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Chloe Tra seduzione e inganno - Cloe


Regia:Egoyan Atom

Cast e credits:
Soggetto: Philippe Blasband, Anne Fontaine, Jacques Fieschi, François-Olivier Rousseau ; sceneggiatura: Erin Cressida Wilson; fotografia: Paul Sarossy; musiche: Mychael Danna; montaggio; Susan Shipton; scenografia: Phillip Barker; arredamento: Jim Lambie; costumi: Debra Hanson; interpreti: Julianne Moore (Catherine Stewart), Liam Neeson (David Stewart), Amanda Seyfried (Chloe), Nina Dobrev (Anna), Max Thieriot (Michael Stewart), Laura DeCarteret (Alicia), Meghan Heffern (Miranda), Mishu Vellani (Julie), R.H. Thomson (Frank), Julie Khaner (Bimsy), Natalie Lisinska (Eliza), Tiffany Lyndall-Knight (Trina), Rosalba Martinni (Maria); produzione: The Montecito Picture Company, Studio Canal; distribuzione: Eagle Pictures; origine: Usa-Francia-Canada, 2009; durata: 96’.
Vietato 14

Trama:Catherine e David sono sposati da tempo e hanno un figlio di 17 anni, Michael. Apparentemente sembrano una coppia tranquilla e professionalmente appagata, ma in realtà Catherine ha iniziato a sospettare che suo marito la tradisca. Per liberarsi da questa ossessione, la donna decide di mettere alla prova il marito ingaggiando una prostituta di nome Chloe. Tuttavia, Catherine ben presto resterà invischiata nella sua stessa trappola e metterà in pericolo tutta la sua famiglia.

Critica (1):A noi una dose di soffusa morbosità alla Atom Egoyan fa sempre piacere. È come incontrare nuovamente un vecchio amico, uno di quei cineasti/autori per cui in Italia sono nati i circuiti d'essai anni '80-'90 che, a loro volta, hanno perpetuato l'idea di autorialità ben oltre la data di scadenza posta sul retro. Egoyan ha girato Chloe rispolverando quella basilare perturbazione erotica che soggiace ad ogni suo film, ridando vigore a quell'attenta analisi esplorativa e compositiva di spazi e superfici visibili entro i bordi del quadro che ne ha caratterizzato ogni tappa in carriera. In Chloe si racconta di gelosia e (presunto) tradimento tra una coppia altoborghese di Toronto: Catherine (Julianne Moore) è un'affermata ginecologa, David (Liam Neeson) è un prestigioso professore di musica classica. Lui, probabilmente, tradisce ripetutamente la moglie. Lei, improvvisamente consapevole, prova a capire la predisposizione all'infedeltà del marito piazzandogli alle calcagna Chloe, una conturbante e lolitesca escort (Amanda Seyfried). Anche se il fascino della ragazza finirà per scombussolare le coordinate sessuali di Catherine e perfino di Michael, il figlio della coppia. Superato l'apparentemente scontato sviluppo di un plot dal contenuto accattivante (sesso lesbico d'alta levatura), Chloe diventa un film da seguire ben oltre dialoghi e intreccio narrativo. Il sinuoso e misterioso incedere, nell'esplorare gli incontrollabili anfratti della menzogna umana, diventa così un discorso volutamente visivo ed espressivo. La macchina da presa di Egoyan disegna sempre pulite traiettorie di sguardo, tanto che, oltre a rigorosi campi e controcampi, molte inquadrature d'insieme si arricchiscono di superfici trasparenti e/o riflettenti che fungono da inutile riparo al possibile elemento di disturbo proveniente dall'esterno: le pareti in vetro dell'abitazione alla Frank Lloyd Wright; porte e finestre dello studio di Catherine; gli specchi sui quali si riflettono continuamente le due figure femminili del film. In questa permeabilità degli ambienti, in questo legame tra sfondo e primo piano Egoyan è insuperabile. Come continua da tempo (almeno da Speaking parts - 1989) il ragionamento attorno all'intrusione nella quotidianità dei dispositivi meccanico-tecnologici (webcam, chat, telefonini) senza quell'ipocrita dipendente bramosia di molti film(etti) italiani. Un plauso poi a Julianne Moore che senza trucchi artificiali sa far apparire sul suo viso/corpo i segni di ciò che sta provando il suo personaggio. Infine se seguite la fonte musicale del film, che sembra provenire da chissà dove, avrete una sorpresa sul finale nel sentirla nascere diegeticamente in campo.
Davide Turrini, Liberazione, 12/3/2010

Critica (2):Una coppia cinquantenne, molto benestante, figlio unico e come si dice problematico, casa hi tech e arredamento di rarefatto design. Lui (Liam Neeson) docente universitario molto amato dagli studenti, lei ginecologa con la bellezza preziosa di Julienne Moore che però il personaggio mortifica in una donna contratta, che sembra odiare la fisicità altrui, la giovinezza delle fidanzatine del figlio specie se si aggirano per casa in mutande, e la visione delle faccine sorridenti di studentesse del marito. Il sesso è divenuto nella sua sensibilità un fatto medico e meccanico, lo ripete pure alle pazienti, quasi che la spiegazione da manuale di anatomia abbia preso il sopravvento su qualsiasi piacere. L'ossessione di Catherine, così si chiama la donna, è che il marito la tradisca, l'uomo ama corteggiare tutte le signore o signorine per il piacere della bellezza e del gioco, almeno questo dice. Lei non ci crede, vuole scoprire a ogni costo un tradimento. Certo, questo suo malessere di feroce insicurezza non è aiutato dall' ambiente della ricca Toronto a cui appartengono, gli amici coetanei maschi che hanno tutti giovani amanti, magari escort chissà, conta che siano belle, con abiti corti, stupidamente sorridenti, giovani. Perciò le rughe del marito sono per Catherine un aggiunta di fascino, le sue testimoniano un fallimento specie visto che i «suoi» uomini non la guardano - il figlio anzi la odia proprio.
Finché incontra Chloe (Amanda Seyfried) bionda escort con animo limpido che di sè, mentre si veste davanti allo specchio, dice che sa come muovere le mani, le labbra, è il suo lavoro, e sa come diventare invisibile. Catherine la ingaggia per sedurre il marito, e farsi raccontare ogni incontro nel più piccolo particolare. La ragazza è incuriosita e anche attratta da questo dolore morboso, le dirà del primo bacio, di come lui gode in fretta nella stanza del lussuoso albergo dove si incontrano, di come lo masturba all'orto botanico... Catherine soffre e quasi prova piacere: i suoi fantasmi hanno un volto, una certezza, può esercitare il controllo sull'altro. Ma è davvero così?
Sarebbe troppo facile se Chloe, il nuovo film di Atom Egoyan fosse la solita commedia drammatica borghese di tradimento e slancio amoroso usurato dal matrimonio e dagli anni. (...) Vera la fragilità di una donna anche se intelligente e bella di fronte agli anni, vera la ricerca spasmodica del maschio ultra-50 di conferma, vero l'erotismo ambiguo ai tempi di facebook quando ci si lascia via web e si gioca sulle parole che non sempre però dicono una «realtà» - ma è una sola la realtà del desiderio? Dello scambismo e dei locali del piacere come messinscena. Vera la sgradevolezza di quel mondo compiaciuto, con l'amico che dice a me piace pagare, e le occhiate ironiche che Catherine coglie mentre organizza una festa di compleanno a sorpresa per l'amato marito e lui perde il volo da New York...
(...) La materia è più soffusa e permette variazioni, un corpo a corpo vitale con la superficie che parte dalle viscere delle immagini raggelate di Egoyan e ha la grazia follemente azzurra - come i suoi occhi - di Chloe, narratrice fantasiosa e geisha del piacere calibrato secondo necessità, a ciascuno lei sa come dare ciò che vuole e per cui la paga.
Si può schedare il desiderio? O l'alchimia imprevista dei corpi scatena qualcosa che anche il ragioniere più attento del sentimento non arriva a padroneggiare? Il mondo come lo mostra Egoyan è tutto dentro alla lente emozionalmente deformata di Catherine, come lei si vede, capelli tirati e pulsione vendicativa. Rompere questo equilibrio intimo e «sociale» ribalta ancora una volta la visione, la moltiplica, produce un doppio... La letteratura prevedibile dell'amore, nelle sue infinite variazioni, si manifesta per smentirsi, per celarsi nel piacere riflesso di una disturbante fascinazione filmica che ci cattura.
Cristina Piccino, Il Manifesto, 12/3/2010

Critica (3):

Critica (4):
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