «affetti speciali»: pause, silenzi, occhiate, confusione interiore, storia a tappe non forzate della nascita d'un affetto, incrocio di due solitudini a lunga gittata. Così accade, poche parole ma in un eloquente silenzio, sulla rotta Paraguay-Buenos Aires (...). A ogni chilometro, a ogni motel, si apre un pezzettino di cuore: e alla fine chissà, i giochi sono aperti senza garanzia di happy end. Tutto è nascosto nei dettagli, nel volto dei bravi attori, in qualcosa di mai dichiarato nel claustrofobico interno che ricorda la location d'auto del recente Locke.
Maurizio Porro, Il Corriere della Sera, 3/10/2013

Critica (2):Inaspettata storia del risveglio di sentimenti per le strade della pampa percorsa dai camion che trasportano tronchi (le acacie del titolo), un film talmente minimalista che ha bisogno di essere reinventato anche dallo spettatore. Dal Paraguay Rubén che ha fatto il carico al suo camion dà un passaggio a Jacinta fino a Buenos Aires. Cosa succede durante tutto il viaggio? Apparentemente niente, ovvero niente di quello che accadrebbe in un film nordamericano. Nessun agguato, nessuna fuga, nessuna aggressione, né sbandamenti. Il silenzio è padrone assoluto della scena nello splendido scenario che si intravede dai finestrini, interrotto solo da piccole trasformazioni di carattere, che diventano vere e proprie deflagrazioni. (...) Compare tutta la gamma delle trasformazioni di una conoscenza che procede pur con pochissime parole o gesti nel corso del lungo viaggio con l'effetto di azioni clamorose. Intanto c'è la ricognizione del paesaggio, non la Patagonia del sud dove hanno cominciato a spingersi i cineasti argentini, lasciandosi alle spalle gli intrecci cittadini, le storie dei trentenni metropolitani, ma quel territorio sempre messo tra parentesi, dove apparentemente non c'è nulla se non la storia degli indios sterminati e per questo dimenticati (...), la terra concessa anche agli emigrati italiani ma in così scarsa porzione da non permettere loro la sopravvivenza. La povera guarani destinata a fare la cameriera (un altro ruolo invisibile) e il rude camionista sono personaggi inconsueti nel panorama del cinema argentino, non certo sofisticati come i poeti o i vecchi montoneros militanti o le studentesse dei film contemporanei. La ricognizione del territorio prosegue parallelamente a quella dell'incontro con questi personaggi che si rivelano via via carichi di un'umanità struggente. Il film era alla Semaine de la Critique a Cannes, dove ha vinto la Camera d'or (e una quantità di altri premi internazionali), esordio di Pablo Giorgelli che era stato il montatore di Moebius, di Gustavo Mosquera (1996), dove un treno della metropolitana si perdeva nel nulla (e poco dopo nasceva la nuova onda) e di Solo por hoy di Ariel Rotter, che è tra i produttori del film.
Silvana Silvestri, Il Manifesto, 10/10/2013

Critica (3):

Critica (4):
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