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Tardo autunno - Akibiyori


Regia:Yasujirō Ozu

Cast e credits:
Soggetto: dal romanzo di Satomi Ton; sceneggiatura: Noda Kōgo, Yasujirô Ozu; fotografia: AtsutaYúharu; luci: Ishiwatari Kenzō; montaggio: Hamamura Yoshiyasu; scenografia: Hamada Tatsuo; musica: Saitō Kōjun; costumi: Toshikazu Sugiyama; interpreti: Hara Setsuko (Miwa Akiko), Tsukasa Yōko (Miwa Ayako), Saburi Shin (Mamiya Soichi), Nakamura Nobuo (Taguchi Shuzo), Kita Rynji (Hirayama Seiichirò), Okada Mariko (Sasaki Yuriko), Sata Keiji (Gōto Shtōarō), Sawamura Sadako (Fumiko), Kuwano Miyuki (Michiko), Shimazu Masahiko (Tadao), Ryū Chishnū (Miwa Shukichi), Mikami Shinichirō (Koichi), Miyake Kuniko (Nobuko), Tashiro Yuriko (Yōko), Shigaragi Knji (Kazuo), Watanabe Fumio (Sugiyama Tsuneo), Senno Akako (Takamatsu Shigeo); produzione: Shōchiku; distribuzione: Tucker Film, origine: Giappone, 1960, durata: 129’.

Trama:Alla cerimonia commemorativa per il settimo anniversario della morte del signor Miwa partecipano la sua vedova Akiko, una donna ancora piacente, sua figlia Ayako, il fratello di Miwa e tre vecchi amici: Mamiya, Taguchi e Hirayama (tre grandi pettegoli che adorano prendersi in giro l'un l'altro). I tre amici decidono di procurare un marito per la ragazza. Si capisce che sono ancora innamorati della vedova: in gioventù tutti e quattro la corteggiavano e ha vinto Miwa. Le mogli di due di loro (mentre Hirayama è vedovo) conoscono la situazione e l'accettano con divertita tolleranza. Ayako insiste che non vuole sposarsi per non lasciare la madre. Così i tre concludono che prima è necessario che si risposi Akiko; decidono di candidare l'unico fra loro che è libero, Hirayama, che è ben contento della situazione. Però quando Ayako sente parlare di quest'ultimo progetto si arrabbia terribilmente, anche perché questi tre
confusionari le hanno lasciato credere che la madre sia d'accordo, mentre invece non ne sa nulla. Sentendosi tradita, ora Ayako è infreddo con la madre; l'equivoco diventa sempre più profondo. Si confida con l'amica Yukiko, figliastra del padrone di un ristorantino, che invece approva (ne nasce un litigio). Quando Yukiko scopre che è tutto un equivoco, piomba dai tre colpevoli e li rimprovera aspramente. I tre si spiegano e si scusano. Chiarito che il loro è solo un progetto ma è serio, Yukiko è rabbonita e approva la candidatura di Hirayama, dicendo che è un bell'uomo (sguardi increduli degli altri due!).
Ayako e sua madre partono per un viaggio di riconciliazione e vanno a Kyoto nell'albergo del fratello del defunto Miwa. Qui hanno una spiegazione: Ayako apprende che la madre non ha intenzione di sposarsi ma desidera che lei si faccia una famiglia. Così Ayako si sposa. Dopo il matrimonio i tre amici vanno a bere insieme, prendendo in giro il deluso Hirayama. Si sono divertiti molto, e progettano addirittura di organizzare altri matrimoni. Intanto però Akiko inizia una vita di solitudine.

Critica (1):Fin dal titolo internazionale (ma quello giapponese è diverso) il film sviluppa una sottile rete di rimandi a Tarda primavera. La stessa presenza di Hara Setsuko non è casuale: quell'ostilità verso l'idea di un nuovo matrimonio del padre che lei mostrava in Tarda primavera, ora è mostrata verso di lei da sua figlia (Ozu non è nuovo a questi rovesciamenti del destino – quasi un contrappasso – riguardanti non specifici personaggi di un dato film ma figure analoghe interpretate dallo stesso attore/attrice, e "ritrovate" a distanza di anni). In questo gioco di specchi, Tsukasa Yoko (Ayako) mostra nei confronti della madre Hara Setsuko quello stesso duro moralismo giovanile che Hara Setsuko in Tarda primavera mostrava verso il padre Ryū Chishnū in una situazione analoga.
Il pragmatismo quasi feroce dei giovani di Ozu compare declinato in forma comica nel figlio di Hirayama e in forma positiva, di deus ex machina, in Yukiko, alla quale i tre guardano con una
sorta di spaventata ammirazione. Fin dal nome di lei ciò ricorda Fiori d'equinozio, e il trio di amici riprende, sviluppandolo, quello di quel film, con gli stessi interpreti. Ozu ama molto fare rimandi fra i suoi film; per esempio, troviamo anche un paio di gustosi riferimenti a Buon giorno; per non dire che qui Saburi Shin arriva in ritardo alla celebrazione funebre proprio come, anni prima, al funerale in Brothers and Sisters of the Toda Family.
Il gioco psicologico fra i tre amici, nonché quello tra i due ancora sposati con le loro mogli, e infine quello delle mogli tra loro, è estremamente divertente, e fa pensare all'influsso che sul giovane Ozu ebbe Lubitsch. E esilarante la scena in cui Yukiko, la ragazza moderna per eccellenza, interroga e rimprovera i tre uomini più anziani di lei, con una totale inversione dei rapporti formali fra giovani e anziani in Giappone. La conclusione con Ayako da sola nell'appartamento riprende, con una sfumatura meno drammatica ma sempre in un'atmosfera di malinconia, l'amara conclusione con Ryū Chishū in Tarda primavera (che poi ritornerà ne Il gusto del sakè).
Verso la fine della sua vita Ozu amerà descrivere la vita sociale degli uomini della sua generazione che hanno raggiunto una certa posizione sociale. Di questa tendenza è rappresentativo Tardo autunno (Akibiyori), girato nel 1960. [...] È una commedia della maturità, sofisticata commedia di costumi dove l'umorismo si affianca alla disinvoltura, e persino addirittura alla crudeltà, e che parla, senza averne l'aria, dell'essenziale della vita umana.
Tadao Sato, Le Cinéma japonais, tome II, Centre George Pompidou, Paris, 1997


Critica (2):E c'è, figura esemplare e certo la più memorabile del film, il personaggio di Yukiko, ragazza energica e briosa interpretata da Mariko Osada. E lei la vera protagonista del film, quella che arriva con intelligenza e sensibilità a districare i fili aggrovigliati degli intrighi maldestri orditi dai tre uomini e dei traffici di sentimenti che minacciano di bloccare tutto tra la madre e la figlia. Orbene, questa Yukiko somiglia in modo stupefacente ad Audrey Hepburn nei film realizzati nello stesso momento da Stanley Donen (Cenerentola a Parigi, Sciarada) o Blake Edwards (Colazione da Tiffany). In questi film – compreso quello di Ozu – si ritrova lo stesso senso del movimento e dell'artificio, che vale per la gestualità quanto per i dialoghi, gli oggetti di scena e, certamente, i colori. Anche quando non si canta né si danza, l'universo di riferimento è quello della commedia musicale.
Jean-Michel Frodon, Yasujirō Ozu, réalisateur de comédies musicales, in Ozu à présent, a cura di Diane Arnaud e Mathias Lavin, G3J Éditeur, Paris, 2013

Critica (3):Quando visitai il set di Tardo Autunno, Ozu era delizioso con tutti finché non si cominciò a girare. Sedevamo in cerchio e ridevamo, e lui raccontò storielle finché l'illuminazione non fu completata (era il set dell'hotel Chuzenji). Dopodiché, Ozu scherzava ancora ma mentre lavorava con gli attori si creò un'atmosfera differente. Sembrava quella di una scuola con Ozu come insegnante, o di una sala operatoria con Ozu come capo chirurgo. Le persone cominciarono ad essere leggermente più formali l'una con l'altra; c'era un'aria di autoconsapevolezza (non spiacevole per un giapponese) e contemporaneamente un senso di cameratismo e di sforzo condiviso. Non fui testimonio di quei famosi esempi di Ozu che voleva far ripetere a un attore la stessa battuta dozzine di volte, ma potei osservare che come regista sembrava inusualmente vigile. Si muoveva con attenzione, esaminava la scena con quell'espressione leggermente interrogativa che notiamo (nei film, almeno) quando lo scienziato guarda se l'esperimento è destinato a riuscire. Una volta che il girato fu chiuso nel contenitore, tuttavia, ci furono più sorrisi e più scherzi, e quell'aria un po' dolorosa ma soddisfatta di sé che il campione del liceo ha dopo aver terminato un difficile esercizio atletico. E attraverso tutto questo, la nota dominante era quella che mi parve una sollecitudine illimitata per chiunque fosse con lui su
quel set.
Donald Richie, Ozu, University of California Press, Berkeley­Los Angeles-London, 1974

Critica (4):
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