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Cloro


Regia:Sanfelice Lamberto

Cast e credits:
Soggetto: Lamberto Sanfelice; sceneggiatura: Lamberto Sanfelice, Elisa Amoruso; fotografia: Michele Paradisi; montaggio: Andrea Maguolo; scenografia: Daniele Frabetti; costumi: Francesca Di Giuliano; suono: Angelo Bonanni, Stefano Grosso, Marzia Cordò; interpreti: Sara Serraiocco (Jenny), Ivan Franek (Ivan), Giorgio Colangeli (Tondino), Anatol Sassi (Fabrizio), Andrea Vergoni (Alfio), Chiara Romano (Flavia), Pina Bellano (Franca), Piera Degli Esposti (preside), Mario Massari (Padre Luigi), Anna Preda Anisoara (Doina), Sofia Ranalli (Dolly), Guido Maiorano (direttore albergo), Andrea D'Aurelio (Don Francesco), Maria Antonietta Bafile (bidella); produzione: Damiano Ticconi e Ginevra Elkann per Ang Film e Asmara Films; distribuzione: Good Films; origine: Italia, 2015; durata: 94’.

Trama:La 17enne Jenny sogna di diventare campionessa di nuoto sincronizzato, ma la sua vita spensierata di adolescente a Ostia viene scossa dall'improvvisa morte della madre. Insieme al padre Alfio – depresso e disoccupato – e al fratellino Fabrizio, la ragazza è infatti costretta a trasferirsi in un paesino di poche anime nel cuore della Maiella, ospiti nella vecchia baita di montagna dello zio Todino, dove Jenny è ben presto costretta a farsi carico della famiglia. Trova lavoro come cameriera all'hotel Splendor e dovendosi occupare anche di suo fratello, Jenny vede il proprio sogno allontanarsi ogni giorno di più. A darle gioia sono i momenti rubati di notte in cui si allena di nascosto nella piscina dell'hotel e la relazione nata con Ivan, il custode dell'albergo. Il volgere degli eventi la farà tornare a Ostia, ma una volta giunta davanti alla sua vecchia piscina, osservando le compagne allenarsi, inizierà a domandarsi se appartiene ancora a quel mondo...

Critica (1):È incoraggiante vedere il film di un esordiente che parte da un'idea cinematografica, da una visione, da un'immagine. In Cloro Lamberto Sanfelice pone al centro del suo racconto la rappresentazione del corpo femminile, dell'acqua e del nuoto sincronizzato, sussurrandoci uno dei topoi occidentali per eccellenza: il doppio. Immagine e doppio sono concetti complementari e sovrapponibili e per questo, nella storia del cinema, hanno sempre viaggiato sotto braccio: basti pensare all'uso delle ombre, dei riflessi, delle sovrapposizioni, delle esposizioni multiple...
Il doppio, d'altra parte, è perturbante. Disorientante è avvertire, in un'esperienza artistica o estetica, la presenza del doppio, come quando si incappa nei sosia o nei gemelli (Professione reporter, Inseparabili). Tutto ciò che nell'ingenerare un processo riflessivo accomuna concetti e pensieri attraverso il tema della `somiglianza'. Tutto questo non può che produrre smarrimento e un forte senso di estraneità per qualcosa che si avverte profondamente vicino eppure così lontano. Già Freud, a proposito del perturbante, parla di una paura, che si sviluppa quando una cosa (o una persona, un fatto o una situazione) viene avvertita come familiare ed estranea allo stesso tempo provocando generica angoscia unita a una spiacevole sensazione di confusione.
Se pensiamo poi che nel cinema il doppio si rappresenta attraverso l'immagine che già di per sé è qualcosa di poco chiaro e inafferrabile, la cosa sembra assolutamente naturale. Tra "imitazione" e "forma del visibile" già l'etimo della parola latina imago ci pone di fronte a un'ambiguità problematica. Un'ambiguità, comunque, non risolvibile perché ontologica, perché presente nelle radici e nell'essenza del concetto stesso di `immagine'. Tra tendenze ingannatrici e sembianze rassicuranti.
Jennifer ha un'immagine di sé poco chiara e vacillante. È l'immagine di una ragazza in piena adolescenza che non può ritrovarsi né nel ruolo della mamma di scorta che bada a un padre depresso e a un fratello solo, né nella giovane ragazza della borghesia romana che può vivere e pensare semplicemente alla sua passione per lo sport. E per questo il regista più di una volta attraverso soggettive sonore e dispercezioni visive ci ricorda che sta descrivendo un mondo da un determinato punto di vista, quello di Jennifer. L'ombra, il riflesso: il segno speculare e complementare di Jennifer non può che essere rappresentato dalla sua partner di nuoto sincronizzato, personaggio infantile e che vive decisamente lontano dalla complessità. E un suo doppio allora? Un modello cui tendere? Niente di tutto questo: solo un'immagine di quella che Jennifer poteva essere e che invece non è stata. Un'altra immagine infedele ma non falsa.
C'è una realtà basata sulla necessità, un'altra che si (s) materializza nella sua stessa evocazione. Desiderare non basta, desiderare il desiderio è l'essenziale, la chimera. Un'adolescenza spezzata, due fratelli che crescono nel segno del `vivere loro malgrado', ma senza pietismi o retorica. Carte vincenti di un film che poteva riservare brutte sorprese in termini drammaturgici, registici. Invece, Sanfelice, nonostante l'esiguità e la semplicità della storia, si assume i rischi di un racconto cinematografico, lasciando respirare le immagini, il mondo che si fa paesaggio. Uno sguardo tagliente e che assorbe la lezione del cinema europeo. È il mondo delle parole a creare il mondo delle cose, diceva Saussure. In Cloro è vero il contrario, sono i fatti, il mondo delle cose, le azioni a determinare la realtà. Come tutta la produzione post moderna è un romanzo di formazione che non si poggia sul carattere psicologico del dramma, quanto sul racconto, sui personaggi.
Come il finale del film che ricorda quella corsa di Antoine Doinel ne I 400 colpi: un mare che non è solo speranza, ricordo, sogno ma emblema del possibile, una fuga dolce e amara insieme. L'età che svanisce, il mare che ti accoglie e allo stesso tempo incute timore. Per scegliere se diventare grandi o se non sia, semplicemente, troppo presto.
Nazareno M. Nicoletti, Segno Cinema n.193, 5-6/2015

Critica (2):È stato molto applaudito Cloro l' unico film italiano in gara al Sundance. Partecipa nella sezione World Cinema/ dramatic competition (all'uscita dal cinema il pubblico vota con una scheda). È diretto da Lamberto Sanfelice, 40 anni, studi anche alla New York University, al suo debutto in un lungometraggio dopo alcuni corti.
A Berlino íl film sarà presentato nel segmento Generation 14 plus, uscirà in Italia a fine
febbraio e ha trovato un distributore per le vendite Usa. Massima soddisfazione, dunque, per Ginevra Elkann che come produttrice e distributrice al Sundance aveva già portato altri titoli e per Francesco Melzi d'Eril, tra i fondatori della società Good Film.
Ha convinto la vicenda di una diciassettenne impegnata a Ostia nelle competizioni di nuoto sincronizzato, che dopo la perdita del lavoro del padre e la morte della madre, deve lasciare tutto. È costretta a trasferirsi a Sulmona nella baita di un parente, cambiando vita e sogni: deve prendersi cura del fratellino e del padre sempre più malato di depressione. Una storia che, pur essendo radicata nella nostra cultura e società, ha connotati ed emozioni universali.
Presente al fianco dei produttori nel Festival fondato da Robert Redford la nostra giovane attrice in ascesa, Sara Serralocco. Ha una formazione da danzatrice classica, si è fatta notare in tv nei panni di Chiara nella miniserie Francesco di Liliana Cavavi e più volte è stata premiata per il film Salvo, i1 primo per lei dopo i suoi studi al Centro Sperimentale.
«Volevo rendere tutti i sentimenti e le ferite di questa adolescente, che deve lasciare il suo mondo e ogni certezza – spiega Sara –. Quando cerca di ritrovare l'equilibrio di prima ritornando a Ostia per una gara, si rende conto di non essere più se stessa. La vita e le dure esperienze l'hanno cambiata profondamente».
Spiega il regista Sanfelice: «Cè una vena di profondissima malinconia nel mio film, ma ci sono anche molta energia, proiezioni verso il futuro e speranza. La protagonista Jenny è il cuore del copione che ho scritto con Elisa Amoruso, ma intorno a lei appaiono personaggi significativi conosciuti nell'albergo dove trova un lavoro: l'albanese ivan, un altra cameriera... Tutto concorre a delineare la nuova coscienza di Jenny di fronte alle difficoltà della vita».
Giovanna Grassi, Corriere della Sera, 28/1/2015

Critica (3):Cloro è una storia tragica di formazione con protagonista una ragazza di 17 anni, Jenny (Sara Serraiocco), che si svolge dal mare di Ostia fino alle montagne della Maiella e che è anche un piccolo-grande caso. Opera prima di Lamberto Sanfelice non solo è approdata al Sundance, ma anche al Festival di Berlino dove è passa oggi nella sezione Generation 14 plus. Una storia minimalista e cupa, che sarà nelle sale dal prossimo mese con la Good Film, dove una ragazza (la Serraiocco che ha esordito con Salvo) ha un solo sogno: diventare una campionessa di nuoto sincronizzato nella categoria doppio sincro in coppia con la sua amica Flavia. Ma la tragedia per questa ragazza qualsiasi che vive sul litorale romano si abbatte su di lei. Prima arriva la morte improvvisa della madre, tanto da costringerla a trasferirsi con il padre Alfio e il fratellino Fabrizio in un paesino di poche anime nel cuore della Maiella, terra d'origine di Alfio. Non solo. Il padre poi, fortemente depresso dopo aver perso lavoro e casa, entra in uno stato di evidente confusione. A ospitare questa famiglia allo sfascio è appunto lo zio Tondino (Giorgio Colangeli) che abita in una vecchia baita di montagna. Jenny è ̀così costretta a trovarsi un impiego come cameriera all'hotel Splendor e rinunciare a gareggiare nei campionati italiani. Quando scopre poi che l'hotel ha una piscina, decide di allenarsi di nascosto. Una notte, durante l'allenamento, Jenny viene sorpresa in piscina dal custode dell'albergo, Ivan (Ivan Franek). Nascerà̀tra loro una relazione in parte interessata. Quando, infine, le cose vanno meglio per Jenny e potrà tentare di gareggiare, la ragazza si accorge che qualcosa si è definitivamente rotto in lei e che la vita ha superato il fascino dell'odore del cloro. Nel film anche Piera Degli Esposti nel ruolo di una preside. "Nonostante sia un'opera prima – spiega a Berlino il regista – è andato tutto veloce. Sono riuscito anche a coinvolgere attori importanti come Giorgio Colangeli e Piera Degli Esposti. Ho lavorato sui contrasti tra mare e montagna perché volevo fare un film anche sullo sradicamento e isolamento. Mi rendo conto - aggiunge Sanfelice – che è un film abbastanza duro, ma secondo me anche pieno di speranza". Regista di ispirazione? "Gus Van Sant, un autore che ha raccontato meglio di tutti l'adolescenza". "Come me Jenny ha la passione per lo sport – dice invece la Serraiocco. – Io ho fatto danza classica e anche per me era un sogno portarla avanti. Per prepararmi ho frequentato le ragazze del nuoto sincronizzato e ho scoperto che sono donne che non si arrendono mai". Piuttosto che ad un'attrice, dice ancora la Serraiocco, "ho preferito attingere alla verità lavorando appunto con le ragazze del nuoto sincronizzato. Sono partita per questo ruolo lavorando sul corpo, sulla forma fisica e dopo un po' ho cominciato a sentire l'acqua e il suo contatto proprio come le ragazze del sincro"
ansa.it

Critica (4):
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